Erri de Luca assolto.
Perché il fatto non sussiste; per non luogo a procedere. Semplicemente perché a molti, alla maggior parte dei componenti del Gdl, Erri De Luca piace.
Piace abbastanza. Abbastanza: perché qualche “ma” tutti l’hanno espresso; relativo allo stile, così condensato, essenziale, poetico, faticoso. Ma anche relativo alle storie raccontate, forse un po’ troppo centrate sull’io narrante, troppo autobiografiche,
Ripetute: come se la storia fosse sempre la stessa.
Però, si è detto, Erri ha il diritto di avere uno stile così essenziale, di chiedere al lettore di collaborare per cavare dal testo tutto il contenuto. E poi non è una colpa essere un poeta che scrive anche prosa. Certo la sua narrativa non è ascrivibile alla narrativa tradizionale del romanzo, delle narrazioni estese, delle scene, dei dialoghi, dei sommari che coprono il tempo e si alternano alle scene che lo dilatano. No, lui è diverso.
Lui ci invita a usare i sensi, tutti; l’olfatto soprattutto; e ci spinge alla memoria, ci guarda le viscere, ci porta in spazi e momenti che forse ci sono sfuggiti e che vale ripensare, capire.
Certo a coloro che non piace, proprio non piace. Accusato di vuoto, di ripetizione, di intimismo e individualismo incapace di divenire generale. Addirittura accusato di ideologismi, di avvicinare le classi popolari solo per maniera, per populismo abbinato a snobismo. Illeggibile secondo chi lo condanna. L’accusa voleva l’oblio per lo scrittore, forse.
Allora Erri assolto, anche se molti non sembrano amarlo.