Se sia meglio o peggio delle precedenti trasposizioni cinematografiche o televisive, non lo so e del resto non le ho viste. Certamente, nonostante l’impianto corale sia d’impatto, la scelta dei personaggi non mi convince… Insomma, semplificando, è chiaro che un libro così complesso non regge il piccolo schermo (o almeno, io la penso così) e questo è normale. Dico però che si poteva e si doveva ragionare meglio sulla scelta dei personaggi o meglio, degli attori che, rispetto ai loro avatar cartacei, sono pallidi, scialbi, loro sì in bianco e nero. Tranne. Perché un’eccezione c’è. Si chiama Clémence Poésy (nomen omen) e interpreta Natasha. Qui sotto trovate la descrizione della vera, quella di carta:
“I suoi piedini, nelle scarpette di raso, si muovevano rapidamente con leggerezza: sembravano addirittura indipendenti da lei, e il suo volto splendeva di entusiasmo e felicità. Le sue braccia nude e il collo erano magri e brutti. Paragonate con le spalle di Hélène le sue errano troppo magre, il petto si intravvedeva appena, le braccia erano sottili. Ma Hélène sembrava rivestita della vernice di tutte quelle migliaia di sguardi che scivolavano sul suo corpo; (…)
Non appena ebbe cinto quella vita sottile e flessuosa (Tolstoj qui racconta le emozioni di Andrej al ballo del 31 dicembre 1810 a San Pietroburgo) non appena cominciò a muoversi così vicino a lui, a sorridergli così da vicino, la fragranza del suo fascino gli salì alla testa… Sedendole vicino, conversando con lei delle cose più semplici e più insignificanti, il principe Andrej ammirava lo splendore gioioso dei suoi occhi e del suo sorriso, un sorriso che non era tanto legato alle parole che diceva, quanto a una felicità interiore…”
Vi invito (e stasera c’è l’ultima puntata) a guardarla, anche solo per cinque minuti e a pensare se non è proprio quella descritta qui sopra. Potete anche non ascoltare quello che dice, ma vedere semplicemente come si muove nello spazio e come guarda il resto del mondo. Come guardereste un documentario sui colibrì del National Geographic. E poi mi dite…
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