Il libro ancora attende sul comodino ma il film di Sean Penn, Into the wild, tratto dal libro di Jon Krakauer, l’ho visto ieri sera.
Mi è parso molto bello, mi ha colpito molto, commosso anche. Per ora, però, non è questo il punto (sul quale vale la pena ritornare, comunque, visto che il punto “narrativo” è spesso quello che ci interessa di più).
Il punto, adesso, è che questa sia una storia piena di libri.
Sono ovunque: prima di tutto nella testa di Chris: li cita continuamente, sono il suo riferimento continuo e più importante, come del resto ricorda anche sua sorella Carine.
Ma i libri nel film si vedono anche, come oggetti, continuamente: nelle mani di Chris – fino alla fine, Il Dottor Zivago, per esempio, sul quale traccia l’appunto (rigorosamente in maiuscolo) che ne rivela il cambiamento decisivo (HAPPINESS ONLY REAL WHEN SHARED). Chris legge ovunque, in ogni condizione, di luce, al riparo o no, in Alaska ma anche prima, durante il viaggio.
Libri usati vendono gli amici on the road di Chris, Jan e Wayne, e i dialoghi fra i tre e Tracy nell’accampamento sono tra le cose più belle, ricche e positive di tutta la storia.
Chris è ovviamente inserito nella grande tradizione americana del “ritorno” alla natura alla ricerca di autenticità, lungo la strada indicata da Henry Thoreau, ma interpretata da tutta la cultura del rifiuto della civiltà del successo/progresso, come Jack London, ma anche come l’individualismo religioso o l’alternativa hippy. Con tutti i limiti, di questo “ritorno” (sui quali se riesco tornerò nei prossimi giorni).
Limiti esemplificati bene dall’inisistenza di Sean Penn sul libro forse più importante di questa storia: il manuale della flora (Tanaina Plantlore di Priscilla Russel Kari) al quale Chris si affida per capire quali vegetali siano commestibili e quali no.
Non è che tornare alla natura fidandosi troppo (e magari solo) dei libri porti a cattivi risultati? Si confondono le piante che si possono mangiare e quelle che invece sono velenose. E non si impara sui libri a scuoiare un alce e a conservarne la carne per i tempi grami. Nemmeno con il surrogato di un libro come il taccuino degli appunti raccolti ascoltando i consigli di un amico.
Into the wild – nelle terre estreme, la natura mediata dai libri
Il libro ancora attende sul comodino ma il film di Sean Penn, Into the wild, tratto dal libro di Jon Krakauer, l’ho visto ieri sera. Mi è parso molto bello, mi ha colpito molto, commosso anche. Per ora, però, non è questo il punto (sul quale vale la pena ritornare, comunque, visto che il punto…
– di
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Commenti
61 risposte a “Into the wild – nelle terre estreme, la natura mediata dai libri”
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Hai ragione, questa è la storia prima di tutto di un lettore e del suo amore per i libri. Se non può portarseli dietro, li sotterra per poi andare a ripescarli. In Alaska, privilegia i suoi libri alle scorte e questo errore si rivelerà fatale. Ma non è un caso: è un fatto di priorità, di bisogni primari. McCandless ha più fame di libri che di cibo, pensa più alla sua anima che al suo stomaco.
La tua osservazione sul libro di botanica però è assolutamente interessante: lì infatti scrive le sue 113 note che comporranno il diario del suo viaggio, da lì passa la sua sopravvivenza e infine, anche la sua morte.
Ma c’è un’inesattezza nel film (che chi non ha letto il libro ancora non può capire) e che forse Sean Penn non ha inserito per esigenze di ritmo e di concinnitas: ed è che in realtà il processo di avvelenamento non avviene attraverso un errore, ma proprio a causa di un’omissione del libro. Ancora una volta (e Krakauer lo ripete in tutto il libro): McCandless non era un ingenuo o uno sprovveduto. Sulla conservazione della carne si informa dai cacciatori del South Dakota (dove fa caldo e che gli spiegano che la carne va affumicata). Se l’avesse chiesto ai cacciatori dell’Alaska, gli avrebbero spiegato che al freddo la carne va conservata tagliandola a brandelli e poi fatta seccare. Gli errori di Chris sono in fondo errori determinati dalla casualità (non dall’ingenuità). E qui si arriva al richiamo della natura, quello che Jack London chiamava the call of the wild, in tutta la sua potenza: negli anni 90 non esistono zone inesplorate, neppure l’Alaska lo è più, e allora McCandless cosa fa? Decide deliberatamente di andarci senza carte geografiche, senza bussola, senza coordinate, solo così si può arrivare al “blank spot in a map” che voleva raggiungere. Questo, alla fine, è l’errore fatale che compie ma questa è innanzitutto la premessa del suo viaggio, ciò che gli consente di trovarsi e di capire che vale la pena di tornare tra gli esseri umani. Aspetto che tu l’abbia letto e poi ne riparleremo…"Mi piace""Mi piace"
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Premetto che non ho ancora avuto occasione di vedere il film (mannaggia) ma questa fame per i libri si ritrova soprattutto nell’opera di krakauer stessa con continue citazioni appunto da London.. Thoreau.. Dillard.. Pasternak.. ed è una delle cose che più mi è piaciuta, il fatto che Chris inserisse queste frasi tra le pagine del suo diario.
