Fra le osservazioni su La vita agra di Luciano Bianciardi all’ultima riunione del gruppo di lettura di Cologno, alcune hanno puntato sulla forza del narratore nel descrivere e rendere agli occhi del lettore la vita nelle aziende milanesi negli anni del boom economico, le aziende del terziario e del quartario, come le chiamava Bianciardi.
L’autore disprezzava, evidentemente, il meccanismo editoriale del quale lui stesso viveva, gli sembrava improduttivo: terziario e quartario
non sono strumenti di produzione, e nemmeno cinghie di trasmissione. Sono lubrificante, al massimo, sono vaselina pura.
Ma il punto che interessa il lettore di oggi non è questo; noi ci siamo abituati a sentirci vaselina. Il punto che ci interessa è vedere ritratti nei paragrafi de La vita agra quadri e scene cui ci siamo abituati e che vediamo, e, magari, inconsapevoli, interpretiamo pure noi:
Il metodo del successo consiste in larga misura nel sollevamento della polvere. E’ come certe ali al gioco del calcio, in serie C, che ai margini del campo, vicino alla bandierina, dribblano se medesimi sei, sette volte, e mandano in visibilio il pubblico sprovveduto. Il gol non viene, ma intanto l’ala ha svolto, come suol dirsi, larga mole di lavoro. Così bisogna fare nelle aziende di tipo terziario e quartario…
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