Leggere o vivere.

Un’amica non lettrice mi ha detto: “Non leggo, ho troppe cose interessanti da fare. E quando vado a dormire ho sonno.”

Un amico lettore, di quelli che come me, bene o male, hanno sempre una o più letture in corso, mi ha detto:” In effetti più vivi meno leggi.”

Io, e so di essere in buonissima compagnia, non sono d’accordo con questa contrapposizione schematica.

Ma mi farebbe piacere conoscere le ragioni di chi, anche solo in parte, condivide questo pensiero.

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27 risposte a “Leggere o vivere.”

  1. Condivido quanto ha detto il tuo amico lettore. In effetti, prova a considerare il numero di ore libere (dal lavoro, da altre incombenze ineludibili) che puoi dedicare ad altre attività e dividi tale numero per quello delle attività: anche se sei una persona ipercinetica, se hai molti interessi sei costretta a fare un elenco di priorità che potrebbero non includere la lettura o relegarla a ritagli di tempo trascurabili. La risposta, tuttavia, è contenuta nella stessa affermazione della tua amica: non legge semplicemente perché non ritiene che sia interessante farlo. Poiché la lettura è una attività individuale, potrebbe anche essere il genere di persona timorosa di essere considerata timida/asociale o incapace di relazionarsi. Dico questo da lettore

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  2. Certo l’affermazione è condivisibile ma il punto è: se ti piace leggere e hai voglia di farlo, allora il tempo lo trovi, non per forza ma perchè “ti va”. Poi ci possono essere periodi in cui leggi un po’ meno perchè hai vari impegni ma…non rinunci alla lettura! Sono una persona piuttosto impegnata, sono mamma, ho vari interessi ma, anche solo alla sera, niente tv e leggo, poi vado a teatro al cinema ….ma riesco a trovare il tempo di leggere!

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  3. non sono molto d’accordo. leggere per me è parte della vita, dello stesso muovermi, del fare. Si “fa” e si “vive” ogni volta che si pensa o si sente (con l’anima, con cuore o con le orecchie). fermarsi e leggere è fare e vivere e non il contrario.
    e poi come dice stefi il tempo si trova, il non farlo mi pare spesso solo una scusa. dire che se vivi non leggi è, a mio parere, solo questo; meglio affermare di non essere interessati, di non amarla o trovarla complicata e difficile da attuare. vorrei sapere quanti che dicono di non aver tempo perchè impegnati trovano però il tempo per guardare la televisione (senza demonizzarla..a me la tv piace).
    ho una vita piena e leggere la rende solo più ricca e animata.

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  4. beh, devo dire che mi sembrano semplificazioni entrambe le tesi sostenute. Dire che non si legge perché quando si va a dormire si ha sonno è come dire che non si cammina perché il gatto miagola. Non vedo dove sia l’assioma, sinceramente. Leggere non è qualcosa che si fa a letto, è una passione che si può coltivare anche a letto, ma qui finisce la relazione tra le due cose. L’assioma piuttosto è: alla tua amica non piace leggere.
    Quanto alla seconda: anche questa mi sembra una tesi troppo assertiva: semmai io direi più vivi e più leggi. Perché più ti guardi intorno, più diventi curioso di strumenti che ti aiutino a decifrare il mondo circostante (almeno questo vale per me). Ci sono certamente autori, come Kafka, Balzac, Leopardi, che hanno utilizzato la scrittura – e prima la lettura – come fuga dalla realtà, ma lì si tratta di personalità così geniali da non riuscire a trovare alcuna forma di integrazione con l’ambiente circostante… Certamente non è il mio caso, ma magari il tuo amico… 🙂

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  5. Non so se si tratta di fuga dalla realtà o di non trovare alcuna forma di intgrazione con gli altri. Per la mia esperienza io posso dire che leggendo ho provato momenti, istanti di sintonia con l’autore che non ho mai provato con una persona reale.

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  6. Leggere è vivere!

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  7. pirandello diceva che “la vita o si scrive o si vive”, io direi che per fare l’una cosa come l’altra occorre leggere

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  8. In una puntata di Deep Space Nine (e scusate il parziale OT) un padre (il comandante della stazione) dice al figlio Jake, aspirante scrittore, che è importante ricordarsi di alzare la testa dai libri ogni tanto, altrimenti si rischia di perdersi le cose interessanti (cito a memoria, che non è molta).
    Direi che questa è una visione molto più equilibrata.

