Fantascienza

Qualche sera fa ho ascoltato un bel programma su RadioRai2. Presentava un libro di fantascienza, con un’interessante introduzione sulla storia della narrativa di fantascienza in Italia. Tradizione abbastanza scarsa, che il presentatore associava a motivi storici e culturali. Parlava poi di un libro di Michela Volanta, *Uno a testa*, edito da Frassinelli editore (scheda su…

Qualche sera fa ho ascoltato un bel programma su RadioRai2.
Presentava un libro di fantascienza, con un’interessante introduzione sulla storia della narrativa di fantascienza in Italia. Tradizione abbastanza scarsa, che il presentatore associava a motivi storici e culturali.
Parlava poi di un libro di Michela Volanta, *Uno a testa*, edito da Frassinelli editore (scheda su bol).
In particolare, raccontava dello spunto narrativo alla base della storia: un futuro (o presente?) immaginario, dove per diritto a ogni persona alla nascita viene assegnato uno speciale proiettile, da poter utilizzare nel corso della propria vita contro una persona scelta. Solo un proiettile, ma legale.
In questo modo, ogni essere umano diventa cacciatore e preda.
Nel programma veniva anche letto uno stralcio del libro, quello della costituzione con i provvedimenti sui diritti e i doveri di ogni cittadino con il proprio proiettile.
Mi è sembrato molto inquietante, faceva rabbrividire, ma anche interessante.
Forse non è una storia poi così di “fantascienza”, e forse la narrativa spesso diventa l’unico mezzo, se non il migliore, per raccontare e smascherare la realtà in cui viviamo.
A volte si impara di più da un romanzo che dalla vita.

*giuliaduepuntozero

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