I libri più belli, letti nel 2016

Ecco, come ogni anno, l’invito a condividere le letture migliori (ma anche le letture deludenti). La regola è semplicissima: si parla dei libri più belli letti nel corso del 2016. Non importa quindi quando il libro sia stato scritto, pubblicato, ripubblicato. Quel che conta è che sia stato letto nel corso di quest’anno. Anche nel…

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L’immagine è di Christopher Myers, presa in prestito dal sito web del New York Times, pagine opinioni, del 16 marzo 2014

Ecco, come ogni anno, l’invito a condividere le letture migliori (ma anche le letture deludenti).
La regola è semplicissima: si parla dei libri più belli letti nel corso del 2016.

Non importa quindi quando il libro sia stato scritto, pubblicato, ripubblicato. Quel che conta è che sia stato letto nel corso di quest’anno.

Anche nel 2015 questo post è stato di gran lunga il più frequentato e il più fecondo: un flusso quotidiano di pensieri da parte di decine di lettori. Una valanga preziosa di idee e consigli e sconsigli.

Ribadisco infine che fra le regole -fondamentali- di questo gioco c’è il rispetto per gli altri.

Quindi, il confronto civile viene molto apprezzato, l’insulto invece no.

Ringrazio da ora chi continuerà a donarci questo tesoro di letture con tanto affetto, partecipazione, precisione e ricchezza culturale.

Abbracci

 

Commenti

3.202 risposte a “I libri più belli, letti nel 2016”

  1. Avatar wwayne

    Anche a me dà fastidio l’eccessivo spazio (soprattutto televisivo) riservato agli chef. Non perché detesti la gastronomia (anzi), ma perché rivela una povertà di contenuti: i temi importanti su cui meditare non mancherebbero, ma a differenza del passato mancano le personalità di spicco, i punti di riferimento intellettuali e culturali in grado di fornire su questi temi una riflessione profonda e illuminante. Di conseguenza, invece di puntare sui talk show o su programmi culturali di altro tipo, si distraggono le masse con la gastronomia.
    E anche i talk show sono scaduti moltissimo: preso atto che mancano le personalità di spicco che citavo prima, per fare ascolti chi li organizza preferisce puntare su personaggi caciaroni come Salvini e la Meloni. Si abbassa il livello della conversazione? Chi se ne frega, in compenso si alza lo share e lo sponsor ci paga il doppio.
    Una precisazione: Salvini e la Meloni sono entrambi caciaroni, ma complessivamente non sono affatto sullo stesso piano. Al contrario, ritengo la Meloni infinitamente migliore di Salvini, in un modo che forse neanche lei sospetta di essere. Ma non la voterò mai, per il motivo che ho detto in passato: non c’è mai stata una sua presa di distanza netta e definitiva dal fascismo.
    Dell’abisso tra la tv di ieri e la tv di oggi mi sono accorto pochi giorni fa: ero a cena da mia nonna, e lei guardava Teche Teche Té. Ad un certo punto fanno vedere un filmato dell’81, e chi vedo comparire in tv? Sciascia!
    1981 Sciascia, 2016 Salvini: lascio a voi le conclusioni.

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  2. Avatar camilla
    camilla

    C’e’ un quadro bellissimo. di Picasso la stiratrice.E’con 1000sfumature di bianchi.
    Mia madre p.es. stirava volentieri e le riusciva a merabiglia.Mentre stirava doveva assolutamente fumare e avere sotto gli occhi un Libro.Le camicie di mio padre e di mio fratello sembravano dipinte e cosi’ le mie mutande di cui stirava ogni pizzetto e ogni “fizzetta”.certo e’ Che tutto portava un marchio di bruciatura di cicca.
    Io stiro lo stretto necessario e male.E non mi piace ma quando necesse est mi rassegno.
    Io odio cucinare e pulire e pelare e spolverare e passare l’aspira polvere e rifare i letto e pulire bene il bagno.Ma posso fare altrimenti? Che schifo.
    odio i cuochi e le cuoche in TV.e le discussioni teologiche tra carnivori vegetariani e vegani.
    A proposito della Mia casa di Michela Murgia io mi senti a casa quando ho i miei Libri.le mie scartoffie, il Mio divano arca di noe’.E nessuno Che rompe le scatole. Grande traguardo ambito dell’eta’ Che avanza.Qualche Amica scelta con cui bere qualcosa.Tanti bei DVD. Il telecomando mio di tv e aria condizonata se per casi facesse troppo caldo.E tanti bei cuscini colorati e bei dipinti alle pareto e almeno una orchidea dal rosa al lilla fiorita sul tavolino rotondo. VicinoMi sento a casa. al Piccolo scavo romano di un Piccolo busto .
    di bambino.E i cubi colorati (rosso, viola e giallo) traparenti e luccicanti di cartell Che mi fanno da tavolini.E robe cosi’ .E le Foto sparse in giro tra i Libri dei miei Bambini da piccoli e da grandi dimio marito in cima alle montagne di nipotini eccetera.
    Ecco Dove mi sento a casa. Poco poetico ma e’ cosi’. Ciaoo

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  3. Avatar wwayne

    @Camilla: Anch’io in questo periodo guardo tanti film. Forse il più bello che abbia visto quest’Estate è Third person: tra l’altro uno dei protagonisti di questo film corale è uno scrittore, e la parte di trama che lo riguarda è una bellissima riflessione sul rapporto tra realtà e finzione letteraria.

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  4. Avatar Jezabel
    Jezabel

    @Wwayne @tutti
    Fa impressione vedere il livello della TV di una volta già a partire dal cabaret. Tutta la giornata, da quando ho letto il commento su Sciascia/Salvini, mi sono chiesta chi potremmo invitare oggi della stessa levatura di Sciascia, Montanelli, Eco, Calvino?

