
Non ho mai parlato di nessun libro di Chaim Potok, li ho letti tutti tempo fa, e ora mi è venuta voglia di rileggerne qualcuno. Sono ripartita da *Danny l’eletto*, edito da Garzanti, il libro con cui lo scrittore è diventato famoso (il titolo originale era: *The chosen*).
Quello che mi è sempre piaciuto dei suoi libri è il mondo che ti aprono davanti agli occhi. La maggior parte è ambientata nella comunità degli ebrei ortodossi chassidim di New York, le cui usanze sono descritte nei minimi particolari.
*Danny l’eletto* _a cui segue *La scelta di Reuven*_ narra dell’amicizia, guardata con stupore o addirittura malvista, fra Danny e Reuven. Entrambi ebrei, non potrebbero essere più diversi: il primo è infatti figlio dello tzaddik, il rabbino capo, della comunità chassidica di Brooklyn; il secondo, invece, è sì ebreo, ma di una comunità più moderata, figlio di un professore di idee aperte e moderne. I due ragazzi si incontrano, o meglio si scontrano, durante una partita di softball che vede fronteggiarsi le yeshivà (scuole) dei due ragazzi. Lo scontro diventa una vera e propria guerra, da cui Reuven uscirà ferito, colpito duramente a un occhio proprio da Danny. L’incidente, però, porta i due ragazzi a costruire un’amicizia solida e profonda, nonostante le opposizioni del padre di Danny e della comunità chassidica tutta.
Le vicende si svolgono durante la seconda guerra mondiale, e lo schierarsi a favore del sionismo e della creazione di uno stato d’Isreale, di cui i chassidim sono forti avversari, determinerà l’allontanarsi forzato dei due ragazzi. Ma l’amicizia è più forte di qualsiasi opposizione…
Mi piace molto, come dicevo, l’atmosfera, così lontana dalla quotidianità a cui sono abituata, gli abiti neri e la papalina, la cucina kasher, i riti e soprattutto le dispute sul Talmud, in cui Danny, dotato di un’intelligenza fuori dal comune, ma anche Reuven, eccellono, le usanze ai nostri occhi così strane, come il metodo di insegnamento del padre di Danny nei confronti del figlio, il silenzio:
“Il silenzio parla… che significa?”
“Bisogna che tu voglia ascoltarlo, e allora potrai udirlo. Ha una struttura bella, strana. Non parla sempre. Ogni tanto… ogni tanto piange, e puoi sentirci dentro il dolore del mondo. Allora fa male ascoltarlo: ma è necessario.”
*giuliaduepuntozero
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