Antonio P. del gruppo di lettura di Cologno Monzese, ci manda le sue impressioni di lettura sul libro di Doyle; del libro il gdl di Cologno discuterà il 15 novembre, giovedì.
Appunti di lettura su “Paula Spencer “ di Roddy Doyle
Un romanzo duro, durissimo pieno di disperazione e di miseria. Alla vita di Paula non manca quasi nulla delle disgrazie umane: lei alcolizzata che cerca disperatamente di rialzare la testa, una figlia come lei, un marito morto ammazzato che la riempiva di botte quando era vivo, una sorella con un tumore al seno…
Eppure questa donna, piegata dai rimorsi, fiaccata dai dolori di un lavoro pesante e che le dà a malapena da vivere, senza alcuna stima di sé stessa, continuamente braccata dalla minaccia del bere che potrebbe farla precipitare di nuovo, non molla mai.
Il romanzo di una vita disperata e disperante che anche attraverso il modo di scrivere incalzante, pieno dei dialoghi di una umanità in perenne sofferenza ci fa entrare nel vivo della miseria, delle paure legate alla precarietà di una vita senza certezze se non quelle legate al permanere della miseria, della povertà, della insicurezza perenne di un frigorifero sempre mezzo vuoto e che anche quando qualche volta è pieno, non si sa mai per quanto a lungo lo sarà.
Il merito di Doyle è il fare sentire attraverso i dialoghi spesso spezzati, convulsi, ma così veri, lo spessore della miseria, della povertà,dell’incertezza del vivere senza cadere nel melodramma, restando sempre attaccato alla superficie delle cose reali, tangibili, mai “ letterarie “.
Doyle porta vicinissimi a noi il sapore della paura del domani, della perdita della salute, del disfacimento dei rapporti umani che molte volte, in un mondo ricco e prospero sono percepiti come fatti epidermici, lontani da noi e che alla fine non ci riguardano e che possiamo ignorare, basta che si giri la testa. In questo romanzo è molto difficile girare la testa.
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