In effetti dal libro si scopre che probabilmente la morte è stata causata dall’aver ingerito semi di patata velenosi se non ricordo male, sui quali erano omesse spiegazioni specifiche sul libro di botanica.In attesa di deliziarmi con il film di cui me ne hanno parlato benissimo
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esatto Luca, non confonde la pianta ma semplicemente di una specie botanica viene specificata la commestibiltà dei semi, dell’altra no. E quindi muore per una mancanza di informazioni, non per un errore. Sa benissimo quali semi sta mangiando.
Altro, come dicevo sopra, è invece l’errore capitale di non aver portato una mappa. Se l’avesse fatto, avrebbe scoperto che a poco più di un miglio a nord del bus abbandonato il Taklanika river diventava guadabile o che poco più a sud c’era la teleferica nascosta che lo avrebbe portato in salvo. Ma avrebbe tradito le sue premesse, appunto.
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Chi non vorrebbe abbandonarsi completamente alla natura come ha fatto Chris? Chi non ha mai sentito il “richiamo” e spesso anche una sorta di comunione con la natura, specialmente quando è incontaminata (in questo caso anche gli aerei che solcano di continuo il cielo nel film ci mostrano l’impossibilità di trovare terre che non rechino il segno dell’uomo). Certo si abbandonano così le rigide leggi della nostra civiltà, quella dei consumi e del possesso di oggetti, soldi e via dicendo. Purtroppo però si va anche incontro alle leggi della natura che pure l’uomo deve rispettare, e alle volte un libro può non bastare. Chi abbandona scientemente certe sicurezze deve tenere presente che lo stato di natura è anche quello in cui l’uomo ha smesso di prevaricare su di essa. L’uomo quindi può valere quanto un alce, una radice o un fiume.
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Sì, credo che Chris cercasse anche questo. Una vita non mediata dalla parola e in cui si vale quanto un altro essere vivente. In fondo, è un modo di mettersi alla prova anche questo.
Lo si capisce da un brano del dottor Zivago che McCandless ha sottolineato (è in inglese perché l’ho letto in lingua originale):oh, how one wishes sometimes to escape from the meaningless dullness of human eloquence, from all those sublime phrases, to take refuge in nature, apparently so inarticulate, or in the worldlessness of long, grinding labor, of sound sleep, of true music, or of a human understanding rendered speechless by emotion!
Ti dirò, l’immagine di essere uguale a una radice nella terra umida mi piace da morire 😉
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Ho visto il film, mi ha molto colpito una frase citata da un libro, Felicità familiare di Tolstoj, sapreste riportarmela? O indicarmi in che punto del libro si trova? O dove posso trovarla?
Grazie, ciao"Mi piace""Mi piace"
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Beh La felicità familiare è un libro di Tolstoji che McCandless legge nel suo viaggio ma non so a quale frase ti riferisci.
Negli ultimi giorni della sua vita, di Tolstoji legge In morte di Ivan Illic (oltre al dottor Zivago di Pasternak) mentre non ricordo se Felicità familiare lo legge già in Alaska. Se hai presente la citazione, provo a cercarla (o magari se la ricorda qualcun altro…)"Mi piace""Mi piace"
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Io mi son scritto questa parte di Felicità Familiare che avevo trovato sul libro, non ricordo se è intera..
“Volevo il movimento, non un’esistenza quieta. Volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla.”
mi era piaciuta molto, era questa forse?
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Anch’io ho segnato quel passaggio, è all’inizio del capitolo III, (pag. 15, nell’edizione inglese). L’altra che ho trovato è nel XVI capitolo (pag. 168):
“Ho vissuto tante esperienze, e ora penso di aver capito cosa ci vuole per essere felici. Una vita tranquilla e isolata in campagna, con la possibilità di essere utili a qualcuno… un lavoro con la speranza che possa essere utile; per il resto natura, libri, musica amore per il prossimo – questa è la mia idea di felicità….
