
Non penso che molti di voi avranno l’opportunità di leggere questo libro, ma io lo consiglio lo stesso. Anche perché ultimamente leggo solo libri poco… di massa, diciamo, o addirittura originali, e quindi non avrei più nulla da scrivere.
Innanzitutto, una piccola premessa su come sono arrivata a leggere questo romanzo. Questa estate, come ho già avuto modo di dire, sono stata in vacanza negli Stati Uniti. Fra i vari stati che abbiamo toccato, c’era anche il Wyoming, dove è rimasto un po’ del mio cuore, e dove abbiamo alloggiato in un albergo storico, The Occidental (guardate il link, ne vale la pena: sembra finto, ma era veramente così). La nostra stanza era quella chiamata Owen Wister, dal nome dello scrittore che spesso ha soggiornato in questo hotel, e si dice anche che qui abbia scritto alcune pagine del suo romanzo “The Virginian”, o che comunque abbia preso ispirazione dagli ospiti dell’albergo nel delineare alcuni personaggi del libro. The Virginian è considerato il primo romanzo western, come abbiamo avuto modo di apprendere nel nostro soggiorno; nella nostra stanza c’era anche posto per un piccolo angolo scrittura, con scrivania lampada d’epoca, foto di Wister incorniciata, qualche libro, e una paginetta di spiegazione sullo scrittore e sul romanzo.
Ho letto qualche pagina del libro prendendolo in prestito nella fornitissima biblioteca dell’albergo, e poi, la mattina dopo, l’ho acquistato alla reception. Ne vale la pena. Se vi piace leggere in inglese, se vi affascina il West, se i cowboy sono la vostra passione, così come il cinema Western, procuratevelo. Se guardavate da ragazzi La casa nella prateria, vi sembrerà di essere lì.
In breve la storia: ambientato alla fine dell’Ottocento nel Wyoming, racconta dell’incontro fra il narratore e The Virginian, un cowboy, potremmo definirlo così, tuttofare nel ranch dell’amico della voce narrante; da buon cowboy, borderline fra bene e male, legge e giustizia fai da te. Coraggioso, temerario, giusto, corretto, ma anche romantico. Sì, perché non si parla solo di bestiame, bisonti, fuorilegge, indiani; nello sperduto Wyoming arriva una maestra della East Coast, chiamata a educare i bambini del villaggio, e vi lascio immaginare di chi si innamorerà. Ovviamente non è così semplice l’incontro fra l’evoluto East e il selvaggio West, ma altrimenti non ci sarebbe storia… Eh sì, una buona parte (non tutto, ovviamente) del romanzo si basa sulla storia d’amore e sui contrasti fra questi due mondi così diversi.
Ho letto in giro che Wister ha avuto il merito, innanzitutto di aprire in qualche modo questo genere, e poi di far conoscere il Selvaggio West sulla Costa Orientale. Oggi non sarà più così selvaggio, ma sicuramente è un altro mondo. Sempre affascinante, e ancora di più se vissuto attraverso le pagine di un secolo fa.
*giuliaduepuntozero
PS: nella foto sopra, l’insegna del ristorante collegato all’hotel, che prende il nome dal romanzo.
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