È il titolo dell’ultimo libro di Amos Oz pubblicato in Italia (Feltrinelli). I personaggi: Lei si chiama Noa. Lui si chiama Theo. E poi c’è il deserto, che come ha detto il suo autore, nel libro non è uno sfondo, ma un personaggio a sua volta. Noa e Theo si amano, ma senza felicità, senza allegria. Si parlano, ma solo quando sono da soli. Parlano da soli con l’altro. Dell’altro. Nel libro non ci sono dialoghi, ma solo monologhi: in capitoli alternati la voce narrante di uno dei due protagonisti descrive, racconta, si interroga sul compagno delle sue notti. E riesce ad amarlo solo così, nell’assenza. Sulla scia del titolo, vi lascio solo la descrizione dei personaggi (ma dopo il tramonto del sole).
Il sonno di Noa (ma ne parla Theo):
“È talmente in pace con se stessa, con il buio, con il deserto in fondo al cortile, proprio dietro i due folti cipressi, con il lenzuolo che tiene arrotolato e stretto fra le gambe e con il cuscino ricamato che stringe forte al petto quando dorme profondamente”.
L’insonnia di Theo (ma la descrive Noa):
“Forse sta solo cercando di prendere sonno. La sua insonnia si insinua nel mio sonno e vi spegne quel poco di sogni in cui avrei potuto sperare. (…) Dopo mezzanotte mi è parso di sentire un colpo alla porta e dai meandri della mia stanchezza mancò poco che mi arrendessi alla sua tristezza e dicessi sì, ma ormai si era allontanato in punta di piedi in corridoio, forse era già fuori sul balcone senza accendere nessuna luce. Le sere d’estate si sta bene sul balcone. Oppure non è stato nulla di tutto ciò: i passi, i colpi alla porta, la sua tristezza che penetrava attraverso i muri, tutto era solo nebbia perché chissà magari dormivo”.
E qui c’è il deserto (che poi sono ancora le loro voci, l’una dentro l’altra):
“La presenza delle colline deserte nella tenebra neutralizza espressioni come “quasi certamente”, “teoricamente”, svuota la domanda. Cosa ho trovato in te, Noa, o, Cosa trovi tu in me. La smetto. Supponiamo che tu trovi in me quel che io dal canto mio trovo ogni tanto osservando il deserto. E io in te? Diciamo: una donna di quindici anni più giovane di me con una pulsione di vita, una pulsione protoplasmica, ritmica, di prima che esistessero le parole e il dubbio”.
Questo libro, così sensuale e delicato, parla “solo” della storia di un uomo e di una donna. E di due solitudini (ma sono quelle di tutti). E del tentativo di resistere. Alla coppia, a noi stessi. E alla notte. Come direbbe Patti Smith: because the night belongs to lovers.
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