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Più leggo i vostri commenti, più ho voglia di vedere il film (ci andrò sabato finalmente!). Il libro invece l’ho già comprato. È il prossimo che leggerò. Ho ascoltato il disco di Eddie Vedder diverse volte… Che dire? La sua voce è pura potenza, uno specchio d’acqua limpida in cui le parole non sono distorte dagli strumenti, dalle frustate elettriche (come accade in alcuni album dei Pearl Jam). È come se si sentisse il suo respiro. Dentro c’è tutto: rabbia, malinconia, bellezza, amore. Favoloso e viscerale.
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Proprio oggi sono andato a vedere il film… tra l’altro bellissimo…
Beh mi è venuta una voglia matta di leggere il libro.Giulio
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Ieri ho visto il film e son rimasto senza parole, davvero bellissimo…
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splendido
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Visto sabato. Bello e intenso. Lo rivedrò probabilmente.
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Ciao a tutti! Il film e’ meraviglioso ma volevo farvi una domanda. Chris era del tutto sano di mente? Come si puo’ pensare di andare in un posto sperduto senza mappe, senza telefoni, senza una radio, senza nulla da usare in caso emergenza, e credere di uscirne vivo? Cioe’ questo va contro il principio della sopravvivenza. E’ ok che lui voleva intraprendere uno studio spirituale su se stesso e sul mondo, ma fallo con un minimo di giudizio. Ti porti un telefono e lo lasci spento, lo usi solo in caso di emergenza. E’ da malati di mente partire cosi poco equipaggiati e credere davvero di riuscire a sopravvivere. Non credete anche voi che Chris fosse pazzo? Mia madre (psichiatra) uscita dal cinema era convinta al 100% che chris fosse affetto da schizofreniza. Ora, io il libro nn l’ho letto, quindi nn so molto della vera storia ma dal film sembrerebbe proprio cosi..
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No, non credo che sia pazzo: credo che la fase che stesse attraversando è comune a tutti gli adolescenti che scoprono e/o che sono desiderosi di fare nuove esperienze, Chriss stava attraversando la fase di rifiuto verso il nostro modo di vivere scandito dal tempo dagli orologi e dai telefoni, aveva un profondo desiderio di “tornare” alle origini, di vivere allo stato “brado”, per scelta; non so se fosse una fase temporanea, ma nel film vi è una comunicazione tra lui e il vecchio che al suo ritorno dall’alaska avrebbero parlato della possibilità di un adozione; io mi baso sul film, non avendo ancora letto il libro.
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Se si parla di schizofrenia legata ad un film allora bisogna vedere “Diario di una Schizofrenica” di Nelo Risi – 1968
Intanto stasera vedrò questo film, e poi ne riparleremo."Mi piace""Mi piace"
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aspettavo il film da mesi..ho comprato il disco di eddie vedder e l’ho ascoltato, letto minuziosamente. iei sera finalmente l’ho visto ed è stato un continuo emozionarsi. In realtà credevo che la spinta di chris fosse un’altra. Le dinamiche familiari sono alla base del suo scontro con la società, della ricerca di una dimensione pura, vera, incontaminata da menzogne, doveri sociali, apparenze, “cose”; per questo niente contatti, niente facilitazioni. Voleva un faccia a faccia con l’essenza, la natura e le sue leggi, laddove dove l’uomo, e questo lo sappiamo, non potrà mai spuntarla ( il tentativo dell’uomo occidentale di dominare la natura sta abbondantemente dando i suoi frutti). Chris, il messaggio di Penn sposano in pieno quanto sostengo ormai da tempo..non la meta ma l’attraversare è il vero viaggio, e Chris, questo, l’aveva capito..troppo tardi.
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Per rispondere a Cora : schizofrenia? Studio spirituale? Per niente.. lui è solo alla ricerca della semplicità.
E come si potrebbe pensare in un’esperienza del genere a portarsi dietro il cellulare e chiamare in caso di emergenza..
La tua e quella di tua madre è proprio la reazione di una persona dalla quale Chris nel film non vede l’ora di scappare..
Davvero bel commento tilli : penso che sia proprio questo il deus ex machina del film, il rifiuto del mondo consumistico e materiale, del modo di vivere ipocrita dei suoi genitori, la voglia di una fusione totale con la natura che appare ai suoi occhi molto più giusta dei rapporti interpersonali..
Forse Chris ha peccato proprio nel rifiuto totale.. è stata la solitudine ad ucciderlo, avrebbe potuto costruirsi una vita con quelle persone così pulite e semplici incontrate durante il viaggio..ma se avesse fatto così probabilmente non staremmo qui a parlare di lui e a sognare un mondo diverso..
