W. S. Maugham

Mai fidarsi degli scrittori. A dare retta a Truman Capote, uno non leggerebbe mai *Il Giovane Holden* (per il modo in cui Capote Parla di J. D. Salinger in *Preghiere Esaudite*). E a sentire Salinger, uno non leggerebbe mai William Somerset Maugham (per il giudizio che Salinger mette in bocca a Holden Caufield). Negli ultimi…

Mai fidarsi degli scrittori.
A dare retta a Truman Capote, uno non leggerebbe mai *Il Giovane Holden* (per il modo in cui Capote Parla di J. D. Salinger in *Preghiere Esaudite*). E a sentire Salinger, uno non leggerebbe mai William Somerset Maugham (per il giudizio che Salinger mette in bocca a Holden Caufield).

Negli ultimi mesi ho letto due romanzi di W. S. Maugham. *Acque morte*,  il suo “romanzo perfetto”, stando alla quarta di copertina; e *Lo scheletro nell’armadio*, che molti considerano un lavoro minore (giudizio troppo avaro, per quanto mi riguarda). Sono belli entrambi. Il secondo ricostruisce la biografia di uno scrittore con un passato misterioso, e instilla nel lettore l’ansia di scoprirne ogni segreto. Il primo, ambientato nelle colonie olandesi in Oriente, narra le vicende di un cinico medico inglese affezionato all’oppio; di un losco skipper afflitto da gastrite cronica e di un bellissimo ragazzo dagli ignoti trascorsi. L’improbabile trio si muove tra atolli e mari in burrasca; e incontra altri curiosi personaggi, tra fughe, amori e morti.

In entrambi i romanzi, è davvero godibile il tono cinico, distaccato, ironico, blasé di alcuni personaggi.

Ecco un assaggio da *Lo scheletro nell’armadio*, dove parla l’io narrante:

Dopo matura riflessione sono giunto a concludere che la vera ragione del plauso universale che conforta gli anni estremi dello scrittore longevo è che le persone intelligenti, passata la trentina, non leggono più niente. Man mano che invecchiano, i libri letti in gioventù si illuminano della luce di quell’età, e di anno in anno aumenta il pregio che essi tributano a chi li ha scritti. Costui, naturalmente, deve andare avanti; deve mantenersi in vista. Non gli giova pensare che basta scrivere un capolavoro o due; a questi deve fornire un piedistallo di quaranta o cinquanta opere non particolarmente notevoli. La cosa richiede tempo. La sua produzione deve essere tale che se non gli riesce di conquistare il lettore col suo fascino, egli possa almeno stordirlo col suo peso“.

Vatti a fidare degli scrittori…

Commenti

4 risposte a “W. S. Maugham”

  1. Avatar Renza Bertuzzi
    Renza Bertuzzi

    Confermo: Maugham è scrittore davvero piacevole. Oltre la bella analisi qui riportata, bisogna precisare che egli è un grande narratore di storie.
    La sua scrittura descrive e racconta insieme, seguendo un intreccio perfetto tra l’ analisi- sempre ironica- di personaggi ed ambienti e la narrazione di storie vivaci.
    Come post scriptum, suggerisco, sul tema coloniale, un altro piccolo capolavoro che è
    ” Amok” di Stefan Zweig. Romanzo brevissimo che racchiude tutto il fascino dell’ esotico e del relativo mistero.

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  2. Avatar capaldi
    capaldi

    Sempre in tema di atmosfere coloniali, tra mistero e fascino esotico, segnalo anche “Colpo di luna” di Simenon (Adelphi). E per continuare con le avvunture in mare, i libri di Alvaro Mùtis, ovvero la sua saga di Maqroll il Gabbiere. Ad esempio “Abdul Bashur, sognatore di navi” e “La neve dell’ammiraglio” (entrambi Einaudi). Poi, dello stesso autore, “La casa di Araucaíma”, libro di racconti dove la prima storia è forse un caso unico nella letteratura contemporanea: un racconto gotico ambientato ai caraibi.

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  3. Avatar Allitterata

    “Il velo dipinto” è struggente, bello, anzi, bellissimo.
    “Schiavo d’amore”, invece, mi ha causato non pochi problemi. Viene considerato come il suo capolavoro, ma in realtà l’ho trovato troppo lungo, troppo dettagliato. La lettura procede male.
    Ho appena acquistato “In villa” e “La pioggia”, Piccola Biblioteca Adelphi. Poi ne dirò.

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  4. Avatar kubinski
    kubinski

    Confermo ciò che dice Allitterata. Il miglior Maugham è quello dei racconti e dei romanzi brevi. Mi piace qui ricordare il magnifico “Pioggia” da cui fu tratto anche un film. Era un uomo antipaticissimo, ma scriveva da Dio.
    Una sua citazione mi sembra riassuma al meglio quel retrogusto amarognolo che impregna tutto quello che Maugham ha scritto: “La gente mi ha sempre interessato, ma non mi è mai piaciuta”.

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