Sean Penn ha presentato a Roma il suo nuovo film da regista, Into the wild, tratto dal libro di Jon Krakauer, Nelle terre estreme, (in originale, Into the wild, SOS Free Stock).
Penn ci dice (la Repubblica, 25 ottobre 07, pag. 42) che tutto cominciò quando vide la copertina del libro, con l’immagine del bus abbandonato nella neve.
E’ la storia di Cristopher McCandless, che appena terminato il college, nel 1992, diede in beneficienza i sui soldi e partì per un viaggio nel cuore sconosciuto del suo paese, fra contadini e comunità hippy, fino ad arrivare in Alaska, dove fu trovato morto da un cacciatore quattro mesi dopo che si persero le sue tracce. Insieme al corpo decomposto c’era il diario: da questo Krakauer è partito per raccontare la storia, di viaggio, di estremo rifiuto del benessere e di chissà che altro.
Ricordo che nel corso di un viaggio negli Stati Uniti nel 1998 rimasi colpito anche io dalla copertina del libro: mi limitai a tenerlo in mano per un po’ in quella libreria di Seattle per poi rimetterlo sullo scaffale. La storia mi aveva attratto e angosciato allo stesso tempo, e tentato: ma il libro non aveva superato il giudizio istintivo che ti porta alla scelta di lettura (o anche al solo acquisto).
In Italia poi, ritrovai quel libro tradotto: in questo caso fu, credo, la copertina scelta da Rizzoli ad allontanarmi: in quella fase – come definirla, “pre-razionale”? – nella quale in modo quasi istintivo decidiamo se un certo libro possa o no diventare una nostra lettura.
Insomma copertina non riuscita, libro che si allontana e viene dimenticato (anche se, per essere onesti, va detto che la copertina con l’autobus è un poco furoviante, Chris in Alaska si muoveva prevalentemente a piedi, camminando anche se a un certo punto si installa inun pulmino; sulla copertina di Rizzoli si vedono tracce di passi sulla neve, apparentemente è più azzeccata. Eppure…)
Ora nove anni dopo, Sean Penn me lo rimette davanti: inutile dire che, dopo tutti questi anni, la storia mi attira ancora più di allora.
Un po’ ingenuo forse, il motivo profondo di questo libro; ma intenso e forte e romantico, molto americano, di quella America che piace a molti di noi. Penn dice:
E’ una fuga, ma anche una ricerca della libertà assoluta, dal benessere, dalla banalità del quotidiano, dalle troppe cose che portiamo addosso e intorno. C’è un’Alaska in ciascuno di noi…
Eddie Vedder (Pearl Jam) ha scritto e cantato le canzoni del film.
Insomma grazie Sean! Qui sotto un video con immagini del film e interviste a Penn e Vedder; e il trailer ufficiale del film. Prima però un video con Vedder che canta una delle canzoni
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