Buona Vita a tutti"Mi piace""Mi piace"
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Ragazzi la mia era piu che altro una provocazione. Mia madre era certa che Chris fosse schizofrenico io invece lo credevo solo in parte. Vi spiego. Queste persone come Chris, che sentono la spinta ad andare oltre, a sfondare i muri della civilta’, a superare i propri limiti, sono persone folli, sono pazze, per forza lo devono essere, l’uomo comune non ha i mezzi psicologici per farlo. Ma sono proprio loro le persone che illuminano la specie umana e che la traghettano verso il futuro. Tutti i piu grandi geni del passato non erano del tutto sani di mente, pensate solo ad Alessandro Magno, se non fosse stato per la sua instancabile irrequietezza il nostro mondo occidentale non esisterebbe. Chris voleva di piu, voleva oltrepassare i propri limiti di sopravvivenza e voleva cavalcare il futuro in sella a quella semplicita’ di un passato ormai perduto. Era un genio. Era un pazzo. Che poi, semplicita’, Chris la cercava tanto ma poi lui era tutto tranne che semplice. Siamo noi quelli semplici, noi che creiamo la societa’ da cui Chris voleva fuggire. E buffo vero? E’ da qui che parte tutto, da noi uomini semplici che costruiamo la terra su cui camminano i geni. Quelli giovani, come Chris, in cerca di risposte, sempre in viaggio, sempre irrequieti e con il fuoco negli occhi; e quelli piu’ saggi, come Chris era diventato alla fine del suo viaggio, quelli che capiscono che il vero scopo della vita e’ quello di mischiarsi nel caos dell’umanita’, e li creare una bolla di luce che possa illuminare tutti per continuare a farci credere nell’essere umano e nella sua infinita bellezza. “Happiness only real when shared”. E’ vero, ma io non credo che Chris l’avrebbe poi trovata davvero, quella felicita’; e’ per questo che non vorrei mai essere un genio…troppo faticoso, troppo instabile. Il genio e’ sempre alla ricerca di qualcosa, non trova mai pace, mai serenita’ e se invece la trova e’ talmente superiore agli altri che rimane solo, su un piedistallo, e allora dov’e’ la felicita’?
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Credo che la felicità, per persone così, sia nella loro continua ricerca.
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Concordo con Cora. La nostra storia nel bene e nel male è stata fatta da menti notoriamente squilibrate, che normalità sia di fatto sinonimo di mediocrità? D’altronde che significa “Normalità”? Cito da un dialogo che ho letto in un libro che mi ha colpito molto, intitolato il “Diritto di Vivere”
«essere normale vuole forse dire adeguarsi a delle regole insensate imposte dalla società? …. Non trovi singolare che noi inseguiamo questa cosiddetta normalità, mentre la nostra storia, nel bene e nel male, è stata fatta da menti notoriamente squilibrate? Hitler e Stalin erano degli psicopatici eppure sono riusciti a trascinare nella loro follia intere popolazioni” …
«Considera i grandi condottieri» …. «avrebbero potuto essere definiti anche loro dei folli, Napoleone, probabilmente, non avrebbe mai fatto le sue conquiste se si fosse soffermato a valutare razionalmente gli ostacoli che doveva affrontare o se altri lo avessero considerato semplicemente un esaltato o uno psicolabile affetto da manie di grandezza e bisognoso di cure. Quasi tutti i grandi inventori all’inizio sono stati derisi e giudicati pazzi a causa delle loro scoperte. Le persone “strambe” sono spesso le più carismatiche, le più intelligenti, forse la pazzia non è altro che un eccesso di acume e mi chiedo a volte se normalità non sia di fatto sinonimo di mediocrità. Anche Aristotele diceva che “non esiste un grande ingegno in cui non vi sia anche un pizzico di follia”"Mi piace""Mi piace"
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Il film mi è piaciuto tantissimo, è stato inevitabile cercare di raccogliere e curiosare qua e là informazioni varie.
Da quel che poco che capisco di inglese ho letto due cose importanti che vanno colte, cioè che Chris non è morto avvelenato (il libro sulla flora non dovrebbe c’entrare nulla con la sua morte) ma è semplicemente morto di fame e inoltre aveva portato con sé una mappa.
http://www.terraincognitafilms.com/cw-sub/debunked.htm
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Il libro lo lessi nel settembre 1999.
