Come parlare di un libro senza averlo letto.

A pag.VII di Tuttolibri di oggi un articolo, da cui riprendo un passaggio: “Nonostante le apparenze, la maggior parte degli scambi di comunicazione su un libro non lo riguardano, bensì si basano su un insieme molto più ampio, rappresentato da tutti i libri determinanti sui quali si basa una certa cultura in un dato momento. Ed è proprio tale insieme, che denominerei a questo punto la biblioteca collettiva, che conta veramente, in quanto è la padronanza che abbiamo di essa ad essere messa in gioco nei discorsi che vertono sui libri. Tuttavia questa padronanza è una padronanza di relazioni, non di un elemento piuttosto che di un altro singolo elemento, ed essa si concilia perfettamente con l’ignoranza di una gran parte dell’insieme. In tal modo un libro smette di essere sconosciuto dal momento in cui penetra nel nostro ambito percettivo, e non saperne nulla non rappresenta affatto un ostacolo per rifletterci o parlarne.”

Abbiamo, appunto, voglia di rifletterci e parlarne?

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7 risposte a “Come parlare di un libro senza averlo letto.”

  1. Devo dire la verità, io il libro di Bayard (“Come parlare di un libro senza averlo letto”) non l’avevo neanche preso in considerazione. Pensavo fosse un manuale per non lettori o per commentatori da salotto, figuratevi un po’. Invece questo assaggio pubblicato da Tuttolibri è di tutt’altro stampo (ecco un altro caso di titolo sbagliato: per strizzare l’occhio a certi lettori, ne perde per strada molti altri, che sarebbero probabilmente i suoi veri lettori).
    Il tema è affascinante. Da un lato direi (lo dico prima di averlo letto, visto che l’autore mi autorizza) di essere molto d’accordo con l’affermazione che conta di più la relazione tra i libri (cioè la biblioteca) che il libro stesso. Dall’altro mi si affollano subito un sacco di dubbi, il principale dei quali mi si presenta con il volto di Steiner (George). Il quale direbbe che quella di parlare (e scrivere) senza leggere è una tipica manifestazione della “cultura del commento” a cui lui oppone un “ritorno ai testi stessi”. Il nodo può essere (forse) sciolto pensando che Bayard sta parlando di cultura (che non richiede necessariamente la lettura) mentre Steiner di lettura (che non richiede necessariamente la cultura?)

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  2. Aiuto!
    Non ho sottomano “Tuttolibri” di ieri (in quanti non l’hanno?) quindi mi mancavano i riferimenti proprio per capire di cosa si stesse parlando esattamente nel post di *Marina*.
    Ora *Egolector* ci ha ricordato il titolo del libro e l’autore: _Come parlare di un libro senza averlo mai letto_ di Pierre Bayard.
    Libro di cui, in effetti, nelle scorse settimane si è parlato un po’ a sproposito: se il tema è questo che marina e egolector ci stanno proponendo, forse allora vale la pena discuterne. Il prevalere delle *relazioni* sui singoli elementi, della “biblioteca” sul libro è un tema affascinante, che tra l’altro si lega a un filone assai fecondo della cultura del 900. MI serve però leggerne un po’ di questo libro, altrimenti il mio contributo finisce qui. Qualcuno l’ha letto questo libro?

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  3. *egolector*e *luiginter* io non ho letto il libro ma solo l’articolo, di cui ho postato peraltro solo una parte. Inoltre non ho indicato il titolo del libro. Mi scuso perciò per la nebulosità iniziale che avete chiarito. Oltretutto, non ascoltando nè vedendo trasmissioni “di libri”, non sapevo si fosse già parlato del libro di Bayard. Una mia riflessione me la sono fatta, in base all’articolo, ma aspetto un pò a scriverla…così semmai concordo. Ma il libro non lo leggo, mi attengo a ciò che la recensione mi dice…

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  4. Link all’articolo per chi lo volesse leggere:
    http://www.lastampa.it/_settimanali/ttL/default_pdf.asp?pdf=7

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  5. Ho visto che sul sito di Panorama c’è una breve intervista a Pierre Bayard a proposito del suo libro:
    si legge Qui

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  6. ok…letta l’intervista su Panorama…a questo punto però, dico.
    Credo che appunto, non sia difficile parlare di un libro senza averlo letto:l’esempio dell’ “Ulisse”mi calza a pennello, ho in casa il mattonazzo, è un libro di famiglia in edizione 1960 e non l’ho mai letto. Ma potrei parlarne, attivando un pò di collegamenti, inserendolo in cornici cognitive personali.
    Credo però che la questione sia un’altra e cioè che se io ho letto un libro e questo libro mi ha mosso qualcosa dentro, è stato per me una lettura significativa che ha aggiunto un nuovo sguardo alla mia lettura del mondo, questo libro io ” lo sentirò”, perchè sarà stato” un libro che mi ha parlato”.
    A questo punto io potrò parlare di un libro che non ho letto, l’”Ulisse”di Joyce per esempio e di uno che ho letto e” mi ha parlato”, anche tanto tempo fa,…la differenza, percebile secondo me, non sarà legata alle competenze e ai collegamenti che io sarò in grado di fare per entrambi, letto o non letto, quanto all’avere (o aver avuto ormai sedimentato) o al non avere (o aver avuto) un libro “nel cuore”.

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  7. urca Marina, l’argomento è appassionante. Da quello che ho capito (e sentito) quella di Bayard è una provocazione (che giustamente avete accolto nel dirci che non lo leggerete) e mi sembra che come ha sottolineato egolector, il punto stia tra il testo nudo e la rielaborazione di quel testo (raccontato, commentato, riassunto ecc.). Infatti, e questo è anche uno dei nodi cruciali dei gruppi di lettura, una cosa è leggere per sé, un’altra è leggere per comunicare-raccontare-recensire ad altri. Ma anche, come già avete detto, i libri entrano in relazione tra loro e creano un terreno fertile per altre letture e ancora, come dice Bayard, creano quella visione d’insieme che rende il singolo libro superfluo (ma qui io non sono d’ccordo). Ma appunto è difficile capire dove sia la linea di confine non avendo un testo a cui fare riferimento (quindi checché lui ne dica, noi pensiamo: per poterne parlare e capire cosa voleva dire veramente dovremmo leggere il libro). Intanto grazie, vedo se riesco a recuperarlo…

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