Ogni anno nuove commemorazioni. La più importante del 2008 è certamente il sessantotto. Anno dei portenti o annus terribilis? nessuno può rimanere indifferente rispetto ad un evento che ci ha certamente cambiato la vita in bene o in male, sempre secondo i punti di vista.
Per una esplorazione attenta e approfondita niente di meglio che leggere i due grossi volumi pubblicati in queste ultime settimane dall’ Espresso.
Cè un evento dentro il 68 che mi incuriosisce in modo particolare: il mito costruito in Occidente intorno alla Rivoluzione Culturale, in un momento in cui per taluni la Cina era un modello ineguaguagliabile di egualitarismo rispetto all’Urss burocratizzata e in pieno revisionismo.
Chi negli anni 70 era almeno studente di scuola superiore non ha subito il fascino delle Guardie rosse con il loro fuoco rivoluzionario o di un Mao che ribadiva la complementarità del lavoro manuale e del lavoro intellettuale?
Oggi la rivoluzione Culturale è ben altro. Forse non sono ancora state scritte opere di serio approfondimento, soprattutto in Cina, ma la verità – che è abissalmente diversa da quello che sapevamo – è venuta a galla.
E’ disarmante vedere come si costruiscano i miti e come poi si demoliscano.
Se qualcuno del blog è interessato a questo tema posso suggerire alcuni testi che ho riletto in questo ultimo periodo e che aiutano ad entrare dentro la verità ( sempre che esista la verità!!!). Sono opere scritte da cinesi, che non vivono più in Cina e le cui opere non sono ancora pubblicate, perchè proibite, in quella Cina già diventata superpotenza.
Mi riferisco, prima di tutto a CIGNI SELVATICI( TEA 1998 ), sottotitolo tre figlie della Cina, di JUNG CHANG, un grosso volume di circa 700 pagine: non è un romanzo, ma un’autobiografia di scorrevole lettura che ci fa conoscere attraverso una saga familiare cento anni di storia, attraverso tre generazioni, dal tempo della nonna concubina dai piedi fasciati alla fine della Rivoluzione culturale, che è possibile seguire passo passo dal 1966 al al 1978, conoscendone tutti gli orrori, vissuti come testimonianza diretta.
La cosa più sconvolgente è vedere come, nonostante l’evidenza dei fatti, che riguardano l’autrice e i suoi genitori, alti funzionari del PCC, la narratrice – in un clima di esasperato fanatismo e divinizzazione del Gran Timoniere- soltanto alla fine di un decennio di violenze e soprusi- riesce a capire che la Banda dei quattro è in realtà la Banda dei cinque e che pertanto includeva anche Mao.
Chi invece vuole entrare dentro la Rivoluzione culturale e in particolare al periodo della cd. rieducazione rurale, posso suggerire un percorso più agile attraverso due brevi romanzi di piacevole lettura:
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WEI WEI La ragazza che leggeva il francese ( e/o 2007 ): romanzo autobiografico di chi, studentessa liceale negli anni 70, finisce per spalar letame e altro in una Comune e, quasi alla fine della Rivoluzione Culturale, che definisce”lunga e dissennata convulsione politica”, ha la fortuna di essere selezionata per entrare all’Università, riaperta dopo sei anni, ma non è libera di studiare medicina, come sogna da sempre, ma è costretta a studiare il francese, lingua di cui non sa nulla. Per fortuna poi scatterà un innamoramento per questa lingua e per la sua letteratura. All’inizio non è facile, perchè è costretta a studiare libri di Mao, tradotti in francese, ma poi scopre il vero francese, anche se pochissime opere sono sopravvissute ai roghi delle Guardie rosse. Erano tempi in cui le biblioteche erano case di prostituzione spirituale e tempi in cui Tolstoj, Dante, Shakespeare, Balzac e…altri erano spazzatura capitalistica.Interessanti sono soprattutto le osservazioni sulla lingua cinese confrontata con la lingua francese.
Scrivere in Cina prima il cognome e poi il nome, l’indirizzo in un certo ordine, riflettere sulla precisione con cui si indicano i ruoli nel nucleo familiare, il fatto che il francese utilizzi tempi, modi e persone invece del solo infinito scaturiscono da una certa logica che è diversa rispetto al nostro modo di essere e di vivere da occidentali.
E poi anche per WEI WEI i libri ti cambiano la vita: divorare libri francesi è “aprire nuovi orizzonti, scoprire che esistono altri modi di vivere,vedere sentire, pensare, ragionare, amare, dipingere il mondo, descrivere stati d’animo” E questo infatti ha dei riflessi nella vita concreta di Wei Wei, che sente nascere in sè l’amore in modo spontaneo, dimenticandosi che la Cina anni 70 era ancora terra di matrimoni combinati dai genitori.
E se questo romanzo vi è piaciuto potreste rispolverare un romanzo, scritto sempre in francese e uscito nel 2000:
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DAI SIJIE Balzac e la piccola sarta cinese ADELPHI : l’autore è anche regista del film omonimo: nel 1971 i due giovani protagonisti”figli di sporchi borghesi”, “marmocchi di ricchi” sono rieducati in uno sperduto villaggio di montagna.Molti sono gli episodi divertenti e condotti con ironia, ma la parte più significativa del romanzo è una valigia rubata di libri proibiti con opere di Balzac, Dickens e tanti altri che aiutano a rendere meno dura la vita nei campi o in miniera di Ma e di Luo, ma anche della piccola sarta cinese , che da ignorante e innocente contadina, si trasforma e scopre un mondo di avventurosa bellezza, che è strumento della sua emancipazione.
C’è qualcuno tra i pochi, arrivati in fondo a questo lungo post , che mi possa indicare qualche altro romanzo di autore cinese che si occupi in qualche modo di Rivoluzione Culturale? E poi a qualcun altro interessa parlare di sessantotto?
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