Lo giudicai del tutto prescindibile ed anziché riporlo nello scaffale di narrativa nordamericana lo infilai in quello di guide e pubblicistica varia di montagna (cartine, mappe, vecchi numeri di Alp e de Lo Scarpone) -peraltro in pieno accordo con la CDD.Il film l’ho visto martedì sera insieme ad un’amica che se n’è uscita sbadigliando in modo plateale. Io invece in preda a sensazioni contraddittorie: quasi scontata commozione, vago senso di disagio, grande identificazione, qui e là brandelli di razionalità affiorante. Senza dubbio assai colpita. Un film potente che credo potrei persino rivedere e che mi sento senz’altro di suggerire a tutti i coltivatori di ortaggi e fiori nonché amanti della montagna nonché vittime de “il disagio della civiltà” (ovvero la bella gente che si trova assemblata laggiù a destra, nel mio blogroll 🙂
Un saluto
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Ho visto il film e non direi che il protagonista soffri di Schizofrenia. Nel complesso oserei dire che l’intera storia è addirittura romantica e poetica. E nel film c’è anche un pò di Keroauc. Le canzoni di Eddie Vedder (Pearl Jam) sono favolose.
Freud sulla Schizofrenia:
“questi ammalati si sono distolti dalla realtà esteriore ed è per questo che su quella interiore ne sanno più di noi e possono rivelarci cose che senza il loro aiuto sarebbero rimaste impenetrabili”.
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«Tutti quelli che hanno problemi con la propria celebrità dovrebbero capire che è possibile uscirne senza lividi. Basta andare… un anno in Alaska. Vedrebbero con quale facilità la gente può dimenticarsi di loro. Magari è sufficiente cambiare colore ai capelli.»
Dolores O’Riordan
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Ciao a tutti,
anch’io come molti sono rimasto affascinato dalla storia di Chris dopo aver sentito parlare del film ed averlo visto.Penso che leggerò il libro prima possibile per farmi un’idea personale oltre alle tante che ho letto qui e altrove.
La mia impressione dal film è stata quella di una ricerca spirituale profonda, di una cammino di redenzione che culminano poi con il perdono.
Mi sembra in questo centrale la frase di Ron, l’anziano che Chris incontra: chi perdona ama, chi ama incontra Dio.
Buon viaggio a tutti
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hey .. allora è piaciuto ad un TOT di gente il film!!
sono stra contenta !!! sono andata a vderlo proprio ieri sera e…..lasciatemelo dire PENN nn è solo un genio della recitazione ma..porca miseria se è bravo a dirigere tutto! insomma è molto difficile eccellere come registi! e l’attore è stato + che notevole un eccellente scelta l’avevo già adocchiato in un altro film d basso livello.. e nn pensavo che fosse così emozionante !
sono rimasta esterrefatta era il film che aspettavo da una vita…adoro i film “on the road” e aspiro proprio alla vita di Chris, è come un sogno visitare così tanti posti meravigliosi ed emozionanti, si aveva proprio ragione Chris si raggiunge la felicità soltanto facendo le + differenti esperienze sia emotive che fisiche, starsene tutto il giorno con il culo sulla poltrona nn è appagante!! anche se ha vissuto per poco tempo, cmq la vita se l’è goduta fin troppo!! è come se avesse vissuto+ d chiunque altro..AFFASCINANTE
avrei una domanda cè un particolare libro che Chris durante il suo viaggio ha continuato a leggere nn è quello dei vegetali, ma un altro m sembra con la copertina rossa! nn sò se era Jack London!!…se lo sapete potete scrivere il titolo del libro?"Mi piace""Mi piace"
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Regi, il libro che Chris legge fino alla fine è “Il dottor Zivago” di Boris Pasternak.
ciao ciao
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Paulox, sintesi perfetta: ricerca-redenzione-perdono (attraverso il controllo: e in questo assomiglia a un mistico medievale 😉 )
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allora,allora
riguardo a into the wild ce ne sarebbe da dire ..film visto libro non letto però in questi giorni mi sono informata parecchio per avere più notizie sulla vera storia di christopher mccandless per sapere chi fosse prima partire ed poter reperire il suo diario senza che nessuno ci romanzasse sopra.. per i soldi si scrivono di quelle cazzate ..
Io sono uscita dalla sala del cinema con una grande confusione ,con molti interrogativi e con un vicino di poltrano che piangeva come un disperato .
Secondo me Chris scappava da un disagio interiore che di sicuro abbiamo provato tutti almeno una volta nella propria vita però non tutti reagiamo nello stesso modo ; chi si droga , chi si suicida , chi va dallo psicologo,chi prega ,chi piange da solo ,chi lo rielabora,chi parte ..
SOLO ATTRAVERSO LA SOFFERENZA L’UOMO APPRENDE purtroppo la capiamo solo con le cattive che però insegnano ..
forse chris non aveva poi così paura di morire ,la solitudine ppuò anche voler dire riappacificarsi con se stesso era la sua ora il suo destino poteva anche cadergli una telgola in testa ..nel mondo c’è a chi gli è andata molto peggio , però su di loro film non ne fanno .
