
Mentre leggevo questo libro, avevo la sensazione che stessi leggendo le pagine di un quotidiano, per l’attualità dell’ambientazione.
L’ultima indagine del commissario Kostas Charitos, in Prestiti scaduti di Petros Markaris, ed. Bompiani, è ambientato nella Grecia dell’estate del 2010, fra Mondiali sudafricani e lo scoppio della crisi economica.
Non manca certo, come nei precedenti, tanta ironia, grazie alle numerose e spassose gag fra il commissario e la moglie Adriana, dispensatrice di massime e filosofa di strada. Ma lo sfondo è dei più neri: scioperi, cortei, crisi economica, riforma pensionistica.
“La gente se ne sta a casa”, commenta Adriana. “Primo, perché la benzina è rincarata e, secondo, perché non ha i soldi per andare in giro, al massimo, ne ha per un caffè, e di pomeriggio, mica serale.”
Nei momenti difficili, Adriana invece che alla malinconia ricorre alla filosofia: “Non importa, non è che nelle case della gente ci piove dentro: si può anche non uscire.”
In questo clima nero un serial killer, o un novello gruppo terroristico, spaventa Atene, colpendo personaggi in vista nel mondo delle banche e della finanza. Decapitandoli. E l’accanimento contro banche, istituti di riscossione, società di rating, si rivelerà per nulla causale.
“Affonderemo, non c’è speranza.”, commenta Adriana.
“Perché?”
“Perché noi stiamo tutto il giorno a farci domande, mentre questi qui hanno la risposta per tutto. Quando tu stai a farti domande, mentre c’è un altro che ha le risposte per tutto, non puoi scamparla. Quindi affonderemo.”
Per fortuna che rimane la solidarietà delle persone, le soddisfazioni calcistiche, e qualche stratagemma per tirarsi su il morale.
“Nuovo itinerario individuato. A 100 metri svoltare a sinistra.” Me ne infischio e vado dritto.
“Ascolta: ma perché cavolo la tieni accesa questa baracca se non la stai a sentire?” sbotta alla fine Adriana, indispettita.
“Non mi serve so dove vado.”
“E allora, perché non lo stacchi?”
Accosto la Seat al marciapiede e spengo il motore. “Per tirarmi su il morale”, le rispondo.
“E questo che cosa significa?”
“Che tutto il giorno sento gente che pretende di dirmi quello che devo fare. Se non è Ghikas, è il ministro. Questo è l’unico che mi dice quello che devo fare, ma di cui posso fregarmene. E la cosa mi tira su di morale.”
*giuliaduepuntozero
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