L’ironia, si diceva, nei romanzi e nella vita.
Un’amica che si sta laureando (terza o quarta laurea, non ricordo, è quasi imbarazzante 😉 ) in linguistica pragmatica, filosofia del linguaggio e cose così, mi ha suggerito una bibliografia sterminata sull’ironia, anche a cavallo dell’analisi letteraria.
Ora, fingendo un poco di disciplina, prendo un Dizionario di linguistica (Einaudi, 1994, Diretto da Gian Luigi Beccaria) e alla voce “Ironia” trovo un sacco di spunti.
In particolare, per ora, mi ha colpito l’osservazione dell’autrice della voce (Claudia Caffi) che ricorda come in alcune accezioni l’ironia venga intesa non tanto come inversione di senso quanto come “citazione di un discorso proprio o altrui, come eco di un già detto.”
Il che evidenzia nell’ironia la proprietà della quale tutti i discorsi sono intessuti:
Il dialogismo, la polifonia, l’interdiscorsività, che è essenzialmente la presenza in ogni enunciazione di enunciazioni altrui, in un continuo farsi e disfarsi del senso in tensione dialettica fra l’individuale il collettivo.
Oltre che riportarci a Michail Bachtin e alla sua lettura di Dostoevskij, questa interpretazione suggerisce il perché l’ironia ci si presenti come segnale di atteggiamento aperto, laico, disponibile a mettersi in discussione, a rivedere convinzioni, sensibile all’idea che il vocabolario che usiamo in quel momento per descrivere il mondo non sia l’unico possibile. Guardiamoci dai “luoghi” privi di ironia 😉
Il dialogismo nell’ironia citato da Claudia Caffi è trattato da Marina Mizzau, L’Ironia , Feltrinelli, 1984
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