    Se leggere è una passione, il tempo si trova. Magari non molto, magari non quanto vorremmo, ma si trova.
    E’ vero che leggere è un’attività solitaria (anche se spesso porta ad altre attività molto più sociali, come gruppi di lettura, ecc.) però è anche un’attività che ci cambia nel modo di vivere anche quando non stiamo leggendo. Neanche il cinema, il teatro o i concerti sono così interattivi.

    Del resto una persona può anche ritenere la lettura così poco interessante da declassarla a “momento di animazione sospesa” ma io potrei dire lo stesso dell’andare in discotesa o farsi le “vasche” in centro.

    Credo che, come hanno detto altri, la persona in questione semplicemente non ami la lettura.

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  9. Anche a me viene spontaneo rispondere: ma la lettura _è_ un pezzo della vita.
    Eppure è innegabile che a volte anche ai lettori “convinti” viene da pensare che il tempo dedicato al leggere potrebbe essere usato per fare altro; soprattutto, a volte, è proprio quello che succede: incontri con persone diverse, nuove passioni, nuovi impegni ridefiniscono i ritmi e i tempi della vita e ricollocano diversamente la lettura _dentro_ la vita. Tradotto: si legge meno.
    Il che non significa una riduzione del piacere della lettura, solo una differente considerazione delle relazioni con il resto dei piaceri o delle passioni.
    Esercizi di equilibrio.
    Ma la lettura è flessibile, si adatta, sa frammentarsi, usa con piacere le mezze ore prima del sonno, i viaggi in autobus, a volte le code in automobile.
    Certo, il tuttto si equilibra se la lettura è piacere, se si ama leggere. Se non la si ama, però, il tempo non è un fattore decisivo: non ci sarà mai tempo per leggere, pur avendo un sacco di tempo.

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  10. la risposta è: vivi così tanto che non caghi neppure?
    perchè quello è un buon momento per leggere, e se sopporti la puzza, un buon quarto d’ora di lettura ci sta quasi tutti i giorni.
    con activia, dicono, potresti leggere tutti i giorni.
    scusate la finezza.

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  11. Per me leggere fa parte della vita e in un certo senso aiuta a vivere facendoti riflettere ora su un aspetto ora su un altro aspetto della vita stessa. Certo il tempo è una frazione del tempo libero che va condiviso con altri interessi. Ma se la lettura è un interesse, un piacere, il tempo per quanto piccolo e frammentato lo si trova. Io ho notato come il mio rapporto con i libri sia mutato da gennaio di quest’anno quando ho aperto un blog mio e ho notato che il tempo che passo a leggere i blog ha in parte sostituito il tempo della lettura. E un po’ i buoni libri mi mancano, ma sto ridimensionando il mio tempo online e le buone letture torneranno come hanno sempre fatto. Per me leggere è importante e questa è solo una fase. Forse la tua amica non ha mai scoperto il piacere della lettura e non la ama, altrimenti non parlerebbe così.

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  12. buffo il post di Caino, ma assolutamente veritiero. Un quarto d’ora al giorno di lettura se lo possono permettere tutti, in stanza da bagno… salvo poi uscire con le gambe irrigidite e formicolanti. Ho in mente qualcuno che esce ogni mattina dal gabinetto camminando “roboticamente” e mi viene da ridere…! Riconosco che il commento non è dei migliori, ma oggi mi gira così!

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  13. Bella l’ultima frase di luiginter su cui concordo al 100%:
    “Se non la si ama, però, il tempo non è un fattore decisivo: non ci sarà mai tempo per leggere, pur avendo un sacco di tempo.” In effetti a pensarci si può leggere ovunque e in ogni situazione, quasi. Anche per chi a lavoro ci va in auto e non é mai in coda, ci sono comunque momenti in cui per forza ci si ferma, come per esempio sulla tazza, come suggeriva Caino. Credo che “vivere” implichi anche sapersi godere del tempo di pausa, per quanto mi riguarda ben vengano i libri in bagno, da piccoli a casa mia ci portavamo i fumetti e spesso gli adulti si ricordavano della nostra presenza solo quando era il loro turno di seduta…

    Mi ha fatto piacere leggere un commento di luigi2, vedere che non si é stufato della noia di questo blog migrando altrove.

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  14. fenice che fai… sfotti? Vuoi farmi scappare definitivamente?

