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FERITE Perch� la letteratura ci deve ferire? Perch� scavare nel dolore e mostrarcelo, quasi ad avvicinarlo ai nostri sensi? Perch� questo gruppo di lettura ha scelto tanti libri cos� capaci di mostrare il dolore del mondo? E, per alcuni di noi, renderlo (quasi) insopportabile? Nessuna riposta precisa a queste domande, naturalmente. Per� la riflessione sulla…

FERITE
Perch� la letteratura ci deve ferire? Perch� scavare nel dolore e mostrarcelo, quasi ad avvicinarlo ai nostri sensi?
Perch� questo gruppo di lettura ha scelto tanti libri cos� capaci di mostrare il dolore del mondo? E, per alcuni di noi, renderlo (quasi) insopportabile?
Nessuna riposta precisa a queste domande, naturalmente.
Per� la riflessione sulla forza catartica del racconto; quella sorta di elaborazione del lutto vicaria che ci fa cercare nella narrativa l’antidoto alle possibili ferite della vita.
E’ uno dei frammenti di idee dalla riunione del Gdl del 18 settembre.
In particolare, � stato Mauro a indicarci la questione come urgente: quella ambivalente forza che ci spinge a leggere fino in fondo, soffrendo, un racconto come “Una buona, piccola cosa” di Raymond Carver: una storia «atroce, devastante, insopportabile: eppure non sono riuscito a fermarmi. Sentivo dove sarebbe arrivata; presagivo il dolore che mi avrebbe provocato. Eppure ho continuato fino alla fine».

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