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  5. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti
    Ieri ho avuto la conferma che rovistare tra i libri sugli scaffali, in biblioteca, rimane un piacere che non smette di assicurare serendipità anche ai tempi della rete e degli OPAC: seminascosto tra due libri di ben maggiori dimensioni, intravvedo un volumetto color rosa antico, lo sfilo dallo scaffale e vedo che è un Adelphi stampato con un bel carattere invitante e che l’autore è uno scrittore giapponese che le mie ricerche dei giorni precedenti, pur mirate, non avevano individuato:

    • Inoue Yasushi, “Il fucile da caccia”, Adelphi, 2004

    Nonostante la pila di libri già in programma, ho deciso che dovevo leggerlo subito: sono contenta di avere trovato per caso questo romanzo breve perché nella sua concisione ha saputo creare tensione e attesa. C’è una coppia, un tradimento che dura molti anni e un finale aperto. Si legge in men che non si dica.
    Non fatevi ingannare dal titolo: la caccia non c’entra niente!

    Saluti,
    Mari

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  6. Avatar wwayne

    @Jezabel: Purtroppo nessuno. E hai ragione: la tv è peggiorata anche nelle sue parti più semplici e leggere, come appunto il cabaret. Perfino Bonolis, che fino a pochi anni fa faceva cabaret di buon livello, si è dato al trash più spinto con programmi come Ciao Darwin e Avanti un altro. Ecco, lui è un po’ come gli organizzatori dei talk show di cui parlavo prima: ha capito che il pubblico vuole il trash, e invece di educarlo preferisce soddisfare i suoi bassi istinti.
    Onestamente il trash diverte anche me, ma quando è una nota di colore in un contesto per il resto “sano”, non quando dilaga ovunque e “contagia” anche persone intelligenti come Bonolis. Speriamo che almeno lui, che quando vuole ha dimostrato di saper fare della buona tv, torni ai livelli di un tempo.

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  7. Avatar Dani

    @Mariangela. Il Fucile da caccia è nella mia libreria sa qualche anno. Lo comprai perché qualcuno qui ne aveva parlato bene. Ora non lo ricordo se non vagamente..segno che non mi piacque troppo altrimenti avrebbe lasciato tqualche traccia in più

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  8. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti
    Permettetemi un’osservazione forse scontata, ma ho bisogno di dirlo qui, a voi. Camilla, perdonami se ti sembrerò ingenua, quelli che mi capita di evidenziare sono aspetti risaputi, ma quando li scopro per esperienza personale, li vivo come ingiustizie e devo comunicarlo ad altri lettori.

    Mi sono procurata un volume di Nagai Kafu curato da Luisa Bienati per continuare a farmi guidare da questa studiosa nella mia passeggiata nella narrativa nipponica (Bienati, con Scrolavezza ha firmato il “mio” manuale di letteratura giapponese di cui vi dicevo). Si tratta di una raccolta di racconti di cui, da sola, l’introduzione di Bienati vale il libro: chiara ed esaustiva, allarga il discorso dalla poetica dell’autore per arrivare a considerazioni generali sulla letteratura giapponese.

    Memore di un’ analoga scoperta di pochi mesi fa, ho voluto digitare in rete “Nagai Kafu” e mi è apparso subito un documento PDF che è un plagio dell’introduzione di Bienati; in pratica, cambiata qualche parola, e tagliate tante argomentazioni considerate superflue, chi l’ha scritto ha pescato a piene mani dal lavoro altrui e non si è neppure degnato di citare la fonte. Per di più, questo “riassuntino” non dà conto di alcuni aspetti dell’introduzione che io avevo trovato particolarmente significativi.

    Come dicevo, non è la prima volta che devo registrare simili appropriazioni: anche di Silvia Albertazzi, l’esperta di letteratura postcoloniale di cui avevo apprezzato alcuni pezzi, alcuni lavori sono stati scorciati, banalizzati e messi in rete senza che l’autrice venga mai menzionata.

    Mi direte che così va il mondo (e non solo in rete) e che non c’è da scaldarsi tanto, è vero, ma raccontarvelo mi fa star meglio.

    Comunque, il volume, di cui ho trovato particolarmente curato il paratesto, è questo:

    • Nagai Kafu, “Al giardino delle peonie e altri racconti”, a cura di Luisa Bienati, Marsilio, 1989.

    Ciao,
    Mariangela

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  9. Avatar cristina
    cristina

    Cam- Tutte/i

    Ho letto di Modiano VIA DELLE BOTTGHE OSCURE, un libro dove si gioca a rimpiattino con le identità moltplici e possibili, dove c’è una fuga, delle tracce, dei rifugiati, ma dove tutto resta sfumato, nebuloso, impercettibile e inafferabile. Insuperabile Modiano in queste volute in cui non si afferra mai ciò che si cerca e dove ciò che appare non è mai quello che pare. Libri sempre notturni i suoi.

    E di Annie Ernaux L’ONTA. Mai come nessun altro suo questo libro è stato per me sconvolgente. Il suo modo di procedere – razionale e logico – sottende una tensione emotiva pazzesca. Libro di denuncia, di auto-denuncia anche, di una mentalità chiusa e ottusa, ristretta a un perbenismo provinciale dove però deflagrano violenze indicibili.
    La bambina che era ne resta schiacciata e si libererà ,forse, solo scrivendo. Un capolavoro, anche di scrittura, che nel suo procedere piano cela profondità abissali.
    Infanzie terribili, famiglie terribili, società terribili, le nostre ( sue coetanee) che lei ci fa rivisitare senza pietà.