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  15. ‘Azz luigi2, mi hai sgamato…
    Però se te ne vai per una frecciatina così da poco, proprio mi deludi!
    E dire che mi hai preceduto citando il mio commento preferito a questo post 🙂
    a rileggersi

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  16. è difficile andarsene quando circola lo spirito libero di caino! Lui vede le cose sotto angolature piuttosto interessanti. L’ho notato altre volte. Forse sto qui ad aspettare altre persone senza briglie….. ti saluto fenice!

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  17. Per me il problema è la qualità della lettura. Se ti trovi tuo malgrado a leggere schifezze predomina la sensazione di aver tolto tempo prezioso alla vita. Vale l’esatto contrario per le buone letture.

    Direte “Facile, basta leggere solo libri buoni”.
    Rispondo che per i capolavori, quelli che sai che non ti deluderanno, c’è un momento preciso nella vita per leggerli. La vita che fai non sempre si concilia con Tolstoj.

    E allora che fai? Semplice, rinvii Tolstoj per un intermezzo “pubblicitario”, più vicino ai tuoi ritmi del momento, il quale molto spesso delude. Lo stato d’animo che ne segue è esattamente quello di “non ho tempo in questo momento per leggere, meglio vivere”.

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  18. senza contare che non sempre i celebrati capolavori annoverati nel canone si rivelano tali (perlomeno, è quanto è successo a me).

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  19. Caino e Luigi2 mi hanno fatto ridere moltissimo. Leggendo si può ridere, e piangere, e pensare, e condividere, e tante altre cose ¿non è questo la vita?
    Un saluto dal Messico.

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  20. Mi sembra che in questo spazio si stia delineando una questione non da poco su cui vale la pena riflettere “Leggere fa cagare o cagare fa leggere?”
    Più che una domanda sembra un inno al corpo sciolto. Teniamo presente però che ogni risposta al quesito porta ad un unico assioma: le due azioni fanno bene alla vita, in ogni caso.

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  21. Avatar lettoreambulante

    Chi legge “vive indirettamente molte vite diverse, si nutre di compassione e di desiderio di giustizia, il suo giudizio di spettatore coinvolto è sensibile più di ogni altro alla complessità e all’imponderabile, alle differenze qualitative, alla difficoltà di scegliere e di essere se stessi”: questa è solo una delle fulminanti e geniali considerazioni di Un’etica del lettore di Ezio Raimondi. E’ un piccolo gioiello e dice tutto quello che noi lettori di questo blog pensiamo e sentiamo ma a volte non riusciamo ad esprimere così precisamente. E naturalmente risponde a “perchè leggere?”. Bene, adesso vado a finire Il presidente di Simenon.

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  22. Il problema secondo me è stabilire che cosa si intende per VIVERE: per taluni, spero pochi , è riuscire ad avere l’ultimo modello di cellulare, o una Ferrari rossa, o altri status symbol che attestino successo, potere, ricchezza, per altri… tante cose semplici, quel carpe diem non in senso edonistico, che ti porta a pregustare ogni momento della tua vita e in cui anche il leggere è un aspetto, un momento del vivere.

    Perfetta la citazione di Raimondi, in cui risaltano parole come COMPASSIONE-GIUSTIZIA-COMPLESSITA’, valorizzate dal LEGGERE.

    Efficaci nella loro semplicità le parole di ANGELICA dal Messico( allora siamo davvero una finestra sul mondo?)
    La parola Messico subito evoca in me una figura come FRIDA KHALO e che cosa è stato il leggere nella sua straordinaria e drammatica vita.

    Sempre per alzare un po’ il tono..ricopio l’inizio di LEGGERE di CORRADO AUGIAS, già citato in un altro post di questi giorni: libro che nel complesso non mi è piaciuto, perchè dopo un felice inizio finisce per fare affermazioni piuttosto banali sul leggere.
    In questo inizio si parla del valore del leggere..anche in base al FUOCO DEL CUORE:
    ” Molti anni fa lessi una frase di M. Proust, che mi parve subito assai bella, ma, per dire la verità, anche un po’ eccessiva. Era il periodo in cui come scrive il poeta Giorgio Caproni, la vita s’avverte in modo più intenso: ” Oh, altezza/mai più raggiunta dal fuoco del cuore”. le parole di Proust, allora, mi sembrarono troppo lontane da quel “fuoco del cuore”. Dicevano.” Non esistono forse giorni della nostra infanzia che abbiamo vissuto intensamente quanto quelli che crediamo di aver perduti senza viverli, i giorni trascorsi in compagnia di un libro molto caro”
    E’ passato parecchio tempo e quelle parole sono tornate spesso alla mente con un sapore sempre più intenso di verità. Non perchè il fuoco del cuore abbia attenuato le sue fiamme, che sarebbe una ragione troppo biografica e un po’ scontata, perchè la lettura tende con gli anni a diventare una SPECIE DI DOPPIO DELL’ESISTENZA, anzi un CONCENTRATO DI ESISTENZA RARAMENTE EGUAGLIATO per INTENSITA’ nell’ordinario scorrevole delle giornate.”

