Cari amici del Gdl e non,
ringrazio Adele, Luca e Umberto per le risposte ai miei dubbi sul rapporto fra lettura, romanzo e narrazione e la maratona del racconto.
Un po’ delle mie difficolta’ dipendono forse solo da me…
Cioe’ dal fatto che mi sento piuttosto inadeguato, incapace a comunicare l’emozione della lettura di un romanzo – e anche a esprimere quel "qualcosa di mio" di cui parla Umberto – raccontando la successione di eventi, la "storia" che sta dentro quel racconto/romanzo.
Per fare questo ci vuole forse uno spirito e una forza "da narratore" nel senso piu’ alto e nobile, anche non professionale: quella capacità di rendere gli eventi raccontati qualcosa di diverso, "un’opera nuova", come dice Umberto. Magari usando quelle qualità descritte tanto bene da Benjamin nel suo saggio su Leskov (in _Angelus Novus_). Qualita’ che molti dei narratori della scorsa edizione della Maratona avevano in grandi quantita’.
La mia difficolta’ mi porta a pensare che il mio raccontare trasmetta poco e che il modo migliore per comunicare l’emozione della lettura per me sia proprio di provare a … descrivere l’emozione della lettura, la cura dei dettagli o l’ampiezza del disegno o la forza di un personaggio e molto altro ancora. Certo non è narrare.
Questo intendevo dire. Non che mi sia mai passato per la testa che la narrazione rischi di sostituire la lettura. Semplicemente il mio timore è che dal mio racconto non si capisca quanto bello e emozionante sia leggere un libro.
comunque anche quest’anno provero’ 😉
ciao ciao
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luigi_g
http://www.flickr.com/photos/luiginter/
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