Ancora un interessante incontro- alla Fiera del libro 2008 – con FETHIYE CETIN, nota in Turchia per il suo attivismo politico, che dopo il colpo di stato del 1980 ha pagato con tre anni di segregazione in prigione ad Ankara. Oggi, noto avvocato, si batte per la tutela dei diritti di tutte le minoranze.
Si può essere turche e, ad un certo punto della propria vita, scoprire di essera armena, perché la nonna , dopo 60 anni di silenzio, prima di morire ha voluto confidare a Fethye, sua nipote di essere una deportata della ” marcia della morte” del 1915.
“Migliaia di donne come mia nonna hanno tenuto nascosto il loro segreto, senza confessarlo a nessuno. Ed io scrivo per dare voce a queste donne“. Sono storie tenute segrete per timore di recare danno a chi le avrebbe ascoltate e condivise.
Fetiye ha ricordato, come nel turchesizzare l’Anatolia, alla nascita della Turchia come stato nazione, per molti -armeni, greci, siriani- tutto sia peggiorato rispetto ai tempi del precedente impero ottomano multiculturale, multietnico, multilinguistico. Ma il peggio è stato soprattutto per gli armeni, il cui genocidio – un milione o anche un milione e mezzo di morti- è ancora tabù in Turchia. Non se ne può parlare liberamente, come ben sanno il Nobel Pamuk o Elif Shafak, che ho già ricordato in questo blog, dopo aver letto LA BASTARDA DI ISTANBUL.
E così F. Cetin era presente a Torino per presentare il suo libro, pubblicato nel 2007 dalla casa editrice ALET, ma già alla settima edizione in Turchia.
HERANUSH,MIA NONNA è un piccolo libro di un centinaio di pagine, corredato anche di alcune foto di famiglia, una testimonianza del prima e del dopo la “marcia della morte” verso Aleppo: prima e dopo il massacro operato dai ” giovani turchi” e che portò all’uccisione a sangue freddo degli uomini, sgozzati e gettati nel fiume, e alla deportazione di donne e bambini.
Un prima in un villaggio armeno di religione cristiana, in cui si viveva serenamente e di cui si fanno rivivere persone, riti, cibi, profumi, colori. E poi la tragedia e la costruzione di un’altra vita che cancella via radicalmente la precedente: Heranusch, ” avanzo di spada”, sottratta alla madre, convertita all’islam e poi sposa al figlio del padrone turco, perde persino il nome e diventa Seher. Una famiglia, come tante famiglie, distrutta, cancellata e dispersa e nella nonna il terribile segreto e il desiderio di ritrovare i genitori e un fratello fuggiti negli Usa.
Fetiye, solo dopo la morte della nonna- con un necrologio pubblicato su una rivista , ha rintracciato e riabbracciato questi parenti. La sua testimonianza ha fatto uscire dal silenzio altre donne, che hanno trovato il coraggio di prendere contatti con lei. Qualcuno dice che il 50% dei turchi siano armeni!
Ciò che più mi ha colpito- oltre alla drammatica storia vera raccontata dal libro- è il messaggio ribadito nell’incontro di Torino da Fetiye, che vive ora a Istanbul questa sua doppia esistenza di turca e armena, ma senza crisi di identità. “Basta ricordare che in fondo non esistono etnie pure: non siamo forse un po’ tutti METICCI ?.
E- aggiungo io- lo saremo sempre di più in questo mondo globalizzato. E forse è utile ricordarlo nel nostro attuale contesto politico..proprio oggi anche in Italia!
FETHIYE CETIN HERANUSH MIA NONNA Halet ed. 2007 pp. 106 euro 12,00
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