I libri della settimana, 5 ottobre 2023

Calvino, Marciano, la vita nella West Bank, la riflessione di Habermas su Internet e social media

Ernesto Ferrero, Italo, Einaudi, 2023, 232 pp.
Nel centenario della nascita di Italo Calvino (15 ottobre 1923 La Habana, Cuba) fioccano articoli, commemorazioni, ricordi e libri. Questo però è un libro speciale. Perché lo ha scritto uno che conosceva bene Calvino, un signore come Ernesto Ferrero che conosce bene la scrittura, l’editoria e il contesto nel quale Calvino viveva e scriveva. Come spiega Chiara Fenoglio su La Lettura (1 ottobre 2023), è insieme una memoria, un racconto e un’indagine. Ferrero, dice Fenoglio, «guarda al maestro e all’amico insieme da vicino e da lontano: il passo stilistico è quello del ritratto in cui precisione e sfumatura sono armonicamente legate.»

La scheda dell’editore: «Prendono vita i rapporti di Calvino con i genitori, l’importanza dell’imprinting famigliare, la passione per i fumetti e il gusto del disegno, l’amicizia con Eugenio Scalfari, i soprassalti della guerra partigiana, le passioni del dopoguerra, il legame con la Liguria, gli amori, tra cui il capitolo della relazione con Elsa De’ Giorgi, fin qui poco studiato. E poi il lavoro quotidiano, con i suoi piccoli segreti, in Einaudi e nelle redazioni dei giornali, l’incontro con Hemingway a Stresa, la visita a Silvana Mangano e Vittorio Gassman sul set di Riso amaro. E ancora il trauma dell’invasione sovietica in Ungheria e il progressivo distacco dal Pci e dalla politica militante, il viaggio in America, il matrimonio con Chichita Singer e le gioie della paternità con la nascita della figlia Giovanna, le decisive letture scientifiche, incontri-chiave (Perec, Barthes, Queneau), la fascinazione delle immagini, la scoperta dello strutturalismo e i soggiorni nelle metropoli come in altrettanti romitaggi, da Parigi a Roma, sino all’approdo ideale nella pineta toscana di Roccamare, dove scrive le Lezioni americane.
L’insulare Calvino sembra sempre altrove, ma rimane a stretto contatto con il proprio tempo. Il filo che si snoda lungo la biografia è fittamente intrecciato all’opera e ne illumina dall’interno la genesi e gli sviluppi, il metodo di lavoro, sempre sostenuto da una forte tensione etica, sperimentale e progettuale. Perfino il radicale disincanto degli ultimi anni non impedisce a Calvino di dare spazio a tutto quello che non è inferno, di reinventare se stesso e nuovi modi di fare letteratura. Con il suo approccio confidenziale e una scrittura che mira a raggiungere una fusione tra il «romanzo» biografico e il saggio critico privo di connotazioni specialistiche, Ernesto Ferrero ci aiuta cosí a capire meglio una delle figure piú amate della nostra letteratura.»

Marco Pastonesi, Rocky Marciano Blues. Una storia in quindici round e dodici battute, 66th and 2nd, 2023 168 pp.
È noto come i libri sullo boxe siano fra i migliori prismi per osservare un momento della storia di alcune società. In questo Pastonesi racconta un pugile molto noto agli appassionati di questo sport, nato nel 1923 e morto nel 1969, considerato uno dei migliori della storia, nonostante avesse poca tecnica.
La presentazione dell’editore: «Non aveva gioco di gambe. Non aveva varietà di colpi. Non aveva l’arte della difesa. Non aveva stile, eleganza, classe, talento. Non aveva fantasia. Non aveva l’altezza né l’allungo. Non aveva neanche la pelle nera dei più grandi pesi massimi di quell’epoca. Ma aveva un pugno, uno solo: il destro, ribattezzato «Suzie Q», che prima o poi metteva a segno. E per l’avversario si spegneva la luce. In un angolo del ring c’è lui, Rocky Marciano, il Bombardiere di Brockton, l’imbattuto campione dei pesi massimi, con le sue origini italiane, i 49 match con 49 vittorie e 43 ko. Tra le vittime Joe Louis e Jersey Joe Walcott, Roland LaStarza e Archie Moore; e a giudizio di un’intelligenza artificiale, perfino Muhammad Ali. Nell’altro angolo ci sono loro, gli uomini e le donne del blues e del jazz, con voci e armoniche, pianoforti e trombe; con le loro origini afroamericane, le storie di razzismo, gli accordi con il diavolo, i colli di bottiglia, le notti nelle bettole e le sessioni in studio. Le corde del ring e quelle della chitarra. Ma cosa c’entra Rocky Marciano con Bessie Smith, Robert Johnson, John Lee Hooker e Miles Davis? C’entra a suon di pugni. E c’entra a ritmo di blues. Marco Pastonesi attraversa musica e boxe per raccontare nel suo stile inconfondibile la storia di uno dei più grandi campioni mai espressi dal pugilato, una storia in quindici round e dodici battute.»

