—-messaggio di Antonio P. ——–
Appunti di lettura su:
Stagioni diverse di Stephen King
(Letti solo 3 racconti)
– Le ali della libert�
Il linguaggio: piatto, scarno, senza particolari finezze di scrittura. Come per gli altri tre racconti la scrittura di King mi ricorda molto il linguaggio parlato, a volte farcito di ripetizioni, di modi di dire popolari, di espressioni volgari reperibili del resto anche nel linguaggio “basso” di tutti i giorni. Noto che similmente a quanto accade nei racconti orali, ci sono i fatti, gli accadimenti e non le spiegazioni ed i perch�. In questo racconto il linguaggio usato mi sembra bene adatto all’ambiente nel quale la storia si svolge: il carcere con la sua vita interna senza tempo, con i suoi accadimenti sempre uguali, con un futuro indefinito, dove la dimensione del tempo � piatta e per chi deve scontare l’ergastolo addirittura infinita.
La storia: � pi� simile ad una favola che ad un fatto che pu� realmente accadere. Anche se la vita carceraria vi � descritta minuziosamente, gli accadimenti descritti sono irreali, una favola appunto; un buco in un muro non pu� restare celato alle guardie per 27 anni solo perch� c’� davanti un manifesto o solo perch� il protagonista si d� da fare per far risparmiare le tasse alle guardie e al direttore. Quando Andy Dufresne fugge � difficile credere che sporco lurido di sterco e nudo possa trovare facilmente il modo di non farsi riacciuffare e di andare a ritirare i suoi denari tutto pulito e vestito di fresco. E’ la sublimazione di un sogno di libert� lungamente atteso e anche a chi legge pu� far piacere credere che si possa fuggire di prigione in quel modo, vendicandosi dei soprusi subiti da parte del direttore della prigione.
– L’allievo
Il linguaggio: come sopra.
La storia: contiene ancora pi� che nel primo racconto elementi irrazionali che in un contesto ,che si vorrebbe preciso come in un racconto giallo, non dovrebbero esserci; il ragazzo, che senza che ci venga detto un perch� e quasi all’improvviso, massacra a martellate un povero barbone. Il vecchio nazista che senza quasi reagire si fa irretire da un ragazzino, il suicidio del nazista che sembra un po’ abborracciato giusto per far andare avanti la storia verso il prevedibile epilogo.
– Il corpo
Il linguaggio: sembra pi� vicino ad un racconto orale che ad una pagina scritta.
Stesse considerazioni gi� fatte.
La storia: ha i tratti di un racconto picaresco, di avventure sulla strada da parte di ragazzi che cercano il fatto eccezionale e l’avventura. Mi vengono in mente “Pian della tortilla” di John Steinbeck e “Nel regno di Acilia” di Marco Baliani.
Anche quest’ultimo usa un linguaggio popolare, addirittura impiega il dialetto, la stesura � quella di un racconto orale, ma mi sembra che l’indulgere voluto di King sulla grevit� del linguaggio vada a scapito dei momenti poetici che, pure esistendo, non sono cos� alti come in Baliani. Per Steinbeck, nel confronto con King, lo trovo leggero, arioso, sottile, umoristico, mentre King � greve, pesante, a tratti sconclusionato. Anche quando vorrebbe essere poetico come nel caso dell’apparizione del cerbiatto, l’emozione che dovrebbe trasmettere non mi � parsa convincente.
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