Premessa: il genere del racconto non è fra i miei preferiti, come forse ho già avuto modo di scrivere su questo blog.
Forse perché è qualcosa troppo fugace, finisce subito, e non ti consente di addentrarti troppo in profondità in un mondo diverso, nuovo. Giri la pagina, ed è già finito. Inizia subito il successivo, e allora cosa fai, li leggi di fila uno dopo l’altro? Difficile, ci vuole un po’ di tempo per smaltire una lettura, per ripensarci e tornarci sopra. Rimanere nelle atmosfere di ciò che hai letto. E quindi cosa fai? Smetti di leggere, per quella sera? Ogni volta che mi capita, mi vengono i nervi. E così mi succede che, fra un mattone di 1.000 pagine e un racconto breve di 10, io mi butti più facilmente sul primo.
Nonostante questo, però, ogni tanto mi capita di leggere qualche raccolta di racconti, quasi sempre, devo ammetere, ora che ci penso, con esiti veramente positivi _non ricordo se ho mai parlato dei racconti di Joyce Carol Oates, se così non fosse rimedierò presto: sono semplicemente superbi_.
Oggi vorrei quindi parlare di *Paura della matematica* di Peter Cameron, ed. Adelphi. Terzo libro pubblicato in Italia, dopo l’esordio di *Quella sera dorata* e dell’ancora più bello _secondo me, anche se forse non ci saranno molte persone d’accordo, comunque mi è rimasto dentro_ *Un giorno questo dolore ti sarà utile*, *Paura della matematica* è una raccolta _appunto_ di 7 racconti, il primo scritto quest’anno, gli altri 6 più datati, del 1986.

Molto bella anche questa volta, come negli altri due volumi precedenti, la copertina scelta da Adelphi.
Bellissimi, tutti e 7 _il primo forse meno, il migliore Memorial Day, degno di menzione il finale di Compiti a casa.
Da leggere assolutamente.
*giuliaduepuntozero
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