Ogni tanto mi capita di immaginare che, per qualche esperimento di psicologia sociale, mi chiedano di stare in isolamento per un mese intero, solo, su una piccola isola con un faro e un piccolo appartamento appena sotto la lampada del faro.
I libri, contatto con il mondo
Sull’isola c’è un bel sentiero di una decina di km, ad anello, perfetto per correre.
Mi posso portare dei libri (non tanti, bagaglio limitato), che saranno per quel mese il mio collegamento con il resto del mondo (anche un telefono in realtà, per eventuali emergenze; se uso il telefono però l’esperimento perde di valore, quindi non lo userò).
Ecco, nei giorni prima della partenza, oltre ai vestiti e all’occorrente per correre (due paia di Asics perché correndo sui sentieri si bagnano facilmente), devo scegliere quali libri portarmi.
Ho deciso di puntare su:
– David Hume, Trattato sulla natura umana – non so bene perché. Forse: per leggere un filosofo “morale”, senza la mediazione del mondo. Ovviamente non riuscirò a finirlo. Ma mi cambierà. Lo sento 😉
– Anton Cechov, I racconti; qui ho le idee chiarissime: le decine di personaggi di Cechov trattati con il suo bisturi impareggiabile non ti fanno mai dimenticare quanto ricca e complessa sia la vita. E li puoi anche rileggere due o tre volte questi racconti, senza timore di trovarli ripetitivo. Mi serviranno per i momenti in cui voglio esercitare la lettura con massima precisione. Mi daranno sicurezza.
– Claude Lévi-Strauss, Tristi tropici. Altro che solitudine e isolamento. Mi ricorderanno cosa significa avvicinare la differenza. Lettura pragmatica.
– David Foster Wallace, Infinite Jest. Sento il dovere intellettuale di leggere questo libro ma mi serve tempo, silenzio, voglia di stare quasi tutto il giorno a leggere. Sento che sarà sempre difficile per me prenderlo in mano, se non sull’isola del faro…
Sì ho sperimentato poco, ma, capitemi, voglio andare sul sicuro.
Se sbagli libri e sei solo sull’isola, per un mese, ti restano solo la corsa e i tramonti…
E voi quali libri portereste?
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