L’intelligenza artificiale può leggere libri? Certo. Anzi, ne ha già letti un sacco, e continua a leggerne parecchi.
Lei non li legge nel senso in cui leggiamo noi, naturalmente. Ma quando legge un libro, lo studia, lo impara a memoria, lo riconosce. Può citarlo, commentarlo, confrontarlo con mille altri (in pochi secondi). E se le chiedete cosa ne pensa, vi risponderà, con argomenti. A volte farà degli errori, ma altre volte vi mostrerà una capacità interpretativa che può stupire.
Non è magia: è solo tecnologia.
Per chi venera i libri, dunque l’intelligenza artificiale, o AI, può diventare una compagna di letture. Uno sparring partner. Una lettrice attenta che, quando la chiamiamo, non è mai stanca di dialogare, di darci risposte.
Se la guidiamo, l’AI può aiutarci ad approfondire la lettura. Sa farci cogliere intuizioni che forse, altrimenti, svanirebbero.
Perché parlare di letteratura con delle macchine quando si può parlarne con una persona?
La risposta, ancora un volta, è che non si tratta di sostituire l’umano con l’AI. La conversazione con l’AI non rimpiazza la conversazione tra persone. Ma può integrarla.
Una conversazione con persone vere ha un valore che nessuna tecnologia potrà mai replicare. Però un AI può essere uno strumento – un mero strumento – per chiarirci le idee. Ci può permettere di formulare meglio quello che abbiamo in testa e così di scoprire cose che non sapevamo, o non sapevamo di sapere.
In più, l’AI si presta ad approfondimenti di ciò che leggiamo. E anche a esercizi. Per esempio, si può ordinarle di parafrasare un passaggio difficile, o di evidenziare campi semantici, o di dirci il suo parere da una prospettiva insolita.
L’AI diventa così un modo per aumentare l’esperienza di leggere il testo. Può mostrarci cose che da soli avremmo faticato a vedere.
Per fare l’esperimento, per prima cosa, scegliamo il libro. Meglio selezionare un testo adatto: non ha senso dare in pasto all’AI l’intero pdf di Guerra e pace o la Ricerca del tempo perduto.. Proviamo con un racconto, tanto per iniziare. O facciamole leggere qualcosa di più lungo, va bene, ma un capitolo alla volta.
E soprattutto, per questo test, dovremmo scegliere un testo libero da diritto d’autore. Per esempio, ho provato il Corto viaggio sentimentale di Italo Svevo, che, si sa, è morto, e dal 1928, quindi tutto ciò che lui ha scritto è di pubblico dominio. Se volete il libro lo trovate qui, gratis, oppure su Liberliber, già pronto in formato pdf. L’ho letto, l’ho dato in pasto alla AI, ne abbiamo parlato. È stato istruttivo.
Quindi, come si fa questo test? Apriamo la chat con l’intelligenza artificiale e alleghiamo il pdf del racconto, o del primo capitolo del libro.
Chiediamo all’AI di leggere con attenzione il testo, e poi magari di proporci un percorso di discussione in più tappe. Discutiamone, correggiamola quando dice qualcosa che non ci sta bene. Oppure cominciamo a interrogarla, a confrontarci con lei, a osservare come reagisce.
È importante ricordarsi sempre che l’interlocutore non è umano. Occorre mantenere la consapevolezza, il controllo della conversazione. L’AI non prova emozioni, ma possiamo usarla come una lente critica. Possiamo dirle di farci domande, citare passaggi, evitare gli spoiler. Se afferma qualcosa di impreciso (come peraltro può capitare a tutti, anche alle lettrici e ai lettori umani), chiediamole le fonti o una rilettura del passo.
Caricare pdf su ChatGpt: attenzione al diritto d’autore
Se l’opera è ancora coperta dal copyright, con il pdf non possiamo farci quasi nulla (a parte leggerlo). Quindi, sulle piattaforme AI, evitiamo di allegare pdf di questo tipo di libri.
In alternativa, possiamo chiedere l’autorizzazione all’editore, se siamo in contatto con lui. Ma qui il discorso si complica un bel po’. Per il momento lasciamolo perdere.
Quindi, nelle nostre prime conversazioni letterarie con l’AI, preferiamo i libri brevi di pubblico dominio: ce ne sono di bellissimi. I grandi italiani del Novecento, come Svevo, Woolf, Proust, sono quasi tutti fuori copyright, se defunti da almeno 70 anni. Potete prendere i loro libri in pdf, caricarli, farli leggere a ChatGpt e iniziare.
Gratis, legalmente, senza problemi. La letteratura di pubblico dominio è una risorsa immensa. Molto sottovalutata.
Ah, per quanto riguarda i diritti sulle traduzioni, è ovvio che l’AI sa tutte le lingue, quindi può leggere Joyce nell’originale inglese, Deledda in italiano, Flaubert in francese.
Quali intelligenze artificiali (gratuite) usare?
Una breve nota sui chatbot, per chi non avesse tanta dimestichezza.
Abbiamo usato la parola “chatbot”: spieghiamola. È un termine composto da due elementi: “chat” (dall’inglese “to chat”, che significa “chiacchierare”) e “bot”, abbreviazione di “robot”. Un chatbot sa tenere una conversazione con un essere umano attraverso messaggi di testo o vocali. Oramai i chatbot sono quasi sempre basati su intelligenza artificiale generativa, ossia in grado di generare testi, immagini, video (ma anche musica e un sacco di altra roba).
Chi ha la curiosità di avventurarsi nella lettura e nel dialogo testuale con un chatbot, sappia che non servono pagamenti. Basta andare su una delle piattaforme, fare leggere qualcosa all’AI, chattare con lei, guardare cosa succede. Qui sotto una lista dei chatbot più conosciuti: in apparenza funzionano tutte allo stesso modo: è un po’ come chattare su Whatsapp, ma vi accorgerete che ciascuno di loro risponde in modi assai diversi.
Secondo me, è interessante provarli tutti. Se avete voglia e tempo, sottoponetegli lo stesso racconto, lo stesso libro, in pdf. Fate le stesse domande, e vedete come ognuno risponde. È un esperimento: state testando come diverse AI leggono lo stesso testo. E le differenze dicono qualcosa sia sui chatbot sia sul libro.
Per scrivere questo post ho usato diversi strumenti: un computer, internet, una copia digitale del romanzo breve Corto viaggio sentimentale di Italo Svevo, Whatsapp (per chiacchierare con Gigi e Lorenza del tema del post) e, ovvio, per i test e per la scrittura della bozza, anche l’IA, in particolare Claude e ChatGpt, che si sono occupati pure di rileggere per segnalarmi refusi.
Anche l’illustrazione che correda il post è stata disegnata con l’IA.

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