Il vento

Emily Dickinson ha scritto questa poesia (l’avrà scritta in una serata ventosa come questa?)

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Quanto solitario deve sentirsi il vento di notte

quando la gente spegne le luci

e tutto ciò che ha un tetto

spranga le imposte e sta dentro

 

Quanto vanitoso deve sentirsi il vento a mezzogiorno

passeggiando insieme a musiche incorporee

correggendo gli errori del cielo

e schiarendo il paesaggio

 

 Quanto forte deve sentirsi il vento di mattina

accampandosi su mille aurore

sposandole e ripudiandole tutte

poi innalzaldosi al suo tempio sovrano

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3 risposte a “Il vento”

  1. il vento..a ruota libera.. mi porta ad un’altra …emozione

    LENTAMENTE… Pablo Neruda

    Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi
    percorsi, chi non cambia la marca, il colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

    Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini
    sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli
    occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore
    davanti all’errore e ai sentimenti.

    Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro,
    chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
    chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

    Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova
    grazia in se stesso.

    Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare;
    chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

    Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
    chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
    chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno
    sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

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  2. La Dickinson è un poeta straordinario, le sue poesie restano ormai da anni sul comodino accanto al mio letto, un concentrato di vita da cui attingo a piene sorsate.
    Straordinari sono il suo senso della natura, la sua capacità di distillare “un senso sorprendente da ordinari significati, essenze così immense da specie familiari”, l’evocazione di metafore e di simboli senza affettazione o ricerca dell’effetto.
    Il linguaggio della Dickinson è scarno, conciso, ellittico, ma di una intensità ineguagliabile, e mai come in questo caso la traduzione deve tradire la lettera per provare ad avvicinarsi al nucleo vibrante ed indicibile dei versi.
    Sul vento, senza intenti naturalistici ma con una concreta adesione all’esperienza e al “giardino della mente” esplorato da Emily, ecco un altra poesia:

    Bussava il vento come un uomo stanco.
    Io, padrona di casa,
    “Entra” gli dissi audace, ed entrò allora
    nella mia stanza

    un ospite veloce, senza piedi:
    dirgli di accomodarsi
    sarebbe stato assurdo come offrire
    una poltrona all’aria.

    Era senz’ossa, e perciò inafferrabile.
    La sua favella era simile all’empito
    di uccelli senza numero, che cantassero insieme
    in un cespuglio celestiale.

    Il suo volto era un’onda,
    le sue dita al passare
    lasciavano sfuggire un suono, come
    un alitare tremulo su un vetro.

    Sempre in moto mi fece la sua visita;
    e poi, timidamente,
    bussò di nuovo – con agitazione –
    e mi ritrovai sola.

    E per gli appassionati della lettura:

    Nessun vascello c’è che come un libro
    possa portarci in contrade lontane
    né corsiere che superi la pagina
    d’una poesia al galoppo –
    Questo viaggio può farlo anche il più povero
    senza pagare nulla –
    tant’è frugale il carro che trasporta
    l’anima umana.

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  3. Bellissime, entrambe, non le avevo mai lette. Lentamente di Neruda invece la conoscevo già, ma è sempre emozionante rileggerla.

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