Oggi, a Ramallah in Cisgiordania, i funerali di stato per un poeta come MAHMUD DARWISH, ritenuto uno dei più grandi poeti contemporanei in lingua araba.
Poeta della RESISTENZA palestinese, orgoglioso di essere palestinese, ma che non riteneva fosse una condizione necessaria per essere poeta: voleva essere cantore universale dell’amore e della libertà.
” Il poeta in una situazione di emergenza è necessariamente un politico, perchè anche la poesia entra a far parte della resistenza all’occupazione”
Alla violenza preferiva”una via LAICA, APERTA E RAPPRESENTATIVA della società civile. Una forza che portasse avanti le rivendicazioni di indipendenza del popolo, ma con mezzi al servizio del popolo e in armonia con l’epoca moderna”
Il poeta arabo che amava DANTE e ESCHILO e che voleva usare la poesia per avvicinare culture e persone.
Il poeta che voleva come punto di partenza la presa di coscienza di un’ IDENTITA’ LOCALE, ma per andare verso l’universale, per umanizzare la storia, cantare i temi dell’amore e della vita, per esaltare la bellezza contro la crudeltà dei tempi.
P otete legarmi le mani e i piedi
togliermi il quaderno e le sigarette
riempirmi la bocca di terra
la poesia è sangue del mio cuore vivo
Sale del mio pane luce dei miei occhi
Sarà scritta con le unghie lo sguardo e il ferro
la canterò nella cella della mia prigione
al bagno
nella stalla
sotto la sferza
tra i ceppi
nello spasimo delle catene .
Ho dentro di me un milione di usignoli
per cantare la mia canzone di lotta .
IL SOGNO DEI GIGLI BIANCHI
Io sogno gigli bianchi
in un ramo d’olivo
un uccello che abbracci il mattino
sopra i fiori di limone.
Io sogno gigli bianchi
in una strada di canto
e una strada di luce…
o sogno
e voglio un cuore buono
che non sia pieno di fucili
e un giorno intero di sole.
Voglio un bimbo che all’alba sorrida
non un pezzo di ricambio
in strumenti di guerra.
Son venuto per vivere il sole
che sorge, ma non quello che tramonta.
E non ho voglia di morire
e combattere donne e bambini.
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