Ma come si fa – mi ha detto Dino – a parlare di un libro che racconta di una signora borghese inglese degli anni Venti che si preoccupa dei fiori per la sua festa; come si fa a parlarne quando a Gaza si muore in quel modo; e se per questo anche in Congo, o a Myanmar. Che poi – ha detto ancora Dino – quelli lì che erano alla festa della signora Dalloway erano gli uomini dell’impero britannico, impersonavano il colonialismo che si vestiva per bene a Londra e poi in Asia e Africa faceva le cose peggiori.
Sì va bene, gli ho detto io stando un po’ in difesa, e imbarazzato.
Che poi, ha detto ancora Dino, il libro di Woolf ovviamente è davvero bello; i personaggi che viaggiano nel tempo della loro vita con quei monologhi interiori perfetti. Ma lo stesso mi faceva incazzare. Milioni di morti della Grande guerra che cercavano tutti di dimenticare.
Già, ho detto io, sempre sulla difensiva, ma c’è Septimus, che la guerra non l’ha mai finita, c’è la sua morte che porta Clarissa a una specie di epifania che, forse, cambia la sua vita.
Sì, ha detto Dino, epifania. Ma intanto non mi hai risposto su come si fa a discutere due ore di Mrs Dalloway mentre a Gaza c’è un massacro al giorno, in Israele vivono nella paura, mentre nel Mediterraneo, o nell’Atlantico sulla rotta per le Canarie, si annega, si muore, anche per la ferocia di chi non vuole salvare, non vuole accogliere.

Ma senti, ho detto io, e se la voce che narra il romanzo di Woolf, con la sua osservazione dell’esperienza della coscienza dei personaggi, fosse un metodo immaginativo per provare, almeno un po’, a comprendere la sofferenza degli esseri umani, anche a Gaza, e ovunque si soffre? Non che basti provare a immaginare, lo so; ma non è un primo passo verso l’azione, piccola, minima, ma un’azione contro l’indifferenza; e, soprattutto, questa immaginazione – ho detto ancora a Dino – non è uno dei portati irrinunciabili della lettura dei romanzi e dei racconti?
E se il metodo di immaginare la coscienza dei personaggi diventasse un metodo per immaginare la coscienza delle vittime?
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(la foto di Virginia Woolf: George C. Beresford/ Adam Cuerden – Filippo Venturi Photography Blog, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50293324)

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