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  10. Avatar cristina
    cristina

    Mari, consolati. Siamo nella società liquida del copia-incolla. Liquida, ma non trasparente, come la piscina dei tuffi di Rio, verdastra e torbida…

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  11. Avatar wwayne

    @Mariangela: Ha ragione Cristina. E ti dirò di più: le università hanno rafforzato questa tendenza alla scopiazzatura. Cerco di spiegarmi meglio.
    Come saprai se ci sei passata anche tu, quando scrivi una tesi di laurea ogni tua affermazione deve essere “comprovata” da qualcun altro: ovvero, se tu hai un’idea devi andare alla ricerca di un libro o di un articolo che la confermi, altrimenti a livello accademico quell’idea non vale niente. Una volta che hai trovato la pepita d’oro, citi in nota la fonte che rafforza la tua idea e il gioco è fatto.
    Il problema è che molti studenti universitari fanno la cosa opposta: invece di partire da un’idea e poi cercare qualcuno che la conferma, prendono un libro o un articolo e fanno propria l’idea che in esso è contenuta.
    Così molte tesi di laurea non sono altro che un collage di mille fonti diverse, e il talento non sta nel proporre un’idea originale, ma nel rimasticare un’idea altrui in modo tale che non ci sia troppa somiglianza tra il libro o l’articolo di partenza e la tua scopiazzatura.
    Per non parlare poi degli stessi concetti ripetuti mille volte con parole diverse al solo scopo di allungare il brodo, perché una tesi lunga fa più colpo di una corta… insomma, per tanti motivi molte tesi di laurea sono degli obbrobri illeggibili. Anche tra quelli che prendono 110 e lode ce ne sarà uno su dieci che avrà scritto la tesi senza ricorrere a trucchetti come la scopiazzatura e la ripetizione.
    Se fossi un professore universitario imporrei ai miei laureandi di ridurre al minimo le citazioni da altre fonti, e soprattutto farei capire loro che la sintesi è un dono, non un difetto.

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  12. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti @Wwayne
    Non sono del tutto d’accordo con te perché penso che una tesi compilativa (che rielabora e assembla pensieri altrui) possa essere un lavoro più che dignitoso. L’importante, a mio parere, è che le fonti vengano citate! Invece possiamo constatare che questa regola aurea non sempre trova applicazione e, ahimè, non solo in rete.

    @Tutti @Cristina
    Che desolazione, però, il copia incolla!

    @Tutti
    Sul libro di cui dicevo nel commento di prima ho letto quello che viene ritenuto il capolavoro di Nagai Kafu, “Il Sumida” (Nagai Kafu, “Al giardino delle peonie e altri racconti, a cura di Luisa Bienati, Marsilio, 1989). È un racconto scritto nel 1909 e a predominare sono le descrizioni, molto suggestive e malinconiche: spesso sono indicative dello stato d’animo dei personaggi, quindi su può dire che siano di sostegno alla trama. Giusto per dare un’idea, mi vengono in mente certi pezzi in prosa poetica degli autori della Ronda: accuratezza formale, disimpegno rispetto alla società in cui il racconto è calato e interpretazione esistenziale del paesaggio.

    Nello stesso volume avevo letto anche il racconto eponimo, “Al giardino delle peonie”, appunto, ma è meno riuscito, trovo che l’immagine delle peonie ormai sfiorite come emblema del travaglio dell’animo umano o, nell’intenzione dell’autore, quale simbolo del bel tempo che fu irrimediabilmente perduto, sia reso in modo un po’ banale. Più coinvolgente, invece, “Il Sumida” che
    mi ha permesso di incontrare questo nuovo autore.

    Ciao,
    Mariangela

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  13. Avatar camilla
    camilla

    @ cri. L’ONTA di Ernaux non e’ in commercio.Che edizioe e’? Di quando? LO VOGLIO LEGGERE.Sai cri questa Ernaux e’ davvero imperdibile. Mi fiondero’ in biblio domani ma poi lo voglio avere.Quindi lo cerco tra l’usato in rete.Grazie Cristina.

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  14. Avatar cristina
    cristina

    Cam non lo so l’ho appena prestato a un’amica…. è della Biblio. Non compero più libri, purtroppo. mannaggia alla crisi

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  15. Avatar wwayne

    @Mariangela: Massimo rispetto per il tuo parere contrario, anzi ti ringrazio per la franchezza e la civiltà con cui l’hai espresso.

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  16. Avatar cristina
    cristina

    Cam.
    Credo di aver capito solo ora le motivazioni della scrittura così asciutta e controllata di Ernaux.
    Lei scrive sempre di episodi della sua vita personale, materiale ancora incandescente e rovente – per non dire lacerante in senso letterale – che solo una scrittura misuratissima e stretta può riuscire a tenere sotto controllo senza farlo deflagrare. Una specie di autoterapia tramite la scrittura.

    La cosa magnifica è che riesce – partendo da un dato personalissimo – a analizzare anche le vite di tutti/e noi allargando la sua indagine minuziosa al linguaggio, ai luoghi comuni, ai vincoli sociali, alla mentalità, alla gabbia “cattolica” di un paesino nomanno degli anni 50 dove le radici della chiusura mentale affondano proprio come in tutti i nostri passati biografici.
    In questo libro L’Onta, a un certo punto scrive qualcosa come: ho sempre voluto scrivere dei libri tali ch le persone – dopo averli letti – non avrebbero più avuto il coraggio di guardarmi in faccia ( la citazione è pressapochista, non ho il libro sottomano).
    Scrittura come atto definitivo, da cui non si torna indietro.

    Ricorda alcuni film danesi, e il libro sulla sua infanzia di Christa Wolf. Un’esplorazione delle viscere marce delle nostre origini.