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  23. … Sì, a volte mi domando: come avrei potuto vivere così intensamente tutto quello che ho vissuto fino ad oggi, senza aver letto tutto quello che ho letto? E mi chiedo: quante sorprese mi aspettano ancora, quante idee, che non sono mie ma che farò mie, verrano ancora a trasformare mia vita?
    Come amavo prima di conoscere Unamuno o Leopardi? Come amo dopo leggere Agostino o Turgueniev?…

    (scusate il mio italiano)

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  24. una proposta …forse insolita per un blog, ma al secondo intervento significativo di Angelica dal Messico, mi viene voglia di chiederle se può essere interessata a corrispondere anche temporaneamente con Xochitl2, che anche per il nome utilizzato conserva tracce di un interessamento particolare- sempre in relazione al LEGGERE_ lo scorso anno per il Messico e per altre realtà dell’universo ispanoamericano soprattutto femminile.

    Xochitl è una voce precolombiana, che nella sua gamma di significati include il canto, la poesia..

    Se a ad Angelica interessa ecco il mio indirizzo:
    xochitl@alice.it

    Scusate la parentesi, ma ..anche questo, a suo modo, ha a che fare con il leggere e il vivere

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  25. “IN XOCHITL IN CUICATL: fiore e canto; in senso metaforico:la poesia, l’unica cosa vera sopra la terra…”

    La filosofia e la poesia Nahuatl sono delle più belle che ne ho letto, e che sempre mi spingono a vivere.

    Volentieri, Xochitl, accetto la tua proposta, ti scriverò subito.

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  26. Sono molto impegnata – SSIS, tirocinii, pseudo-lavori et similia…), ma leggo moltissimo. Da sempre. Tuttavia, almeno per quanto mi riguarda, credo sia vero che il tempo usato per leggere sia in qualche modo sottratto alla vita. Il tempo della lettura è una sorta di tempo immobile e sospeso nel corso del quale si abdica a se stessi per concentrarsi su qualcun altro, e la nostra esistenza entra come in stand by. Qualche tempo fa, sul blog, Theleeshore aveva parlato della lettura ininterrotta: dedicarsi interamente a un libro per una giornata intera. Ecco, io non potrei farlo. Le volte in cui ho letto per una giornata intera sono riemersa da libro sempre un po’ sfasata. Non riesco a spiegarlo, ma davvero mi sembrava di non aver vissuto abbastanza, nel MIO tempo e nel MIO spazio. Una sensazione davvero strana (e straniante), come quanto dopo pranzo ti addormenti e ti svegli che è già ora di cena…

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  27. Val, in effetti quella era stata un’esperienza parossistica (dio ma che bella, ero senza fiato). Io però in genere mi sento defraudata del mio tempo se quello che sto leggendo non mi piace, quindi direi che dipende da chi si legge e non tanto dalla lettura in sé (ragion per cui mi lancio raramente alla scoperta di autori sconosciuti, è un grosso limite ma è così).
    Leggendo un articolo sul Corriere di mercoledì scorso (pag. 45) su un saggio sul futuro del romanzo, Cesare De Marchi diceva:

    “Rileggendo Sciascia mi sono accorto di quanto sia letterario in senso negativo, a tratti aulico. Indubbiamente sa raccontare ed emozionare ma è inverosimile, i suoi personaggi parlano come libri stampati, non sono caratterizzati. Leggendo L’idiota di Dostoevskij ti rendi conto come da ogni riga venga fuori un personaggio nella sua individualità…”

    Allora, mi sembra qui sia il punto: se il libro ti piace inizi a sentirne il battito, la carne e il sangue dei personaggi che pulsano sotto la carta. E questo è un bel modo di vivere, secondo me, uno dei tanti che però ti consente poi uno sguardo più profondo all’esterno. Ti permette di vedere nuovi particolari, perché, parafrasando ancora De Marchi, sono i dettagli che creano la vera arte narrativa.
    Al contrario, se rimane carta inanimata sarà tempo perso. Ed è solo in quel caso che a me prende quello straniamento di cui parlavi prima…

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