Ho apprezzato molto questo libro perchè è una via di mezzo – riuscita, a mio parere – fra saggio e romanzo su come si può viaggiare cercando di comprendere il diverso, possibilmente senza giudizio.
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La prima parte del libro (quando Kapuscinski è giovane e va in India senza sapere una parola di nessuna lingua, se non il polacco) è anche una testimonianza del fatto che la determinazione e l’impegno danno dei risultati (uniti alla buona sorte). Vi giro un link ad un’intervista a Kapuscinski (Rai News 24) che mi pare interessante.
Suggerisco anche, agli amanti del genere, la lettura di Ebano, dello stesso autore, nel quale sono raccolte le sue esperienze in diversi paesi dell’Africa. Sono curiosa di conoscere le opinioni dei gidiellisti.
Ciao
Anna
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