Sabato sono andata in libreria – da sola. Non che non mi piaccia andarci in compagnia ma è capitato per caso. Così, dopo parecchio tempo, ho riprovato l’emozione di sedermi e iniziare a leggere lì, in silenzio, quello che avevo appena comprato. E poi, visto che sono andata a comprare i libri che leggerò quest’estate, l’occasione è diventata davvero speciale. Mi sono ricordata di tutte le volte in cui, in partenza per una vacanza e con quel senso di vaghezza che accompagna sempre i preparativi di un viaggio (a volte con nuovi amici o con nuovi fidanzati o per destinazioni molto lontane) entravo in libreria pensando: sarò in quel posto, con questo o quest’altro: che libro posso portarmi? Magari se la compagnia non mi convinceva troppo, il libro doveva essere di un autore già amico, che sapevo mi avrebbe confortato in caso di difficoltà. Al contrario, più ero tranquilla, più mi arrischiavo verso lidi sconosciuti. In ogni caso, ho iniziato a leggere l’introduzione dei libri appena acquistati, Eugenia Grandet di Balzac e L’Urlo e il Furore di Faulkner. Non che voglia convincervi a leggere a tutti i costi i miei stessi libri ma una volta tanto la prefazione mi ha incantato…
Di Balzac, ecco cosa dice Stefan Zweig:
“Balzac, a cui la propria visione intuitiva dovette divenire incomprensibile, che dovette forse gettare più di una volta uno sguardo sgomento, quasi folle, sulla sua propria opera come su una cosa inconcepibile, fu per forza ligio a una filosofia dell’incommensurabile, a un misticismo cui non bastava il corrente cattolicesimo d’un De Maistre. E questo granello di magia ch’era intimamente in lui, questa cosa inafferrabile che fa sì che la sua arte non è solo chimica della vita, ma alchimia, segna il suo valore di fronte ai posteri, di fronte a Zola specialmente, che raccoglieva pietra su pietra là dove Balzac non faceva che voltare l’anello fatato per far sorgere un palazzo con mille finestre”.
Di Faulkner scrive invece Fernanda Pivano:
“Come in un caleidoscopio, le sue storie mescolano i loro colori, li scompongono e ricompongono, e il ritmo della sua prosa risponde alla perfezione a queste esigenze: non è enfatico, ma è mosso da un lento movimento senza slancio, come nel fluire di una inondazione spinta da un’irrefrenabile forza ipnotica”.
E voi, avete già deciso cosa leggere in vacanza?
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