Concordo con Enrico, (cfr il post precedente) sull’interesse dei temi dei rapporti biblioteche/guerra e lettura/guerra.
Sul primo qualcosa ogni tanto si dice e si fa (sempre troppo poco). Sono esistiti e ancora sotto traccia esistono movimenti di bibliotecari contro la guerra, negli Usa, in Italia, Spagna.
Sul sito della biblioteca di Cologno si può sempre scaricare il “glorioso” segnalibro che preparammo ai tempi dello scoppio della guerra in Iraq.
Allora molte denunce si sono levate sullo scempio delle biblioteche irachene (dopo quelle jugoslave) e ora i riflettori sono accesi su quelle libanesi. Un bellissimo racconto che affronta letterariamente il tema è quello di Italo Calvino, “Un generale in biblioteca”. O quello di Galeano “La funzione del lettore” nel “Libro degli abbracci”.
Ma il tema lettura/guerra è molto più complesso e raramente indagato a fondo.
Perché le sue facce sono molte e alcune in (apparente) contrasto tra loro. Da un lato sta il “pacifismo assoluto” della lettura (la guerra è la negazione di tutto ciò che la lettura ci fa apprezzare: il dialogo, l’amicizia, la bellezza, ecc.).
Ci sono guerre che si fanno contro i libri e altre in nome di un Libro; ma tutte sono contro la lettura. Non si può leggere (liberamente) sotto le bombe o su una branda; se hai “letto” una persona (o con una persona) non puoi più ucciderla.
Poi però ci sono quelle inchieste sulla lettura a Sarajevo, per esempio, al tempo della guerra: un “boom” della lettura dovuto al fatto che la gente era immobilizzata nei rifugi, non poteva uscire, non funzionava la corrente, non c’era la tv… e leggere era l’unica cosa da fare per rimanere vivi.
In Italia invece, la guerra jugoslava ha fatto calare drasticamente le vendite dei libri. Naturalmente la tenace resistenza dei lettori sotto le macerie non fa che confermare la alterità tra lettura e guerra; ma nello stesso tempo mostra una paradossale rivincita della lettura (comunque congiunturale, e che fa a pugni con l’impotenza della lettura a fermare la barbarie).
Oppure ci sono quelle foto di Che Guevara che legge quasi dovunque, e le cronache dei suoi compagni che lo descrivono mentre si portava a spalla lo zaino dei libri sacrificando altri beni apparentemente più necessari. La guerriglia e la lettura: anche questa è una bella storia, e molto contraddittoria.
Dice Franz Kafka: «Le guerre si fanno per mancanza di immaginazione».
Luca F.
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