Un burlone aspirante scrittore inglese ha inviato a 18 editori (tra cui Harper Collins, Penguin e Bloomsbury tanto per far capire il calibro) i primi capitoli di tre classici – Orgoglio e pregiudizio, L’abbazia di Northanger e Persuasione – di Jane Austen lievemente rimaneggiati (in realtà ha solo cambiato i titoli dei capitoli, i nomi dei personaggi e dell’autore). Risultato: tutti respinti al mittente (perfino dalla Penguin che di Orgoglio e Pregiudizio detiene i diritti) con varie motivazioni. Christopher Little, agenzia letteraria di JK Rowling di cui su questo blog si sta discutendo da giorni, ha risposto che il materiale inviato non era sufficientemente convincente per essere proposto a un editore. Solo un editor, Alex Bowler di Johnathan Cape ha sgamato il provocatore e senza smentire l’aplomb britannico ha risposto:
Le suggerisco di aprire la sua copia di Orgoglio e Pregiudizio che immagino sia in prossimità del suo computer e di assicurarsi che le sue pagine iniziali non imitino troppo fortemente il libro. Dopo tutto esiste il plagio e mi spiacerebbe che lei avesse qualche problema con la proprietà leteraria di Jane Austen.
Insomma, la vicenda è spassosa sotto tutti i punti di vista (anche se Amos Oz direbbe: è così triste che fa ridere). Allora vi chiedo: gli editori inseguono a tal punto il mercato da non saper riconoscere più la buona letteratura (con tutta la benevolenza che si può avere per gli editor sempre più di fretta e sempre più affannati a macinare libri su libri per case editrici avide e spregiudicate)?
E noi, noi che lettori siamo? Quanto ci facciamo influenzare dall’autore, dalla sua fama (o dal fumo) che gli sta intorno? Noi sapremmo riconoscere un buon libro senza conoscere autore o titolo originale? Perché la fama come dice Dante nell’XI canto del Purgatorio:
Non è il mondan romore altro ch’un fiato di vento, ch’or vien quinci e or vien quindi, e muta nome perché muta lato.
E un’ultima cosa su Jane Austen: per chi ha la fortuna di non aver ancora letto Orgoglio e pregiudizio, può portarsi in vacanza questo libro straordinario e godere della trama sottile dei dialoghi, dell’ironia sferzante dei personaggi, della levità delle atmosfere. E direi che dovrebbero leggerlo soprattutto gli uomini – meglio se sprezzanti e orgogliosi (io ne conosco un po’) per fargli capire cosa passa nella testa di una donna.
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