Attività alternative da ufficio

Trovandomi (dopo anni in cui avevo abilmente rifuggito questi ambienti) a lavorare in un ufficio, mi sono resa conto che i tempi sono variabili: passo dalle corse quasi atletiche cercando di fare 3 cose in una, chiamata da più persone contemporaneamente con le esigenze più disparate, alla calma piatta letargica. Cosa fare in questi momenti per evitare che cali la palpebra e non essendo io in grado di starmene lì con le mani in mano?

A volte mi invento lavori come bagnare le piante o sistemare l’armadio della cancelleria, ma spesso ne approfitto per dedicarmi un pochino ai fatti miei: sistemare il cv, leggere blog interessanti o giornali online, scrivere…

Cosa c’entra questo post con il luogo che lo ospita? Vengo al dunque. Riflettevo anche con amici nei giorni scorsi, che questi momenti vuoti da ufficio spesso sono occupati con attività alternative varie, ma quella che ben si presterebbe – vale a dire la lettura di un libro in carta – mi sembra sia poco praticata, forse perchè non dissimulabile e quindi poco accettata dal resto dei colleghi. E’ più facile giocare al solitario con le carte, perchè all’occorrenza si clicca un tasto e il solitario scompare ad occhi indiscreti. Ma un libro più difficilmente si può far sparire.

Come faccio quindi a finire “Palazzo Yacoubian” per la discussione di stasera? Meno male che oggi il capo non c’è e ho deciso che provo a fare la facciatosta e a trasgredire spudoratamente il galateo da ufficio. Vediamo cosa succede.

E voi cosa ne pensate?  

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7 risposte a “Attività alternative da ufficio”

  1. io infilo i libri in una bustona per la posta interna e mi chiudo al gabinetto per una mezzoretta ogni tanto; purtroppo ci sono situazioni imbarazzanti tipo restare bloccata a sorbirsi le attività da “toilette” di tutte le altre che vanno e vengono, oppure uscire tranquilla col bustone dopo la lunga permanenza non sentendo alcun rumore e invece magari c’era davanti allo specchio la solita silenziosa che passa lunghi quarti d’ora a rifarsi il trucco;
    però così ho letto un sacco di roba, proprio un sacco

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  2. Tempo fa un amico mi aveva raccontato che nel piccola azienda di attività legate al transito navale dove lavorava, era stata allestita una piccola palestra. La cosiddetta “produzione”ne aveva risentito positivamente.
    Auspico la creazione, negli uffici, di confortevoli e silenziose stanze di lettura, con poltrone e senza computer.

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  3. Mi piace molto, anzi moltissimo l’idea delle stanze di lettura. L’estenderei anche ai luoghi di incontro, transito, attesa.
    Se c’è un posto dove leggere in silenzio e in compagnia, il contagio della lettura è più facile e portare un libro in borsa diventa un’abitudine.
    Ciao da br.

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  4. Concordo con brossura e Marina, sale di lettura (e in silenzio) ovunque. Sarebbe bellissimo. Anche al lavoro (una pausa di un quarto d’ora ogni tanto si potrebbe fare, no?)

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  5. Belle le reazioni e le idee proposte. Ho solo una perplessità: se un libro mi prende faccio fatica a staccarmene, quindi temo che “una pausa di un quarto d’ora ogni tanto” possa diventare pericolosa…
    In ogni caso il mio pomeriggio di semilibertà che mi sono dedicata ha avuto i suoi frutti: sono riuscita a finire il libro di cui si é parlato stasera durante il nostro GdL casalingo (se riesco vi racconto presto) e mi sono rilassata a vivere la mia postazione lavorativa in modo diverso, con un libro tra le mani, immersa per un paio d’ore in un mondo altro, molto lontano da quelle quattro mura.

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  6. fenice, grazie, io da quando ho letto il tuo post sogno scompartimenti in treno dedicate ai lettori, lounge di lettura nei principali aeroporti, sale di lettura di quartiere (da affiancarsi alle biblioteche, spesso troppo piccole o non adeguate) e nelle librerie (ma davvero, non quello spazio rumoroso e disordinato che esiste oggi) e caffè di lettura, dove l’accesso è permesso solo con un libro e si sta a leggere in silenzio magari per un pomeriggio…

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  7. *fenice* in effetti “pericolosa”è una definizione che spesso è stata associata alla lettura e ai libri. Una sorta di dipendenza?

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