Ora chris si rincarnerà in una persona molto più evoluta ne ha imparate di cose in 24 anni ..
buona fortuna a tutti !!!!!"Mi piace""Mi piace"
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Che dire.. Sono andato al cinema quasi senza sapere che film stavo andando a vedere, diciamo ne avevo un’idea ben diversa dato che non avevo visto il trailer nè niente. Non sapevo neppure fosse una storia vera, per cui, quando nella scena finale si vede la foto di Chris davanti al Magic Bus sono rimasto devastato. Era la storia che mi serviva conoscere in questo momento, una boccata d’aria. Sono rimasto un giorno con lo sguardo perso nel vuoto, immaginando Chris che faceva esattamente la stessa cosa che stavo progettando io, che leggeva gli stessi libri che sto leggendo io, che faceva le stesse scelte.
Sono stato felice di trovare un’anima affine a me, qualcuno che volesse tornare dove l’uomo dovrebbe stare, nella natura, e non nel cemento e nello schifo, con lo sguardo perennemente abbassato, per evitare di calpestare escrementi di cane sui marciapiedi.
E non verso il cielo, o verso le montagne, verso i piccoli e naturali capolavori pieni di bellezza e di intensità, non verso la vita, verso uno schermo illuminato.
Sono rimasto devastato perchè chris non è riuscito a vivere più a lungo, avrei voluto andare a trovarlo e parlargli. è stato come se morissi io, mi ha fatto male.
Credo però che la sua morte non sia da considerarsi poi così triste e disperata.
Credo fermamente che sia morto nella saggezza, nella ricerca, con il cuore pieno di quell’amore che aveva finalmente trovato, lontano da queste gabbie che la società ha costruito attorno all’uomo.
Mi ha insegnato molto, consiglio a tutti il libro ed il film.
Grazie Chris."Mi piace""Mi piace"
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Ciao tiz. io non sono daccordo con te. Parli di natura, del fatto che l’uomo non divrebbe vivere sul cemento ma vorrei ricordarti che quel cemento l’ha creato l’uomo stesso. Uomo=animale=natura. Quel cemento e’ natura, la societa’ che noi abbiamo creato, e’ natura, siamo noi quella societa’, noi uomini. L’uomo deve vivere nel “cemento” perche’ e’ quello l’ambiete che si e’ costruito dopo milioni di anni di vita comune. E’ bello ogni tanto staccarsi dalla massa, respirare aria fresca, schiarirsi le idee, capirsi nel silenzio di un luogo deserto, questo e’ vero, ma ricordiamoci sempre da dove veniamo e chi siamo, perche’ e’ li’, e solo li, a mio parere, che si puo’ trovare la vera felicita’ (e tra l’altro questo e’ proprio quello che Chris aveva capito poco prima di morire).
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“Regi, il libro che Chris legge fino alla fine è “Il dottor Zivago” di Boris Pasternak.”
chris e jurij zivago si somigliano: nella loro intelligenza profonda, nella vita in condizioni estreme, nella ricerca della giustizia e di un mondo pulito, un modo pulito.
Il socialismo l’ecologia e la visione hippie come modi per trasformare il reale hanno fallito, la ricerca del sè ha esiti disastrosi, almeno sul piano fisico.
Allora cosa ci resta?
Una diagnosi psichiatrica di schizofrenia, la silhouette di G. Ferrara, la partita doppia.
non credo che sean penn volesse dire questo, comunque spero che non basti neanche a noi, ciao"Mi piace""Mi piace"
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ciao a tutti!purtroppo ho visto solo il film (ma rimedierò presto!) e l’ho trovato sconvolgente!è la prima volta che una pellicola mi commuove a tal punto:basti pensare che alla fine,mi sono sentita malissimo come se stessi per svenire.la forza di alex/chris è di essere riuscito a dare molto a tutti quelli che ha incontrato e soprattutto con il suo gesto ha fatto riavvicinare i genitori.razionalmente è impensabile intraprendere un’ avventura simile,senza legami senza comodità,ma è proprio questa purezza,questa categoricità a rendere il protagonista così carismatico.inoltre è incredibile quella sua continua ricerca nel leggere e rileggere gli amati libri,che alla fine quasi corregge.ciò che di bello resta sempre in lui è la spiritualità,il riconoscere sempre la presenza di un’entità superiore e alla fine,il gesto più grande,quello del perdono.
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liberiamoci del condizionamento consumista che ci fa vedere il denaro come unico mezzo per poter vivere delle avventure in giro per il mondo.
C’è da stupirsi come nel mondo reale la gente arrivi ad essere aperta e disponibile verso il prossimo, strano come i condizionamenti di cui siamo schiavi ci facciano fermamente credere il contrario!
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ho visto il film senza sapere nulla della vita e della storia di Chris e ne sono rimasto profondamente colpito!!!
