Charles Dickens, Casa desolata: la pagina dell’autocombustione di Mr Krook, originally uploaded by luiginter.
Scarabocchio sui miei libri. E sottolineo interi periodi. Ecco, non li evidenzio con i colori. Se non ho un segnalibro a portata di mano, magari faccio un’orecchio sulle pagine. Ovviamente non con i libri della biblioteca.
E mi piace se qualcuno cui presto il libro mi lascia qualche segno del suo passaggio. Amo molto comprare libri usati e trovarvi le tracce dei precedenti lettori.
Insomma cosa ci permettiamo di fare a un libro (inteso come oggetto) e cosa invece proprio non è tollerabile?
Per esempio, che dire dell’atto (consapevolmente?) distruttivo di aprirlo fino al punto in cui la colla sul dorso non sopporta più la tensione e permette il distacco delle pagine? Oppure la lettura mentre mangiamo, con dita unte?
Tra lettori ogni tanto si discorre – un po’ di chiacchiere – di cosa sia il rispetto per l’oggetto-libro ma mi ha sorpreso nei giorni scorsi vedere che il Chicago Tribune dedicasse alla questione addirittura un lungo articolo nel quale l’autore ci spiega cosa secondo lui si può fare e cosa no: lui non ci scarabocchia per esempio; ma si occupa anche di pratiche più estreme: val la pena di bruciare i libri che non intendiamo più tenere in casa, quando non abbiamo cuore di buttarli nella spazzatura?
Ecco, è banale dire che molto dipenda dalla qualità, non dell’oggetto, ma di quel che vi è scritto e che questo determini anche il tipo di manipolazione che ci concediamo: per esempio, sulle pagine di un libro di Bruno Vespa (se mai entrasse in casa) sicuramente non scriverei (primo perché non lo aprirei nemmeno, secondo perché non saprei che annotarci), mentre potrei con sollievo metterlo, ancora nuovo, nel bidone (da noi è di plastica bianca) della carta da riciclare.

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