Jürgen Habermas, Nuovo mutamento della sfera pubblica e politica deliberativa, Raffaello Cortina Editore, 2023, 160 pp.
Di questo libro avevo scritto qualche mese fa – Filosofia della comunicazione nell’era digitale – e torno a segnalarlo perché è arrivata l’edizione italiana. Il grande filosofo tedesco si occupa della “sfera pubblica”, uno dei capisaldi del suo pensiero, alla luce della grande trasformazione causata da Internet e dalla partecipazione di miliardi di persone alla comunicazione sui social media.
L’edizione italiana ha il grande merito di aver premesso una introduzione scritta da Marina Calloni che colloca il lavoro nella cornice del pensiero del filosofo. Scrive Calloni: «Le brevi note che seguono hanno dunque l’intento di: a) ricostruire i prodromi del concetto di sfera pubblica alla luce dello sviluppo della teoria dell’agire comunicativo e del pensiero postmetafisico; b) delucidare alcuni punti salienti che emergono dall’analisi sul nuovo mutamento strutturale della sfera pubblica; c) riflettere sull’impatto che i cambiamenti digitali hanno sui processi della democrazia deliberativa; d) indicare alcuni temi fondamentali per lo sviluppo di ulteriori dibattiti in una più vasta comunità pubblica globale, unita da interesse e sfide comuni.»
Sul libro di Habermas torneremo comunque in uno prossimi articoli.

Nathan Thrall, A Day in the Life of Abed Salama: Anatomy of a Jerusalem Tragedy, Metropolitan, 255 pp.
Questo è un reportage sull’ingiustizia imposta alle vite palestinesi nei territori occupati della Cisgiordania. Nella migliore tradizione dei reportage intreccia fatti, concreti momenti di vita, individuali e familiari, con la condizione collettiva di un’intera comunità, le relazioni con gli occupanti israeliani, i fattori storici che hanno condotto all’attuale situazione nella West Bank e a Gerusalemme.
Il libro ruota attorno a un incidente stradale, come spiega David Shulman sulla New York Review of Books:
«In una tempestosa giornata invernale del febbraio 2012, un autobus palestinese che trasportava scolari in gita si è scontrato con un camion israeliano sulla Jaba’ Road, notoriamente pericolosa, vicino al villaggio cisgiordano di A-Ram, non lontano da Ramallah. L’autobus ha preso fuoco; sei bambini e un insegnante sono morti e altri sono rimasti gravemente feriti. Tra i morti c’era Milad, il figlio di cinque anni di Abed Salama, residente nella città di Anata. Nathan Thrall ha fatto della storia di quell’incidente e di quella famiglia il filo conduttore di Un giorno nella vita di Abed Salama, un’esplorazione penetrante, ampia e straziante della vita in Palestina sotto l’occupazione israeliana. Non conosco altri scritti su Israele e Palestina che raggiungano questa profondità di percezione e comprensione.»
Il libro di Thrall è nato dall’inchiesta per un lungo reportage sullo vicenda pubblicato dalla New York Review of Books nel marzo del 2021 (che potete leggere qui.)

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