Capisco le sue scelte condivido la ricerca di se stessi confrontadosi con la natura.
quello che non capisco è come in 4 mesi che ha tracorso nell’autobus non si sia mai allontanato, abbia esplorato le zone lì attorno.Aveva 2 motivi per farlo:
all’inizio ,quando era appena arrivato per andare a caccia e poi quando non riesce più a guadare il fiume.
in quel periodo stava bene perchè non ha cercato vie alternative per portare a termine la sua nuova missione?????
sembra quasi sia caduto in depressione che si sia arreso ad un destino più forte di lui, anche perchè vedo improbabile sopravvivere butrendosi solo di piante ma comunque solo come ultima risorsa dopo essermi giocato tutte le carte disponibili!!!!!!
questa parte del film non mi è chiara sembra manchi qualcosa io non ho letto il libro forse nello scritto è specificata meglio questa fase della sua vita???
ho sentito una versione che diceva che era stato trovato fuori dal bus aggredito da un’animale a qualcuno risulta???"Mi piace""Mi piace"
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Ciao a tutti. Volevo chiedere se qualc’uno mi saprebbe dire in quale libro è citata la frase che Chris legge a voce alta verso la seconda metà del film. Mi pare che sia così:
HO VISSUTO MOLTO E ORA CREDO DI AVER CAPITO COSA MI SERVE PER ESSERE FELICE; UNA VITA TRANQUILLA, APPARTATA IN CAMPAGNA, ED UN LAVORO CHE SI SPERA POSSA ESSERE DI QUALCHE UTILITà, CON LA POSSIBILITà DI ESSERE UTILE ALLE PERSONE CHE SI LASCIANO AIUTARE, E POI RIPOSO, NATURA, MUSICA, LIBRI.
Mi piacerebbe molto leggere il libro in cui è scritta questa frase.
Ciaoooooooo"Mi piace""Mi piace"
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Io, purtroppo ho l’edizione americana ed il libro -come il film- non mi sono piaciuti. (Il mio commento in proposito non è in questo post ma basta che cerchi; io stasera praticamente non ho connessione.)
BTW dovrebbe essere: [b]La Felicita’ Domestica[/b] di [b]Lev Nikolaevič Tolstoj[/b].
Nel libro è nel capitolo 16, in data luglio 02, 1992.
Cmq interverranno gli “espetti”, non preoccuparti 😉
HTH
Fubar/080525
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Giammyyyy, trovi riferimento e link qui sopra, nell’intervento n.7.
Fub, non fare lo spiritoso eh? 😉"Mi piace""Mi piace"
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Per vafore cancellate precedente
Io, purtroppo ho l’edizione americana ed il libro -come il film- non mi sono piaciuti.
BTW dovrebbe essere: La Felicita’ Domestica/Familiare di Lev Nikolaevič Tolstoj.
“Family Happiness”, 1859
E’ nel capitolo 16, in data luglio 02, 1992.
Cmq interverranno gli “esperti”, non preoccuparti 😉
HTH
Fubar/080525
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[OT]
scusa theleeshore. ma ho fatto macello.
mi è caduta 4 volte la connessione (che stasera va a 56k).vabbeh, ciao 😉
[/OT]"Mi piace""Mi piace"
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Grazie mille per le vostre informazioni, ho già ordinato il libro.
Qualcuno di voi l’ha già letto?"Mi piace""Mi piace"
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Un libro ricco di tutto… umanità, sentimenti, geografia, viaggio fisico e mentale. Ho apprezzato tanti passi del libro, ma soprattutto ho saputo viaggiare anche io insieme al coraggioso Mc Candless (che ha fatto un viaggio libero che molti di noi avrebbero dentro ma non hanno il coraggio di affrontare).
“Volevo il movimento, non un’esistenza quieta. Volevo l’emozione, il pericolo, la possibilità di sacrificare qualcosa al mio amore. Avvertivo dentro di me una sovrabbondanza di energia che non trovava sfogo in una vita tranquilla.”Quando un libro ti prende in questo modo allora è vero.
L’ho letto tutto d’un fiato e lo rileggerei altre 1000 volte."Mi piace""Mi piace"
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Mi sorprende che nessuno finora abbia menzionato J.J. Rousseau e la sua teoria del buon selvaggio, o del ritorno alla natura.
Da allora, sono passati molti anni, e a mio parere Chris (pace all’anima sua) non era nè un genio, nè uno schizofrenico, nè tantomeno un coraggioso da ammirare.
