*Bastarda*: il titolo mi ha colpita, e infastitida, dalla prima volta che l’ho visto in libreria. La copertina mi aveva attirata da lontano, poi quel titolo… Fastidioso, e ho rinunciato, anche per il prezzo non propri economico dell’edizione rilegata NeriPozza.
Poi settimana scorsa mia *suocera* (quasi) me l’ha messo fra le mani, e non ho saputo dire di no.
Lo apro, e dopo un prologo molto accattivante (misterioso, un po’ incomprensibile, prospetta una narrazione in flshback) prende la parola Marie, con il primo capitolo. Marie è una redattrice di un giornale di Monaco, una vera e propria arrivista, dal passato difficile (figlia di una prostituta, cresciuta in un bordello), il cui unico interesse è se stessa e la sua carriera, non guarda in faccia a niente e a nessuno, e il suo cuore è un pezzo di ghiaccio.
Insomma, odiosa, e fra me e me mi sono detta: “Qui se vado avanti a leggere strappo le pagine per l’odio che mi sta suscitando ‘sta Marie”.
Poi subentra Anne, ex stella del teatro, relegata ormai a secondari ruoli per amore – sconfinato – del marito e del figlio, a cui si dedica anima e corpo.
E infine Leon: marito di Anne, dongiovanni e piccolo principe, come ama definirsi, innamorato solo del suo aereo e del volo.
Ci vorranno un po’ di capitoli prima che le tre narrazioni (tutte in prima persona, con una tecnica di scrittura molto avvincente, nel susseguirsi dei livelli temporali) si incrocino. Il che, ovviamente, succede, con effetti a dir poco devastanti.
Alla fine, l’ho letto tutto d’un fiato, non mi capita molto spesso di affezionarmi così a un personaggio, soprattutto così odioso.
Complimenti a Christine Gran (che fra l’altro leggo essere autrice di romanzi polizieschi, che a questo punto vorrei vedere tradotti in Italia).
*giuliaduepuntozero
Lascia un commento