Sabato mattina, mercato di Sesto S.G., hinterland milanese: tra frutta, polli allo spiedo e abbigliamento giovane c’è anche il banco che vende libri. Non è la prima volta che lo vedo e neanche la prima che mi fermo a rovistare tra la “merce” alla ricerca di qualcosa di interessante. E non sono l’unica cliente, accanto a me un pubblico abbastanza variegato, soprattutto donne, ma anche uno straniero che si intrattiene a chiacchierare con la proprietaria sull’utilità di libri e film per imparare una lingua. Alla fine faccio due acquisti, per un totale di 6 euro; mamma e figlia di fianco a me se ne tornano a casa con un mappone dalla copertina colori pastello. Se ci penso mi sembra un ambiente davvero insolito per parole su carta, è proprio l’antitesi di una libreria o biblioteca, con i volumi riposti sugli scaffali seguendo un ordine logico; qui invece i libri sono sparsi, si scava nella pigna e magari si trovano le barzellette da automobilisti sotto al paradiso dei cocktail e alle poesie di Neruda, mentre Bruno Vespa fa capolino tra Baricco e Tutte le posizioni dell’amore. Il risultato può essere decisamente trash a volte, ma forse è un modo diverso di avvicinarsi al magico mondo della lettura e dei lettori. Che ne pensate?
Leggere al mercato
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