Orhan Pamuk ha vinto il premio Nobel per la letteratura
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Ho appena terminato la lettura di ISTAMBUL di Pamuk e mi sento immersa in quella atmosfera di malinconia che permea tutto il romanzo..ma non è un romanzo e neppure un saggio..difficile trovare una sola parola per definire questa opera, come forse è del tutto intraducibile l’HUZUM, parola chiave..una specie di spleen o forse qualcosa di più e di diverso.
Pamuk- originale nella sua scelta di affiancare, integrare il testo con fotografie in bianco e nero (colore adeguato a malinconia, rimpianto-tristezza..) della sua città, chè è il suo doppio, il suo specchio.
Pamuk bambino ,adolescente, adulto,che legge la sua città attraverso scritti di narratori del passato, che venivano lì a cercare l’Oriente e che legge, nella vita di ogni giorno e nelle sue lunghe escursioni notturne.
Miseria, sporcizia, grande storia
Tristezza di una città sospesa tra un passato illustre, imperiale e un presente in cui vorrebbe conservare la propria identità e nello stesso tempo -da Ataturk in poi -occidentalizzarsi, europeizzarsi.
Emozionante questo viaggio senza folklore, senza esotismo scontato dentro i vicoli bui, lungo il Bosforo, davanti alle vecchie case di legno sopravvissute, spesso sostituite dagli anonimi palazzoni di cemento, e soprattutto dentro l’anima malinconica di Pamuk che- da pittore e architetto mancato -si scopre SCRITTORE..per noi.
ISTANBUL per ricordare un mio viaggio di circa 20 anni fa e scoprire quello che non hai saputo o potuto vedere e per desiderare di andare oltre..nella conoscenza dello scrittore Pamuk!
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