Un libro, un libro che ti piace, è come una relazione con una persona. Dura nel tempo, ha i suoi alti e bassi, le sue tenerezze, durezze e incomprensioni, i suoi momenti di amore violento. Quando finiscono certi libri, io vivo per giorni in uno stato abbandonico, luttuoso, deprivato. Tanto che poi torno, e rileggo, ripenso, trascrivo, vorrei poter tornare indietro, alla prima pagina, al primo incontro.
Con altri è un vero sollievo, la fine di un tormento, la giusta conclusione a una fiducia malriposta. Altri ancora lasciano una curiosità appagata, un bisogno soddisfatto in cui il libro viene riposto senza rimpianti.
Una poesia no. Per sua natura, una poesia viene letta e riletta più volte. Vive uno spazio proprio, ciclico, mai scandito dal ritmo della nostra vita (necessità forzata a cui deve piegarsi un romanzo, tanto più se voluminoso). E’ come lo sguardo in un pozzo. A volte vedi te stesso, a volte il mondo, a volte assolutamente nulla. Insomma, più che dire che cos’è una poesia, io so solo l’effetto che genera in me.
Omero mi dà forza, Dante mi riempie, Leopardi mi fa tremare le vene dei polsi, Emily Dickinson mi fa ammalare, Neruda mi fa tornare di carne e sangue, Baudelaire mi consuma, Ungaretti mi fa paura… Ognuno di noi ha una poesia di riferimento, un totem che si porta dentro come rappresentazione del mondo. Questa poesia di Pavese mi segue da una ventina d’anni e mi piace perché ogni volta che la leggo mi lascia addosso una malinconia che dura per tutto il giorno:
I mattini passano chiari e deserti. Così i tuoi occhi si aprivano un tempo. Il mattino trascorreva lento, era un gorgo di luce. Taceva. Tu viva tacevi; le cose vivevano sotto i tuoi occhi (non pena non febbre non ombra) come un mare al mattino, chiaro.
Dove sei tu, luce, è il mattino. Tu eri la vita e le cose. In te desti respiravamo sotto il cielo che è ancora in noi. Non pena non febbre allora, non quest’ombra greve del giorno affollato e diverso. O luce, chiarezza lontana, respiro affannoso, rivolgi gli occhi immobili e chiari su noi. E’ buio il mattino che passa senza la luce dei tuoi occhi.
Ne avete una (o tante) anche voi? E qual è?
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