Non ho letto nulla di Grace Paley, che se ne è andata mercoledì e della quale scrivono tutti un gran bene. Di lei in Italia si è parlato qualche mese fa in occasione della pubblicazione da Einaudi della raccolta di scritti L’ importanza di non capire tutto.
Nel catalogo Einaudi anche la raccolta di racconti Piccoli contrattempi del vivere. Dei quali Paul Auster ha scritto:
I racconti di Grace Paley sono fra i tesori della letteratura americana contemporanea. Nessuno meglio di lei è riuscito a catturare lo spirito e il ritmo della parlata di New York; nessuno è mai riuscito a osservare con più acume e simpatia le piccole cose che costituiscono la vita di tutti i giorni.
Questo invece uno stralcio della recensione dell’Indice, da Ibs.it, de L’importanza di non capire tutto.
Il libro di Paley riunisce i discorsi tenuti nelle principali università americane e straniere, gli articoli, i saggi che della scrittrice comunicano il tenacissimo impegno antibellicista e contrario a ogni forma di discriminazione sociale. La scrittura appassionata, l’insistenza coraggiosa ma mai dogmatica sui problemi storici e sociali che nella divulgazione sono spesso oggetto di indagine superficialmente documentaria o di retorica vuota di esperienza, o a volte addirittura di spettacolare ostentazione (come le guerre in Vietnam e in Iraq, l’aborto, la condizione delle madri e delle donne nere dell’America degli anni cinquanta), sono tutti elementi che costringono il lettore a tornare indietro e a prendere posizione, a tracciare continue linee di collegamento, dopo essere stato inevitabilmente coinvolto all’interno di una comunicazione il più possibile aperta e diretta, schietta e sincera, forte nel suo impegno seppure cosciente dell’impossibilitò di dire tutto, di capire tutto – come recita il titolo italiano che rende l’originale inglese Just as I Thought. Non a caso uno degli ultimi capitoli del volume (tratto da una conferenza tenuta a Harvard nel 1991) si intitola Connessioni e riporta a galla molti problemi già trattati, proprio perché i lettori riflettano su questo avvertimento: “Se volete essere la persona che migliorerà gli effetti del napalm o che lascerà le cose così come stanno. Dovete prendere una decisione, perché se non lo fate, gli dei e le dee di questo mondo – chiunque essi siano – incominceranno a pensare che l’intelligenza non sia un gene poi così importante per la continuazione della razza umana”.
Magari qualcuno la conosce (attraverso la lettura) e ce ne vuole parlare?
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