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  17. Avatar camilla
    camilla

    @ cri. Perfetta la tua sensazione. Sulla Ernaux.
    Solo lei riesce con una sapienza inusitata a raccontare di noi tutti. Una scrittura incisa , indimenticabile, universale.Mi auguro Che vengano editati tutti i suoi Libri, ne ho bisogno.Molti romanzi dimostrano i loro eccessi di fronte alla ” microchirurgia” di Ernaux.
    Io ho finito il secondo Libro di Gajto Gazdanov. IL FANTASMA DI …WOLF. (amnesia) e mi ja dato moltissimo. Una Grande sapienza Sulla Vita e la morte. Una nebulosa atmosfera da “apache” parigini, una puntina del primissimo Emingway.e molto stile alla Modiano. Il tutto unito a un senso nobilmente tragico dei grandi scrittori russi. Baci😉

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  18. Avatar camilla
    camilla

    @ cri. Perfetta la tua sensazione. Sulla Ernaux.
    Solo lei riesce con una sapienza inusitata a raccontare di noi tutti. Una scrittura incisa , indimenticabile, universale.Mi auguro Che vengano editati tutti i suoi Libri, ne ho bisogno.Molti romanzi dimostrano i loro eccessi di fronte alla ” microchirurgia” di Ernaux.
    Io ho finito il secondo Libro di Gajto Gazdanov. IL FANTASMA DI …WOLF. (amnesia) e mi ja dato moltissimo. Una Grande sapienza Sulla Vita e la morte. Una nebulosa atmosfera da “apache” parigini, una puntina del primissimo Emingway.e molto stile alla Modiano. Il tutto unito a un senso nobilmente tragico dei grandi scrittori russi. Baci

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  19. Avatar giulio
    giulio

    CHIRU’ l’ultima fatica di Michela Murgia giace ancora sul comodino in attesa di essere preso in considerazione invece in questo periodo altri libri hanno”scalato” di posizione…brevemente li riepilogo:
    LA BATTAGLIA NAVALE di Marco Malvaldi
    NASCITA DI UN PONTE di Maylis de Kerangal
    L’AMICO DI UNA VITA di Roddy Doyle
    Li ho trovati tutti e tre gradevoli ma non mi hanno lasciato un che di significativo, vorrei invece segnalarne due diversissimi ma piuttosto interessanti.
    Il primo e’ LA VOCE DELLE CASE ABBANDONATE:PICCOLO ALFABETO DEL SILENZIO di Mario Ferraguti editore EDICICLO un piccolo libro di viaggio alla ricerca delle case lasciate, abbandonate, forse perdute…Un po’ reportage alla Paolo Rumiz un po’ viaggio poetico in un’Italia che dimentica…
    L’altro e’ un fumetto (o meglio ora una graphic novel o graphic memoir ): CAMBIAMO ARGOMENTO PER FAVORE di Roz Chast editore Rizzoli Lizard: una storia vera.
    E’ la storia dell’autrice (disegnatrice del New Yorker) figlia unica che si trova ad assistere i genitori ormai anziani e non piu’ autosufficienti. E’ una storia che ho trovato divertente,triste, coinvolgente: chi oggi non si trova a fare i conti con dei genitori anziani che non ascoltano, che hanno l’alzheimer , che non vogliono aiuti e che anche inconsapevolmente ci creano dei sensi di colpa: siamo smarriti e persi, ci sentiamo inadeguati vorremmo recuperare il tempo che abbiamo perduto li vediamo spegnersi eppure sono sempre li e tutto il nostro affetto sembra inutile.
    Uno sguardo lucido, sincero, coraggioso che racconta gli ultimi anni di vita dei propri genitori: il libro ha vinto nel 2014 il Kirkus Prize e il National Book Critics Award.

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  20. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti
    Dopo tanto Giappone, sono tornata in India: ho scoperto un altro bellissimo libro di Paolo Bertinetti (quando si trova un autore che scrive in modo chiaro, serio e documentato, conviene non mollarlo: è una guida sicura):

    • Paolo Bertinetti, “Le mille voci dell’India”, Liguori, 2002

    Nella prima parte si legge un compendio di storia di letteratura indiana in inglese, nella seconda, davvero interessante, sono riportati alcuni articoli dell’autore, già apparsi su “L’Unità” o su “Linea d’ombra”, a commento dei più conosciuti romanzi indiani tradotti in italiano: da Narayan, uno dei tre patriarchi della letteratura indoinglese, agli autori dei primissimi anni zero, passando naturalmente per i più famosi Anita Desai, Salman Rushdie e Amitav Ghosh.

    È un libro da leggere assolutamente se si è interessati alla storia della letteratura postcoloniale, ma può risultare del massimo interesse anche al lettore semplicemente interessato alla storia e alla cultura indiana.

    Ciao,
    Mariangela

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  21. Avatar Dani

    @Giulio il libro di Ferraguti mi interessa molto. Io adoro scorrazzare per le Langhe, quelle alte, poco coltivate, e intrufolarmi nelle case abbandonate annusando il vissuto, immaginandone le storie e pensando le voci. Dovrei procurarmelo perché mi intriga proprio

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  22. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @tutti

    Che Salman Rushdie fosse un grande romanziere l’avevo capito leggendo “Figli della mezzanotte”, per poterlo definire un grande, tout court, ho dovuto leggere alcuni saggi di questa raccolta:

    • Salman Rushdie, “Patrie immaginarie”, Mondadori, 1991

    Sono pezzi scritti dall’autore indoinglese negli anni ’80, spaziano dalla letteratura al razzismo, dal cinema a questioni di rilievo internazionale, dall’angustia della Gran Bretagna della signora Thatcher al problema del fondamentalismo.

