Abbiamo sempre vissuto nel castello, Shirley Jackson

Edward Hopper, House by the railroad
Edward Hopper, House by the railroad

Ero stata attratta da *Abbiamo sempre vissuto nel castello*, ed. Adelphi, da una recensione tempo fa su un giornale che non ricordo, in cui era riportato l’incipit del romanzo:

Mi chiamo Mary Katherine Blackwood. Ho diciott’anni e abito con mia sorella Constance. Ho sempre pensato che con un pizzico di fortuna potevo nascere lupo mannaro, perché ho il medio e l’anulare della stessa lunghezza, ma mi sono dovuta accontentare. Detesto lavarmi, e i cani, e il rumore. Le mie passioni sono mia sorella Constance, Riccardo Cuor di Leone e l’Amanita phalloides, il fungo mortale. Gli altri membri della famiglia sono tutti morti.

Mi ha incuriosita, e ammetto che non mi ha delusa, anzi, molto *carino* se così si può definire un romanzo gotico in cui 4 famigliari delle protagoniste sono morti, e una di loro _una ragazzina_ ha una passione viscerale per i funghi velenosi.

Le due protagoniste, dunque: Constance _Connie_ e Mary Katherine _Merricat_ che vivono insieme allo zio Julian in una bellissima villa appartenente alla loro ricca famiglia, famiglia ormai inesistente da quando, 6 anni prima, i due genitori, la moglie di Julian e il fratellino Thomas sono morti avvelenati durante quella che è stata la loro *ultima cena*. Ai tempi ci fu il processo a Constance, che però fu scagionata. Nonostante ciò, le due sorelle vengono considerate streghe e assassine dagli abitanti del paese, che evitano accuratamente, vivendo di quasi autosussistenza _belle le descrizioni dei pranzi preparati da Connie_ fino a quando arriva un ospite inatteso a creare scombussolamento nella vita delle due strambe sorelle…

Un po’ surreale, un po’ ingenuo, ricco comunque di suspance _ogni tanto butta lì un indizio che svela il mistero della morte della famiglia, fino alla quali soluzione finale (detto il colpevole, non il movente).

Un po’ strambo anche il libro, come le due sorelle, ma molto piacevole.

La foto che ho messo, *House by the railroad* di Edward Hopper, è perché leggendo la descrizione della casa delle due sorelle Blackwood mi è venuto in mente questo quadro.

*giuliaduepuntozero

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2 risposte a “Abbiamo sempre vissuto nel castello, Shirley Jackson”

  1. Quella casa che lentamente si sgretola: davvero felice la scelta del dipinto di Hopper…la preferisco alla copertina di John F. Francis scelta dalla casa editrice!
    A me il libro di Shirley Jackson è piaciuto e mi ha sottilmente inquietata- anche perché non ho l’abitudine di leggere storie gotiche.
    L’autrice è una vera cantastorie del male che descrive con eleganza e sottile ironia, male che è reso ancora più inquietante perché la divisione non è manichea ma rimane qualcosa di aleatorio che impregna la stessa aria che si respira. Il romanzo ha anche qualcosa di leggermente datato che ne rende deliziosa la lettura.
    Non sapevo, prima di leggerlo, che la Jackson, annoveratatra i classici americani del terrore, fosse la musa di S.King, autore che conosco poco.

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  2. Ciao Silvana
    d’accordo con tutto quello che hai scritto, giustissime considerazioni!
    E sono d’accordo anche sulla copertina, quella di Adelphi non mi piace, appena ho iniziato il libro mi sono immaginata il quadro di Hopper.
    Ciao
    *giuliaduepuntozero

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