Domanda: che cosa sta cercando quella signorina, fra le gambe del vecchio barbuto?
Avvertenza: munitevi di una lente d’ingrandimento. “Il Rosa Tiepolo”, di Roberto Calasso (Adelphi), è disseminato di illustrazioni in cui decifrare dettagli molto significativi.
Tesi: il pittore più famoso del secolo dei Lumi è stato in realtà il più misterioso di quel tempo. E lo è tutt’ora.
Siamo stupidi
Secondo l’etimologia, la parola “stupido” ha a che fare con la cecità: “stupito perché abbagliato da una luce che non permette di vedere”. Nelle opere di Tiepolo, la luce è sempre abbagliante. Ma è una luce che non svela, anzi: nasconde, maschera. E ci rende “stupidi”. Si prende gioco di noi che stiamo lì col naso in su, verso gli affreschi di Palazzo Labia a Venezia o di Villa Valmarana a Vicenza. Perché quello che vediamo, in realtà, dice qualcos’altro.
Tiepolo è un bugiardo, o meglio – come disse Manganelli – “un falsario”. I suoi personaggi, così spropositati e assuridi, sono menzogneri. I suoi affreschi celano enigmi, si trasformano in romanzi che tacciono segreti. E Roberto Calasso, nel suo libro “Il Rosa Tiepolo”, si mette in cammino per questi affreschi, lastricati di oscuri significati.
Si scopre un mondo parallelo. Dove ai santi è accordata una sensualità sfrontata. I significati sono sovrapposti. Le Dee hanno facce da sgualdrine; gli Dei quelle da commedianti; i pezzenti hanno abiti lussuosi. Tiepolo diventa l’opposto di Caravaggio: fugge la realtà per penetrarne un’altra, simbolica e impertinente.
Ci sono anche i rom
In quasi tutti gli affreschi di Tiepolo, i personaggi principali sono circondati da una folla di satiri, ninfe, zingari, filosofi, uomini orientali, ma anche serpenti e gufi. Chi sono? Che ci fanno lì? Cosa c’entrano con la Bibbia e con la mitologia classica? Apparentemente sono comparse, elementi decorativi. Ma poi succede che quese comparse abbiano – diciamo così – qualche giornata libera. E che cosa fanno in quei giorni di festa, quando Tiepolo non li assolda per assistere a qualche scena mitologica o biblica? C’è una serie di incisioni in cui questa folla di personaggi marginali diventa protagonista. Lì non ci sono Dei o santi. Ci sono solo loro: gli zingari, i gufi e le sensuali satiresse. In trentatré opere, si ritrovano su un’altura di campagna, appena fuori dall’abiitato, sempre in pieno giorno. Qui si apre un nuovo enigmatico scenario. I personaggi si ritrovano al cospetto di Morte che dà udienza. Oppure si incontrano per fissare, con lo sguardo spaventato, qualcosa che arde o che evapora o che non si vede affatto. Che cosa fanno, in realtà? Stregoneria, necromanzia, sacrifici magici? Calasso si avventura in ognuno dei simboli che compongono queste luminosissime ma oscure scene, nel tentativo affascinante di decifrarle e di intuirne il significato più profondo.
Tiepolo è stato considerato superficiale, frivolo, vacuo. Eppure la sua arte è costellata di simboli che dicono ben oltre ciò che si vede. Stando alle testimonianze e ai documenti, Tiepolo potrebbe non aver mai letto un libro in vita sua. Ma leggendo “Il Rosa Tiepolo” ci si accorge che questo pittore, con la sua arte, ha scritto ben più di un romanzo.

Lascia un commento