    Quello che avvince è proprio il modo di argomentare di Rushdie, stringente e puntuale, ironico, disincantato, sempre molto preciso nell’individuare il nocciolo della questione e a sviscerare le problematiche.

    Il saggio eponimo, il primo della raccolta, è fondamentale per capire molte cose sulla letteratura mondo (World Literature / letteratura postcoloniale / letterature omeoglotte: sulle definizioni ognuno dice la sua).

    Ciao,
    Mariangela

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  23. Avatar wwayne

    @Mariangela: A quali film fa riferimento?

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  24. Avatar cristina
    cristina

    Mari, per caso ti piace la parola eponimo? nei tuoi ultimi post non manchi mai di usarla! eheh
    omeoglotte mo’, esageriamo ehehe

    Comunque – strizzate d’occhio a parte – devo dire che ammiro la tua costanza nel leggere saggistica ed entusiasmarti. Io non ce la farei, ma sono contenta di sentirti raccontare di queste scorribande…
    ciaooo!

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  25. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti @WWayne
    In un saggio dedicato, Rushdie stronca senza appello il film “Gandhi” del regista Attenborough, salva solo l’attore protagonista, l’unico, secondo lui, ad aver veramente meritato l’oscar.

    La pellicola è storicamente inaccettabile, spiega Rushdie, basti ricordare la rappresentazione dell’eccidio di Armistar. Nel film il massacro sembra doversi attribuire unicamente all’eccessivo zelo di Dyer, che, in effetti, venne condannato in Inghilterra dalla corte marziale. Quello che la pellicola non mostra è che in India questo personaggio non fu poi così biasimato e che la reazione inglese non fu così sdegnata come avviene nel film, anzi, a favore di Dyer vennero raccolti dei fondi. Tale fu l’indignazione di TAGORE che restituì per protesta il titolo di cavaliere.

    Un altro film menzionato è “Passaggio in India” contro il cui regista, David Lean, Rushdie usa l’arma affilata della sua ironia e di cui riporta alcune dichiarazioni. Dalle “perle” di Lean si comprende la sua opinione sul rapporto tra colonizzati e colonizzatori e la conseguente impostazione razzista del film. Lui stesso sostiene di aver tagliato dei pezzi del romanzo dove, a suo dire, Forster sarebbe stato eccessivamente antinglese (dovrò leggerlo, una buona volta, “Passaggio in India” di Forster: il film a me era piaciuto, ma il paragone con il romanzo non posso farlo!). Wwayne, nel saggio Rushdie a proposito di “Passaggio in India” si dilunga con interessanti spiegazioni, ma adesso devo andare!

    @Tutti @Cristina
    Cristina, è solo uno stereotipo: molti lettori che conosco reagiscono male davanti alla saggistica solo perché non l’hanno mai sperimentata. Questi saggi, ne sono sicura, vi piacerebbero!!!

    Più breve l’aggettivo (eponimo) che non la locuzione (che da il nome).

    Ciao,
    Mari

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  26. Avatar camilla
    camilla

    Ognuno ha un suo modo per leggere.Piu’ o meno razionale e di metodo canonico.Io per es.
    sono solo istintiva, parto in volo sull’ Ippogrifo nell’ alone magico della luna , galoppando con Guidon Selvaggio e con l’Astolfo…Il libro per me e’ una avventura, un viaggio non organizzato…un rischio.E se non mi fa volare alto e non mi rivela l’inaudito e non mi emoziona
    allora non lo amero’ e lo dimentichero’.Ma se me ne innamoro allora e’ un pezzo di me. Che modo di leggere irrazionale. Ma altri non ne ho. ciaociao. Pero’ altri metodi sono probabilmente migliori.

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  27. Avatar lauragi

    @Dani Grazie di avere consigliato L’ECO DI UNO SPARO di Massimo Zamboni e condivido tutto quello che hai scritto. Aggiungo soltanto che fino alla fine ho letto con il fiato sospeso, perché fino alla fine l’autore non si sbilancia. Mentre io ho bisogno nel leggere storie che rimandano a quel momento storico di sapere da che parte sta il mio interlocutore. Sarà per la suggestione degli autori a cui lo scrittore fa riferimento (Calvino, Cassola e sopra tutti Pavese), ma quelle vicende sono ancora troppo recenti e vive per consentire di prenderne le distanze.

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  28. Avatar Dani

    @Laura sono contenta ti sia piaciuto. È un gran libro. Comunque Zamboni ha raccontato molte cose alla serata di presentazione a cui ho partecipato. Temeva molto con la scrittura di riaprire vecchie ferite, nella sua famiglia e in altre di opposta fede. In realtà quel finale, che trovo meraviglioso, sa riconciliare il dolore di tutti magistralmente. È un libro catartico. È lui è veramente una persona speciale. Quella sera seduto su una panca circondata da vigneti mozzafiato metteva in relazione il suo appennino emiliano alle nostre colline e raccontava storie in modo magistrale. Poi è un amante di Fenoglio, che con i csi ha anche cantato. Ciao e buone letture

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  29. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti
    Mori Ogai, ufficiale medico dell’esercito nipponico spedito in Germania per apprendere i ritrovati della scienza e delle tecnologie europee, fu, come diremmo noi oggi, un mediatore culturale: tradusse molti capolavori della letteratura tedesca in giapponese e contribuì alla diffusione della cultura occidentale nel paese del Sol Levante. Onore al merito, non dico di no, ma il suo “Vita sexualix”, che vorrebbe essere una critica alla società del suo tempo rimane, per la mia sensibilità, un abbozzo tra romanzo di fondazione (mancano profondità e introspezione) e pezzo satirico (salvo che nelle pagine iniziali, non l’ho trovato sufficientemente mordace).

