C’è chi i libri li ama, la sua è una passione che brucia, la sua vita è scandita in modo quasi decisivo dai libri che legge.
Poi c’è chi semplicemente gli piacciono i libri, qualche libro. Legge meno, difficilmente vi parlerà estasiato di un libro. A volte si definirà addirittura un lettore occasionale.
Ecco, per la sopravvivenza della letteratura, questa seconda categoria – quelli che un libro ogni tanto – è probbailmente più importante della categoria degli amanti appassionati (o almeno quanto quest’ultima).
E’ un semplice ragionamento economico, che mi sembra sensato e che sto riassumendo da un articolo della scorsa settimana del Chicago Tribune. Negli ultimi due o tre secoli, insomma, il numero degli appassionati amanti dei libri non è praticamente mutato. C’è insomma poco da pescare lì dentro. Quelli che contano, che rappresentano il futuro del’industria dei libri, sono coloro che si fanno tentare da una moda, da un consiglio ben dato, dalle prime pagine del libro che capita in mano per caso e riesce ad attirarli.
The number of book likers can readily expand, depending on how solid a case we make for the merits of a particular book — and how well the book, once opened, does its job.
Ma se non fosse solo una questione economica? Se gli amanti dei libri fossero veramente snob e antipatici e presuntuosi e quindi, spesso, allontanassero i potenziali lettori? E quindi non fossero loro a fare il bene della lettura?
FOTO Flickr originally uploaded by matsukawa1971.
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