
Un mio secondo incontro con Gioconda Belli a Torino alla Fiera del libro 2009.
Nel 2007 era venuta a Mantova a promuovere La pergamena della seduzione e aveva annunciato che stava lavorando ad un romanzo sui nostri progenitori Adamo e Eva e confesso che mi aveva fatto sorridere un argomento del genere, dopo che aveva sperimentato il romanzo storico, occupandosi di Giovanna la pazza, costruendolo con originalità e partendo da una attenta documentazione.
Scrivere su Adamo ed Eva – prima e dopo la cacciata dal Paradiso terrestre – è ben altra cosa!
Significa sbizzarrire la propria immaginazione a partire da quei 40 versetti della Bibbia, in cui si parla di Paradiso Terrestre, di tentazione, di peccato, di esilio sulla terra, di dolore nel partorire,di fatica nel lavorare.
Gioconda Belli scrive così con L’infinito nel palmo della mano il racconto magico delle nostre origini e il magico ci rimanda a tanta letteratura sudamericana da Marquez all’Allende alla stessa Belli di Waslala, Memoriale del futuro.
Pur partendo da così lontano, Gioconda Belli, intervistata a Torino, fa riferimento al presente, alla crisi che vive il mondo di oggi.
Non è solo una crisi economica… ha anche a che vedere con il nostro modo di vivere, in base all’identità che ci siamo dati. Poichè, quando si va dallo psicanilista si fa l’analisi delle nostre origini, di chi erano nostro padre e nostra madre, così anche rivisitare il mito in cui si narra del nostro primo padre e madre può essere importante, per ripensare il nostro modo di vivere e per smettere di disumanizzarci come stiamo facendo. Una crisi è anche una forma di disumanizzazione che ci porta a distruggere ciò che ci circonda.
In questo modo riproporre un mito fondante della civiltà occidentale, alla base della cultura giudaico cristiana, assume un valore politico, rivoluzionario verso la stessa società che ha generato il mito.
Del resto Gioconda Belli è stata di fatto negli anni settanta una rivoluzionaria, combattendo con il fronte sandinista contro il dittatore Somoza!
Gioconda Belli atea, oltre alla Bibbia ha consultato testi apocrifi e da essi ha ricavato le due coppie di gemelli, che sarebbero nati da Adamo ed Eva: Caino e Aklia, Abele e Lulliwa
Io narro una storia dove non c’è colpa… Sappiamo che questo è un punto che ha segnato l’identità femminile in modo determinante ed io volevo dare un’immagine di Eva rivoluzionaria, una donna intelligente, una donna soprattutto che prende su di sé la responsabilità della creazione…
Adamo è il difensore dell’ordine stabilito, Eva si confronta con la proibizione. E’ Eva che pensa, non solo curiosa, ma desiderosa di conoscere che cosa c’è al di là del giardino, di sapere perchè è stata creata, chi è Elohin. Elohin maschio, Dio padre dell’Antico Testamento e che invece è Padre e Madre nei testi apocrifi. La parola chiave è conoscenza. Nutrendosi dell’albero della conoscenza, arrogandosi la libertà di scegliere, Eva sceglie la vita, piuttosto che un’eternità, un’immortalità statica, senza divenire, senza mutamento.
Ecco allora Adamo ed Eva, costretti a imparare a sopravvivere, a conoscere che cosa è bene e male, a scoprire che cosa è la fame, la sete, il buio, il dolore, la violenza, la consapevolezza che dopo la morte non c’è ritorno, ma anche l’amore, la passione, la gelosia.
E per sopravvvivere bisogna uccidere gli animali, muoversi da un luogo all’altro, riconoscere le piante, l’alternarsi delle stagioni: “mi è piaciuto umanizzare Adamo ed Eva: Adamo che uccide gli animali, Eva che preferisce la raccolta dei frutti e seguire i cicli naturali piuttosto che possedere”.
E nel romanzo Eva dice:
Se non avvessimo mangiato quel frutto non avvrei mai assaggiato un fico o un’ostrica, non avrei visto l’Araba Fenice risorgere dalle ceneri, non avrei conosciuto la notte, nè avrei saputo che cosa significa sentirmi sola quando tu non ci sei
Gioconda Belli sottolinea la centralità dell’uomo rispetto agli animali:
La differenza tra il genere umano e gli animali non è un fatto di gerarchia, ma è data dalla coscienza: l’uomo capace di trasformare se stesso e l’ambiente che sta intorno. La differenza è la consapevolezza del sé e del proprio ambiente che porta all’acquisizione della capacità di trasformarci e di trasformare il mondo.
Una Eva senza colpa, anzi con il merito di lasciarsi sedurre “dalla serpente” , che in catalano è femminile e di lasciarsi guidare dal desiderio di conoscere.
E la storia di Caino e Abele con le due gemelle: sangue e morte scaturiscono dalla passione ed hanno come conseguenza la dissoluzione di un mondo perchè l’evoluzione sia poi il discorso sulle origini:
Ho invertito la storia: essa deve iniziare con l’inizio vero che per me è l’evoluzione. Il mito è pensarci con l’immaginazione, l’evoluzione è pensare alla realtà. Il paradiso fu l’inizio o la fine di qualcosa. Tutti aspiriamo a qualcosa che assomiglia al paradiso, a un’utopia.
Gioconda Belli insegue ancora l’utopia anche se non è più la guerrigliera militante di un tempo: “Fa parte della mia identità essere una persona politica e letteraria, non ho smesso di essere entrambe le cose”.
A questo serve il suo blog, lo scrivere su un importante giornale del Nicaragua, dove si reca spesso, pur vivendo negli Usa.
Per questo continua a sperare che la crisi sia l’occasione per una radicale trasformazione che parta dal basso e coinvolga tutti. “Obama per chi vive negli Usa è una grande speranza, ma ci vuole un movimento più ampio con la partecipazione di tutti. Non tocca solo ai politici, non possiamo essere solo spettatori. Bisogna prendere coscienza del nostro ruolo, del nostro potere”.
Battuta finale: “il prossimo libro: La storia di come sarebbe il mondo se fosse stato gestito dalle donne, il partito della sinistra erotica”
Ho parlato poco del romanzo, dando spazio all’intervista di Vera Schiavazzi a Gioconda Belli a Torino.
Il romanzo ha una sua freschezza, un clima poetico molto intenso, soprattutto nell’incipit, ma anche in passaggi particolari come quando Adamo ed Eva fanno l’amore per la prima volta, argomento trattato con l’erotismo che non è nuovo per Gioconda belli (cfr. le poesie e la sua vita privata ), ma anche con tenera sensualità. Adamo ed Eva come bambini che con innocenza e ingenuità scoprono il mondo.
Concludo ricordando che il titolo del romanzo è ricavato da un verso di William Blake.
Vedere il mondo in un granello di sabbia
e il paradiso in un fiore selvatico.
Tenere l’infinito in un palmo della mano e l’eternità in un’ora… è possibile.
E per finire, un breve video con Gioconda Belli che presenta El Universo en la palma de la mano
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