    • Ogai Mori, “Vita Sexualis”, a cura di Ornella Civardi, ES, 2007

    Quando spiega l’ansia da modernizzazione che ha afflitto il periodo Meiji e la conseguente reazione di alcuni intellettuali, la postazione di Ornella Civardi è utile; quando, a commento di questo romanzo breve, scomoda Torless di Musil e Wilhelm Meister di Goethe, non la seguo più.

    Ciao a tutti
    Mariangela

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  30. Avatar camilla
    camilla

    Ricordate il bel romanzo UNA EREDITA’ DI AVORIO E AMBRA di Edmund de Waal. ? Esce ora per bollati boringhieri un’altro viaggio meravigliosi alla ricerca e alla conquista dell’oro bianco : la porcellana .LA STRDA BIANCA un lunghissimo viaggio tra Cina ed Europa . Questo magnifico scrittore ci portera’ in ua nuova eccezionale avventura,\in una ossessione di bellezza e purezza bianca.Da Marco Polo ai giorni nostri.Il bianco il colore piu’ bello e carico di mistero. saluti

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  31. Avatar Dani

    @Camilla ma tu l’hai letto? Chi è l’autore? A me Un’eredità era puaciuto molto.

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  32. Avatar cristina
    cristina

    De Waal è un ceramista prima di tutto, è diventato scrittore per raccontare la storia incredibile e mondiale ( nel senso che tocca tutto il mondo) della sua famiglia ebraica e dei netsukè, piccoli oggettini d’avorio e d’ambra. Immagino che questo sia sempre un libro scritto da lui vero Cam??
    uNO DEI PIù BEI LIBRI DEGLI ULTIMI 10 ANNI, uN’Eredità di avorio e d’ambra, chi non lo ha letto vada a colpo sicuro! è un regalo e di quello che non si dimenticano!!!

    Stavolta parlerà del suo materiale…che cosa ne sai bella Cam?

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  33. Avatar wwayne

    @Mariangela: Sinceramente il film su Gandhi lo stronco anch’io. ‘Na martellata sulle palle senza pari. Oltre che noioso è pure interminabile, una vera e propria tortura cinese. Grazie per la risposta! 🙂

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  34. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti @WWayne
    Diciamo che tu e Rushdie stroncate tutt’e due il film di Attenborough ma con motivazioni un po’ diverse. Rushdie, tra l’altro, dice la sua anche a proposito di alcuni programmi televisivi che, ancora negli anni ’80, proponevano un’immagine dell’India stereotipata, che non usciva dal clichè del misterioso, l’India avvolta dal fumo dell’orientalismo. Rushdie sostiene che dobbiamo resistere alla tentazione di scrollare le spalle e liquidare con un sorriso certa paccottiglia televisiva; quel tipo di immagine dell’India veniva (e non solo allora) proposto con un fine giustificazionista che porta ad inquadrare l’ex Impero in un’aura di nostalgia.

    • Salman Rushdie, “Fuori dal ventre della balena”, in “Patrie immaginarie”, Mondadori, 1991, pp 97/112

    La mia idea di India dopo tante letture? Rimane questa, naturalmente:

    e perché non vi manchi il Mimmo nazionale:

    Ciao,
    Mariangela

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  35. Avatar wwayne

    @Mariangela: Gli stereotipi razziali riguardano tutti. Agli occhi di un americano probabilmente in Italia funziona tutto come quando i suoi nonni vennero a salvarci: le donne vanno in giro con i vestiti a fiori, gli uomini hanno tutti i baffetti o i baffoni, mangiamo tutti la pasta e la pizza e da qualche parte abbiamo tutti un mandolino pronto all’uso. Io tra l’altro un mandolino non l’ho mai visto in vita mia.
    Comunque, sull’India ti segnalo questo splendido video:

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  36. Avatar Jezabel
    Jezabel

    @tutti
    Buongiorno, soprattutto ai videoamatori delle Indie Orientali 🙂
    Mi preparo a lasciare la terra natia e sono in fase “riflessiva”.
    Mi è capitato di scrivere qualcosa che poi è stato mangiato dal sito con mio grande disappunto. Forse quando ci metto troppo, quando cerco di essere più espressiva, il sito si rompe le …beep!!! e cancella tutto.
    Nel mio post parlavo bene del libro di R. Alajmo che sto leggendo (L’ARTE DI ANNACARSI) che consiglio soprattutto a Mariangela per due motivi: è amante della Sicilia quella più a portata di mano e quella meno e anche dei saggi.
    Lasciandomi trasportare dalla corrente localistica e artigianale sto esplorando le ceramiche italiane (e relativi luoghi di produzione) attraverso una guida del Touring.
    Questa si chiama “voglia di viaggiare a ridosso del rientro a scuola”.
    Bacione.

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  37. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Jezabel@Tutti
    Grazie del consiglio! “L’arte di annaccarsi” è uno di quei libri che, me lo dico e me lo ridico da anni, devo leggere. Ma poi c’è sempre qualcosa che si intromette! Visto che mi dici che prende in considerazione anche la Sicilia meno rinomata, dovrò veramente fargli spazio! Raccontaci del tuo viaggio tra le porcellane, sii il nostro Rumiz!

    @Tutti @WWayne
    Grazie del video! Sugli stereotipi che ci riguardano, hai ragione: il mandolino non manca mai!

    A proposito di Pasqualino Maraja e dell’immagine dell’India che è sopravvissuta in Italia fino a tempi recentissimi, anche Bertinetti dedica nel suo libro un interessantissimo capitolo all’argomento. Spiega che nonostante i reportage di Gozzano e gli scritti di Moravia, una certa idea di India è rimasta immune fino alla disamina di Pasolini che, per i motivi sbagliati (Bertinetti fa riferimento al fatto che Pasolini era andato cercando un’India preindustriale che non esisteva più), individua una situazione diversa da quella del luogo comune: si cominciava a capire che l’India non era solo quella di Kipling, che esisteva una realtà, anche letteraria, molto ricca e variegata.

