Per chi ama la forma “racconto“, da non perdere un lungo saggio di Richard Ford (High-Wire performers), scritto per The New Granta Book of the American Short Story, e ripreso ieri dal Guardian: Lo scrittore americano (a sua volta autore di pregevoli racconti) analizza alcuni delle sue preferite short story (per esempio “La signora con il cagnolino” di Cechov) e alcune presunte “regole” di composizione: da sottolineare, tra l’altro, un episodio relativo a un racconto di Carver a cornice, con la “cornice” non chiusa. Insomma, merita.
Racconti, rivisti da Richard Ford
Per chi ama la forma “racconto“, da non perdere un lungo saggio di Richard Ford (High-Wire performers), scritto per The New Granta Book of the American Short Story, e ripreso ieri dal Guardian: Lo scrittore americano (a sua volta autore di pregevoli racconti) analizza alcuni delle sue preferite short story (per esempio “La signora con…
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Commenti
4 risposte a “Racconti, rivisti da Richard Ford”
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L’articolo apparso ieri sul Guardian è stato illustrato con un dettaglio di un quadro di Edward Hopper e oggi su Repubblica (Il pittore che catturò la luce pag. 34) è apparso un bellissimo articolo di Pino Corrias proprio sull’artista americano. Questo probabilmente perché Hopper, come Cechov, era un maestro delle narrazioni brevi.
Corrias dice: “La luce dei suoi quadri, dilatata e obliqua – che immobilizza l’interno notturno di un bar, la casa isolata sull’oceano, la stazione di benzina, la stanza di un motel, lo scompartimento di un treno, uomini e donne che aspettano – racconta l’ombra che ci portiamo dentro. E la vertigine che la circonda”.
Io ho trovato l’accostamento perfetto. Chiunque abbia letto Cechov avrà riconosciuto quell’ombra e quella vertigine. Lo scrittore russo è nato nel 1825, Hopper nel 1882. Chissà come avrebbero commentato questa vicinanza…
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short stories – le short paintings: indubbiamente di gran fascino. preferisco però applicarla altrove, cioè mettendo a un’estremità del parallelo non già il maestro russo ma il suo virtuale erede americano. adesso sì che l’equazione mi sembra perfetta
le consonanze tra i due, va da sé, riguardano principalmente i luoghi in cui hanno vissuto e l’ambientazione delle rispettive opere, quasi sempre la molle – e spesso mostruosa – provincia americana.
e poi nelle modalità di creazione delle rispettive opere, sempre a sottrarre: in hopper non c’è mai ritratta una persona di troppo, la luce è sempre fioca ma più che sufficiente, gli spazi sono sempre compressi. tutto, insomma, è essenziale, scarno, propro come l’uso della lingua da parte di Carver (o di Gordon Lish, ma questa è tutta un’altra storia..).
tutti e due a me lasciano anche una strana sensazione di realismo un po’ irreale. hopper ha la grande capacità di trasformare i luoghi veri, verissimi (hotel, motel, stazioni di servizio e soprattutto bar) che ritrae in non-luoghi. carver fa lo stesso con i suoi personaggi, estremamente veri ma talmente distaccati dai fatti che li riguardano e dalle azioni che compiono da risultare quasi irreali.
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In effetti, la tua equazione è convincente: soprattutto mi è piaciuto il parallelo tra luce e forma linguistica. La luce a volte fioca e a volte abbagliante dei quadri di Hopper ha però sempre quella connotazione irreale di cui parlavi (e in questo ricorda il De Chirico più metafisico). E’ una luce stravolta, alienata, sospesa, come sono spesso i dialoghi di Carver. In bilico sul burrone, un attimo prima che accada l’irreparabile. E’ questo horror vacui che li rende irresistibili.
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>In bilico sul burrone, un attimo prima che accada >l’irreparabile
irreparabile che puntualmente non accade e le storie rimangono lì sospese, esattamente come la gran parte dei dialoghi.
nelle inquadrature di hopper le cose funzionano allo stesso modo, cioè anche lì, la sensazione è che il fatto narrato per immagini non sia accaduto, non stia accadendo e non accadrà. in pratica, la realtà ritratta ha tutti i crismi per essere tale, cioè reale, ma in realtà non lo è. o meglio, di reale c’è un luogo ma l’equilibrio spazio tempo è deviato perché quest’ultimo si è fermato appena un attimo prima o un attimo dopo
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