WTC 911, originally uploaded by Digitala Bönder.
Non so se avete mai letto un libro di De Lillo. E’ uno di quegli scrittori che mi attirano sempre e di cui cerco di leggere sempre ogni libro che esce, anche se sono ancora bloccata alle prime 10 pagine di *Underworld*.
Quando è uscito *L’uomo che cade*, ed. Einaudi, me lo sono segnata, e finalmente l’altro giorno in biblioteca l’ho preso (sto iniziando a scoprire anche io il magico mondo del prestito bibliotecario).
Stupendo, sicuramente il libro più bello che ho letto quest’anno (finora).
E’ un romanzo sull’11 settembre, su un uomo normale, Keith Neudecker, che lavora al World Trade Center e si trova nel grattacielo nel momento dell’impatto. Keith sopravvive, ma la sua vita non sarà più la stessa. Fra ricordi dei momenti vissuti da lui e da altri sopravvisuti nelle torri, la vita nuova dopo la tragedia, la vicenda della moglie e del figlio e delle loro reazioni, si dipana il romanzo, intrecciato con la preparazione degli attentati vista dagli occhi di uno degli attentatori.
Il bello del romanzo è che parla di una storia che ha influito, in un modo o nell’altro, nella vita di tutti noi, chi più chi meno, raccontandola come se fosse una storia normale, una vita normale, delle persone normali. E fa riflettere su tante, tante cose: la relazione fra Keith e sua moglie Lianne, separati, che tornano a vivere come se nulla fosse successo; Justin, il figlio della coppia, e i suoi amici che scrutano il cielo alla ricerca di aerei e di Bill Lawton (nome storpiato di Bin Laden); i vecchietti malati di Alzheimer a cui Lianne tiene un corso di scrittura; “l’uomo che cade” del titolo, un artista che si butta a testa in giù da ponti e palazzi, mettendo in scena giorno dopo giorno la caduta degli uomini dalle torri del WTC.
Il tutto senza eprimere un commento, prendere una posizione, ma solo con la bellezza del saper narrare, e bene, seminando di pagina in pagina perle e riflessioni:
Se occupiamo il centro, è perché lì ci avete messo voi. E’ questo il vero dilemma, – disse. – Malgrado tutto, noi siamo sempre l’America, e voi siete sempre l’Europa. Guardate i nostri film, leggete i nostri libri, ascoltate la nostra musica, parlate la nostralingua. Come potete smettere di pensare a noi? Ci vedete e ci ascoltate in continuazione. Chieditelo. Cosa c’è, dopo l’America?
*giuliaduepuntozero

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