Mercoledì 8 febbraio (alle 9 di sera), alla biblioteca di Cologno Monzese si incontra il gruppo di lettura “Grandi libri”. L’incontro è dedicato alla seconda parte della Montagna incantata”di Thomas Mann.

È ormai abitudine di questo gruppo di lettura – che ha dunque scelto di specializzarsi in opere ingombranti, classici, sui quali è stato detto e scritto molto, forse già tutto il necessario – abitudine, dicevo, di districarsi per ricavare pensieri e anche un po’ di emotiva analisi capaci di formulare la domanda: Che cosa ha ancora da dirmi questo libro?
In pratica, per farla breve, ci chiediamo come La Montagna incantata (o “magica“, secondo la nuova traduzione dell’edizione dei Meridiani Mondadori) parli al lettore a quasi 100 anni dalla pubblicazione. Fra noi e Mann che scrisse quest’opera, un secolo terribile e grandioso come il XX, e questo sconcertante, progressivo e regressivo scorcio di XXI.
La mia sensazione/convinzione/idea è che come e forse ancora più di Proust – che abbiamo letto e discusso in 9 straordinari incontri del Gdl fra il 2015 e il 2016 – Thomas Mann ne La Montagna possa dire tantissimo ai nostri incerti anni. Almeno, io sento che ogni pagina mi aiuta a guardare con attenzione e un po’ di distacco scettico al mistero della vita e del mondo e delle relazioni fra le persone; ogni pagina approfondisce il senso del nostro, del mio stare sulla terra.
Penso quanto mi piace stare sulla sedia a sdraio sul balcone del sanatorio con Hans, a pensare e pensare, incurante del tempo, quasi che il tempo non debba essere un problema.
Ma quanto anche sia gioioso e stupefacente tornare nel mondo dopo le ore sul balcone.
La dialettica fra eros/amore e l’attrazione per il mistero della morte in Hans, ci riguardano tutti.
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