Camminare sul filo: mi sembra la metafora più comprensibile per dire che il gruppo di lettura non è acquisito e stabilizzato una volta per tutte: è, invece, sempre in bilico.
Deve continuamente lavorare per mantenere e, a volte, ritrovare, l’equilibrio per vivere bene, felice e prospero.

Equilibrio fra il carattere pubblico del gruppo, la continuità delle discussioni, le relazioni fra i partecipanti, la lettura al centro delle attività, la scelta condivisa del libro.
Camminare sul filo è estremamente più faticoso che fare un comodo – finto – gruppo di lettura.
Non ci interessa un comodo, finto, gruppo di lettura
Un comodo – finto – gruppo di lettura è un gruppo nel quale qualcuno: un bibliotecario, un lettore più sicuro di se, il direttivo di un club, una signora particolarmente abile nel preparare torte e apparecchiare per la merenda a casa propria – nel quale questo qualcuno, dicevo, organizza e decide per gli altri: sceglie i temi, sceglie i libri, fissa le date, assegna a qualcuno il ruolo di animatore del gruppo, sta dietro la scrivania sulla pedana e dispone davanti a se le sedie come in una conferenza.
Fare un gruppo di lettura che cammina sul filo significa invece condividere la scelta del libro da leggere, discuterne, magari a lungo, prima.
Significa rendere il gruppo veramente uno spazio pubblico: nel quale si partecipa liberamente, nel quale vengono accolte tutte le letture possibili di quel libro, nel quale non c’è qualcuno che impone la propria agenda agli altri.
Significa rendere il gruppo davvero aperto: facendolo conoscere, accogliendo chi viene per la prima volta e chi viene da sempre; auto-organizzandosi nel regolare la discussione.
Significa metabolizzare le discussioni troppo lunghe, gli interventi prolissi; riportare con gentilezza sul testo, chi se ne sta allontanando troppo, e lo fa con insistenza, come se il libro non fosse più il centro della discussione.
Il gruppo di lettura è questa fatica dell’equilibrio, altrimenti si perde.
Un Gdl dovrebbe far proprio quel che diceva il grande Karl Wallenda (capostipite della famiglia di funamboli):
“Stare sul filo è vivere, tutto il resto è aspettare”.
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