    Rimane il fatto che, nel frattempo, i romanzi di denuncia sociale di Anand, Markandaya e Seghal erano rimasti inosservanti, nessuno ci aveva fatto caso, neppure gli osservatori di sinistra, spiega Bertinetti. Bisognerà aspettare la pubblicazione de “Figli della mezzanotte”, nel 1981, per arrivare alla svolta: anche in Italia si cominciano finalmente a tradurre (e a pubblicare!) i romanzi indiani scritti in inglese.

    • Paolo Bertinetti, “La ricezione in Italia” in “Le mille voci dell’India”, Liguori, 2002, pp. 37/39

    Ciao a tutti,
    Mariangela

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  38. Avatar Jezabel
    Jezabel

    Cara @Mariangela
    come dice il mio amico cardiologo, discendente da un’antica famiglia siciliana, che a casa possiede varie e rare bellezze, comprese le ceramiche, “quando ti piace un piatto o una tazzina, compra il servizio possibilmente da 24, perché poi si rompono”.

    La mia vita da nomade è poco adatta all’acquisto di ceramiche e quelle che ho comprato prima di inzigarirmi giacciono seppellite dentro anonimi scatoloni con sopra l’elenco del contenuto. Una vera passione!
    Ma non credo di potervi illustrare granché a parole. Non ho il talento di De Waal, purtroppo.

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  39. Avatar camilla
    camilla

    @jez.@ cri @ tutti gli amanti della linea della bellezza. Non ho ancora tra le mie grinfie LA STRADA BIANCA di de Vaal ma penso che il suo , fascinoso, avventuroso, corrusco, labirintico viaggio tra ” l’oro bianco” ci raccontera’la lunghissima e pergliosa storia antichissima della materia dura e fragile, luminescente e preziosa, di un candore e lucentezza incomparabili, di orgogliosa bellezza LA PORCELLANA BIANCA. L’autore tanto sapiente e affascinante di UNA EREDITA’ DI AVORIO E AMBRA , non vedo l’ora di tuffarmi in quel candore, per quel poco che so ci regalera’ un altro grande racconto da cui si uscira’ diversi. Anche la ossessione di Melville era Bianca. Vado a dare un’occhiata alle mie piccole raccolte di porcellane’ ho voglia di toccarle e eccetera. Ciao a tutti.

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  40. Avatar cristina
    cristina

    io adoro le porcellane ho dei piatti da ogni luogo dove sono stata,piccole cose da piccolo portafoglio ma ci sono affezionata. alcune damine che aveva in casa la mia famiglia invece, le trovo detestabili. La mia è arte coloratissima, non bianca!

    De waal corrusco? Cam perchè? mai scrittore ha avuto maggior understatement inglese nel trattare la tragedia della propria famiglia! una noa sempre delicata, mai arrabbiata, vagamente dolente ma sempre in punta di piedi, con un’oggttività rara. Che stile mraviglioso!!

    quantro agli stereotipi sui pasi se uno vuole restare ignorante, naturalmente sempre può, così i messicani sono pigri e hanno il sombrero mentre Carmecita olè, i cinesi fanno cin cion cian, e i giapponesi veleggiano fra fiori di pesco e bambine dagli occhi grandi.
    Ma c’è da dire che l’ignoranza è proprio dovunque: una ragazza tedesca ospite in casa mia era sbalordita di vedere il mare e diero i monti! ma lì è proprio la scuola che è carente, non ci conosciamo fra noi europei, figuriamoci conoscere il mondo al di là del mediterraneo o del mar Baltico.
    E ne sono testimone, l’anno scorso in Polonia mi cadeva sempre la mascella per la bellezza delle città, ma che ne sapevo io scema ignorantella , della Polonia?? Nulla ne sapevo, a parte qualche film di Wajda e teatro di Kantor.
    siamo sempre troppo limitati/e.

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  41. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Jezabel@Tutti
    Jezabel, è proprio a parole che devi farci viaggiare, a noi frequentatori di questo blog: noi vogliamo la nostra inviata speciale, altro che Rumiz o Kapuściński!

    @Cristina @Tutti
    Cristina ti ho pensata in questi giorni: ci avevi detto di essere appassionata di ceramiche e me lo sono ricordato proprio mentre imballavo le mie per riporle (non molte, ma troppe per le mie attuali capacità di manutenzione). Certo non le butterò, ma per il momento devo accantonarle.

    Ciao,
    Mari

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  42. Avatar Jezabel
    Jezabel

    @Mariangela
    che dire? ti ringrazio come sempre per la stima (mi sopravvaluti)
    ma quando le tirerò fuori saranno loro a raccontarmi tante storie.
    Descriveranno la me stessa che viveva in un rustico dell’Ottocento con un uomo che da compagno di vita si è tramutato in fratello; mi ricorderanno i viaggi nelle fabbrichette locali dove chiacchieravo a lungo con i ceramisti e non riuscivo a scegliere; parleranno delle mie tavole imbandite di volta in volta con ispirazione diversa (ora il tocco tunisino delle ciotole coloratissime, ora il tocco pugliese con le ricette ad hoc); mi faranno rivedere i miei pavimenti originali ammiratissimi, che ho salvato dalla smania distruttrice dei miei muratori.
    Grideranno prima o poi “Tiraci fuori da qui!” e vorranno una nuova identità nella loro collocazione imprevista, come fossero I sei personaggi di Pirandello. Per ora mi tappo le orecchie.

