Fra le letture più belle e importanti della settimana certamente ai primi posti va il lungo articolo di Alberto Manguel dedicato a Joseph Conrad uscito domenica 21 luglio su Robinson/Repubblica:
“Lo straniero che attraversò la linea d’ombra”
“Nessuno resta uguale. Uomini e donne vivono come sognano Da soli. È l’esperienza di Marlow in “Cuore di tenebra”. Ed è la lezione del grande autore morto il 3 agosto 1924. Ma le sue avventure di parole e oceani profondi continuano.”
Le prime righe:
“L’esperienza del mondo (world) e l’esperienza della parola (word) si contendono la nostra intelligenza. Vogliamo sapere dove siamo perché vogliamo sapere chi siamo, perché crediamo, come per magia, che il contesto e i contenuti si spieghino a vicenda. Siamo animali dotati di coscienza di sé (forse gli unici animali dotati di coscienza di sé sul pianeta) e siamo in grado di esperire il mondo attraverso la parola, di avere l’esperienza del mondo trasponendo in parole la nostra immaginazione di quell’esperienza, come dimostra la letteratura. In un processo continuo di dare e avere, il mondo ci fornisce i frammenti che noi trasformiamo in storie, e che a loro volta offrono al mondo un’apparenza di senso e coerenza. Qualsiasi posto andrà bene per ispirare Atlantide, qualsiasi posto potrebbe vomitare fuori vestigia del Paese dei balocchi, qualsiasi posto potrebbe essere trasformato attraverso l’immaginazione del narratore in uno specchio del mondo, per quanto scuro, per quanto curiosamente sbieco. Il mondo fornisce gli indizi che ci consentono di percepirlo e noi ordiniamo quegli indizi in sequenze narrative che ci appaiono più vere del vero, sequenze che inventiamo strada facendo, in modo tale che ciò che chiamiamo realtà è quello che diciamo della realtà. «Poiché conosco le cose, le cose non esistono più», dice Flaubert ne La tentazione di Sant’Antonio.”
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