Era un adolescente naif, idealista, capriccioso, egoista, irresponsabilmente narcisista, tipicamente americano e fuori dal mondo, non perchè ci sia fisicamente andato (ai confini del mondo) ma perchè, a mio parere, sinteticamente, è coraggioso colui che ha lo spessore di vivere nella nostra inquinata società, among rotten people, accettando tanti compromessi e restando allo stesso tempo coerente con i propri ideali. Si può essere geni anche nel prendersi le quotidiane responsabilità, e in tanti altri modi che non siano la fuga solitariia verso ideali romantici di sfida che – come abbiamo visto – non portano verso nessun traguardo. Se proprio si sentiva in crisi con il mondo in cui viveva e voleva andare lontano, in mezzo alla natura, e mettersi alla prova, poteva andare a lavorare per qualche progetto di volontariato, magari in Amazzonia, offrendosi di persona agli altri e non semplicemente dando i soldi in beneficienza come ha fatto. O vi sembro troppo idealista?"Mi piace""Mi piace"
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un percorso interiore che tutti dovrebbero intraprendere magari non in maniera così estrema.una storia indimenticabile……..dentro ognuno di noi c è un alaska……..
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ho visto il film ma ancora devo leggermi il libro, per me è stato coerente in quello che credeva e per questo lo ammiro, non ha accettato mezzi termini o aiuti, ha preso una decisione e l’ha portata avanti credendo fermamente nelle sue idee, aldilà del mio giudizio personale perchè ogni giudizio è relativo, non esiste l’assoluto ma solamente tanti relativi che fanno una media che si chiama normalità sia nel bene che nel male. Persone come Chris se ne infischiavano dei pareri, dei giudizi altrui che non sono altro che un freno per le nostre latenze, per lui la felicità era la metà e aveva capito che il percorso era un percorso diverso da quello standard e sfido chiunque ad avere il coraggio di mollare tutto per inseguire il proprio sogno!
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Credo che la risposta migliore su Christopher è quello di vederlo non come un pazzo ma sicuramente come un ragazzo con una sensibilità forte comune a molti ragazzi .
E forse la realtà è ancora meno stravagante del libro e del film tanto che non era in Alaska per restarci ma aveva intenzione di tornare .
Ho letto ” Nelle terre estreme ” anni fa e da subito ho capito che era un libro fantastico ,splendido .
Ho cercato per anni di raccontarlo agli altri e grazie a Sean Penn ora tutti conoscono christopher mccandless e la sua vita .
Ricordo ancora che alla fine delle pagine ho pianto non solo per la fine di questo ragazzo ma perchè c’era la risposta a molte mie domande e aspettative .
Non si può e non si dovrebbe vivere facendo sempre le stesse cose , guardando le stesse persone ,bloccando il cervello in una sorta di anestesia .
A 16 anni mi sono tuffato per arrivare in un isoletta .
Ero in val d’Aosta e il lago era a 2800 mt.
Non era pazzo ero giovane ."Mi piace""Mi piace"
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Ho pianto anch’io e sapete perchè? Perchè la vita dona! Dona gioia, dolore, possibilità, opportunità. E io sono un privilegiato, perchè la vita mi ha dato la possibilità di avere un’altra chance. Ho pianto perchè quando ho visto il film mi sono reso conto che anche Chris aveva capito che la VITA aveva la sua importanza, ha avuto tanti segni in questo senso! Amicizia, affetto, comprensione ma quando ha capito tutto questo, quando l’ha accettato… non ha avuto un’altra possibilità. Il destino gliel’ha negata. Ho pianto tanto perchè mi sono visto nel suo percorso spirituale e ancora una volta mi sono sentito solo.
Ho consigliato il libro e il film a tante persone ma per loro non era il momento o forse non vivevano le mie stesse esperienze.
Leggervi mi ha fatto un’immenso piacere, ho trovato commenti emotivamente molto vicini a me, veroTiz? vero Erica?
E a volte, in montagna o in bici, rigorosamente da solo, cerco e vivo il mio Alaska e scopro così che la felicità è tale se condivisa!
Chris in fondo rappresenta tutti noi nella nostra ricerca di felicità, di amore!"Mi piace""Mi piace"
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Questa discussione è esaltante ho letto commenti veramente pensati, riflessioni concrete sul film e la sua morale. In quello che ha compiuto Chris ho visto quello che ho dentro e che sta urlando per uscire(F.G.). Non si è pazzi non si è squilibrati o schizzofrenici, si è diversi, capaci di percepire e capire ogni segnale che viene dall’esterno si tratta di una sensibilità globale, percepiva l’invisibile(come un radar). Chris cercava delle risposte, era curioso, testardo, buono, malinconico e sopratutto coraggioso. Aveva quel coraggio di accettare e “usare” quella sensibilità per trovare delle risposte. Le ha trovate. Ci ha lasciato una frase che capiremo realmente se solo avessimo il coraggio affrontare la “Natura”.
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