    Dentro gli scatoloni ho dei pezzi di Caltagirone, S. Stefano di Camastra (il mio preferito, anche se è risaputo che Caltagirone ha artisti superiori), ceramiche leccesi e poi Caleca che tra le contemporanee è la mia preferita.

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  43. Avatar camilla
    camilla

    @ cri trovo che corrusco (balenante, ,scintillante, lampeggiante ecc) si addica a questo racconto sull’oro bianco.La porcellana e’ bian ca e viene dipinta con varie tecnicke.La porcellana tout blanche , a mio gusto, e’ particolarmente splendida. Figure , statue, statuine.scatole, vasi , fruttiere tutte bianche , antiche lavorate a pizzo ecc sono bellissime. Ci sono mille tipi di decoro. Il blu di Meissen o di Royal Copenhagen. tutti i colori e i decori possibili e immaginabili.Le ceramiche coloratissime sono magnifiche ma non sono fatte col caolini e altri elementi tipici solo della porcellana. Anch’io cara Jez ho lasciato un patrimonio di porcellane due spade di meissen della mia famiglia di origine ( nonni) a un ex marito solo perche’ gli dispiaceva lasciare quel servizio di cipolloni blu molto di piu che lasciare me e i nostri figli .Cose della vita.Ma credo che i servizi da tavola per preziosi che siano nON c’entrino un cavolo con il libro LA STRADA BIANCA.ciao

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  44. Avatar Jezabel
    Jezabel

    @Camilla
    no, infatti, se torni indietro vedi che il cavolo è tra me e Mariangela che voleva approfondissi il mio rapporto con la ceramica, dopo che ho citato la mia lettura di oggi : LE CITTA DELLA CERAMICA, TCI.
    Buonanotte.

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  45. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Tutti @Camilla
    Mi avevi consigliato di non fermarmi agli autori giapponesi maschi e di provare anche qualche autrice. Ho voluto seguire il tuo suggerimento, mi sono rivolta ad una scrittrice scovata nella mia guida (Bienati, Scrolavezza):

    • Miyabe Miyuki, “Il passato di Shoko”, Fanucci, 2008

    Sento molto la mancanza dell’ebook perché, in questo caso sì, mi spiace interrompere tanto spesso la lettura perché è un giallo e in effetti mi piacerebbe poter avere maggiore continuità. Lo dovrò leggere lentamente; dopo 60 pagine, mi sembra proprio bello. Qualcuno lo conosce?

    Ciao,
    Mariangela

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  46. Avatar Mariangela
    Mariangela

    @Jezabel
    Grazie mille per i tuoi resonti di … ceramiche!

    Mariangela

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  47. Avatar cristina
    cristina

    Jezzz mille anni fa a Caltagirone ho comprato tantissimi piatti, uno più bello dell’altro! e quella scala! che meraviglia! Alcuni si sono rotti, ma altri sono ancora lì. magnifici, sul muro.
    Cam le cipolle, le aveva anche mia zia in casa… ah che ricordi

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  48. Avatar Jezabel
    Jezabel

    @Cristina @Mariangela
    Caltagirone è un mondo, ceramiche a parte. Credo si possa apprezzare meglio rimanendoci per un po’ al di là della gita di poche ore.
    La sua scalinata va goduta in salita: chi scende e si volta ha perso tre quarti della sua bellezza.
    La festa di san Giacomo è un unicum, elegante e tranquilla, se la paragoniamo al chiasso e all’atmosfera tutta greco pagana degli altri santi patroni.

    Riflettevo stanotte (pioveva a dirotto e mi godevo il ticchettio) sul fatto che la ceramica è anche il manufatto attraverso cui si ricostruiscono fasi e periodi in archeologia. Nella mia tesi un piccolo paragrafo è dedicato alle rotte commerciali (della ceramica) tra Grecia e M. Grecia – Sicilia. Un destino, direi.

    @WWayne
    Se sei in Sicilia ti stai godendo questo biblico diluvio.
    Ho appena dovuto recuperato con l’auto i vecchi genitori dal chiosco granite a 200 metri da casa…
    😦

    Piace a 1 persona

  49. Avatar rosamavi
    rosamavi

    Buongiorno a tutti! Ho dovuto recuperare tutti i post delle ultime settimane, dopo un (bel) trasloco e in assenza di connessione internet nella nuova casa! @Jezabel, anche io ti consiglio caldamente di guardare la miniserie della HBO Olive Kitteridge, la Mc Dormand è davvero superba! In questo periodo ho letto cose davvero diverse tra loro…di tutte vi racconterò di un libricino preso per caso al volo in biblioteca, LE NOZZE DI ANNA di Nathacha Appanah. Non l’avevo mai sentita nominare prima, è scrittrice francofona ma originaria delle Mauritius. In questo romanzo, ambientato nell’arco di una giornata, la protagonista racconta dei preparativi e delle nozze della figlia Anna, approfittando così per fare un bilancio del loro rapporto, delle grandi differenze tra loro, della sua vita di madre single, del suo unico vero amore, del suo lavoro, delle sue inclinazioni. Non è un capolavoro, ma l’ho letto con piacere perché alcune riflessioni le ho trovate così perfette, nella loro semplicità, che mi hanno fatto esclamare: sì, anche io così! E spesso un libro che provoca questa reazione è, per te in quel momento, un buon libro. Forse un po’ femminile come lettura, se volete qualcosa di scorrevole io lo consiglio, poi se qualcuno si avventura mi faccia sapere! Intanto sto per terminare l’ASSASSINO CIECO della Atwood. Booker Prize nel 2000, ha una scrittura sontuosa, una trama intricata: una bella scoperta, trovata sulle bancarelle dei libri usati di Torino. Magari ve ne parlerò al termine. Un saluto e buona fine di estate a tutti!

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