Attenzione, contiene spoiler!
– Seymour Glass è un soldato americano, reduce di guerra e uscito da poco da un ospedale psichiatrico militare. Del protagonista di questo racconto di J.D. Salinger, uscito sul New Yorker nel 1948, non sappiamo molto: è in vacanza al mare con Muriel, sua moglie, la cui flemma ossessiva contrasta con l’incalzare nevrotico della madre che la chiama al telefono nella loro stanza d’albergo, la 507, mentre lui è in spiaggia, con addosso un accappatoio che non si toglie mai.
Qui trovate il testo in italiano e qui in inglese del racconto dei pescibanana
Già questo dialogo iniziale, una quinta teatrale asettica quanto una sala operatoria, rivela l’ecologia della parola di Salinger. Non si dilunga in chiacchiere. La sua scrittura tagliente come un bisturi costringe il lettore ad andare a caccia di dettagli.
La telefonata è un gioiello narrativo: in un botta e risposta raffinatissimo, le voci si sovrappongono, le frasi vengono lasciate a metà per la concitazione dell’una, preoccupata per l’incolumità della figlia, contro l’indolenza dell’altra che risponde tra una pennellata di smalto e uno sbuffo di sigaretta.
Il soggetto della chiacchierata è il controllo. A quanto sembra, Seymour Glass non è emotivamente equilibrato, ma dove la madre amplifica, la figlia smorza e il risultato si annulla in una strana inquietudine che avvolge il lettore in un crescendo accattivante.
Seconda quinta teatrale: siamo in spiaggia. La signora Carpenter sta cercando di mettere la crema sulla schiena di sua figlia Sybil, mentre questa chiede insistentemente del signor Gas, storpiandone il vero nome come spesso fanno i bambini (nella recente traduzione di Einaudi Matteo Colombo rende in questo modo il gioco di parole “Did you see more glass” alias Seymour Glass ovviamente, mentre la traduzione precedente di Fruttero riporta “Dov’è l’acchiappatoio?” dove Sybil identifica, con una metonimia, l’indumento con la persona cercata). Finita la tortura della crema solare, mentre la madre torna in hotel a bersi un cocktail, la bambina si precipita a cercare il suo eroe. E lo trova con l’accappatoio addosso, per l’appunto.
I due mostrano una confidenza di vecchia data (si sa che il tempo per i bambini non ha lo stesso valore di quello degli adulti e qualche giorno può equivalere, almeno esperienzialmente, ad anni passati insieme). E di nuovo serpeggia tra le pagine quella sottile inquietudine nell’osservare quella stramba amicizia.
Dopo un dialogo divertente dove, come nel Giovane Holden, Salinger dimostra di conoscere il linguaggio fantastico dell’infanzia, i due decidono di andare a fare il bagno. Con un intento però. Si va in cerca dei pescibanana.
“…È un giorno perfetto per i pescibanana”.
“Io non ne vedo, – disse Sybil.
– “Comprensibile. Hanno abitudini particolari. Molto particolari… Lo sai che fanno Sybil?”
Lei scosse la testa.
– “Beh, nuotando entrano in una grotta che è piena zeppa di banane. Sembrano pesci come tanti, quando ci entrano. Ma una volta dentro si comportano come maiali. So di pescibanana, pensa, che entrando in una grotta di banane ne hanno mangiate settantotto -. Avvicinò il materassino e passeggera di un altro passo all’orizzonte. – Va da sé che, dopo, sono così grassi che non riescono più a uscire. Non passano dalla porta. …. ” –
“Non troppo in là – disse Sybil. E cosa gli succede?….”
– “Beh mi spiace dirtelo, Sybil. Muoiono”.
– “Perché ?
– “Gli viene la bananite. Una malattia terribile”.
… – “Ne ho visto uno”.
– “Uno cosa, amore mio?”
– “Un pescebanana”.
– “Non ci credo! – disse l’uomo. -Aveva in bocca delle banane?”
– “Sì, – disse Sybil. – Sei”.
Terza quinta teatrale. Dopo un breve alterco in ascensore che denuncia la sua attitudine paranoica verso il mondo, Seymour torna nella 507. In sette righe, apre la sua valigia, prende un’automatica 7,65 e dopo aver guardato due volte la ragazza (così la descrive Salinger, non più moglie, con lo sguardo distaccato di chi non è più nell’aldiqua) si spara un colpo alla tempia destra.
Concludendo, la vita è insopportabile perché trabocca di pescibanana che sono travolti dall’ingordigia, dall’avidità, dalla bramosia di volere sempre di più. E in questo modo, arrivano all’autodistruzione, dichiarandosi guerra gli uni contro gli altri. Ma alla fine non ci sono né vincitori né vinti, ma solo perdenti. Perché la violenza avvelena chiunque la compia e non esistono antidoti efficaci.
Salinger, che si era arruolato nell’esercito americano durante la seconda guerra mondiale partecipando allo sbarco in Normandia, ci aveva visto giusto: oggi la bananite è un’epidemia globale e i pescibanana sono più numerosi che mai.
Ma finché ci sarà un Seymour Glass a raccontarlo e una Sybil Carpenter ad ascoltarlo, siamo salvi.
Chi vuole rinfrescarsi la memoria sul giovane Holden può andare qui
Parliamo di questo racconto nel gruppo di lettura del 15 ottobre: ecco come partecipare. Vi aspettiamo!
[In apertura: foto di Loay Ayyoub, The tragedy of Gaza. Quartiere di Al -Rimal, zona centrale della striscia di Gaza, 7 ottobre 2023. Al Festival della Fotografia Etica di Lodi, fino al 26 ottobre 2025.]

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