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MOON PALACE Camminando sulla luna / walking on the Moon Da Cervia (ricordate la proposta di gemellaggio con Cervia!!!) bianca verri Racconto semiserio di una serata di luna nebbiosa con gruppo di lettori Alessandro, Marco, Massimo, Silvia, Elena, Giancarlo, Anna, Cristina ed io, Bianca: siamo intorno ad un tavolo, tra gli scaffali della biblioteca; sul…

MOON PALACE
Camminando sulla luna / walking on the Moon

Da Cervia (ricordate la proposta di gemellaggio con Cervia!!!)
bianca verri

Racconto semiserio di una serata di luna nebbiosa con gruppo di lettori

Alessandro, Marco, Massimo, Silvia, Elena, Giancarlo, Anna, Cristina ed io, Bianca: siamo intorno ad un tavolo, tra gli scaffali della biblioteca; sul piano chiaro una stesa di libri di Paul Auster ed i miei fogli colorati di post�it rosa; fuori si percepisce una sera silenziosa. E� la prima sera di nebbia dopo un autunno primaverile.
Si comincia senza preavviso, trapassando inavvertitamente dai saluti alla conversazione. So che il gruppo dei lettori, alla prova della lettura di Moon Palace, non ha Trovato la molla per saltare sulla luna. Solo in tre abbiamo letto almeno un altro libro di Auster ed in particolare La trilogia di N.Y. , gridando al capolavoro. Comincio puntando sulla storia di vita vissuta e racconto un po� dello scrittore, delle sue vicissitudini , delle sue passioni, dei suoi viaggi . Punto il dito sulla luna, il palazzo luminoso, la prima passeggiata sulla luna, la nuova illusoria frontiera , la testa calva e lucida del padre non ancora svelatosi e intanto la luna, la luna cervese fora la coltre nebbiosa e si affaccia al di l� dei vetri sulla piazza vuota.
Poi mi soffermo a leggere una pagina di una mia traccia di lettura, scaturita in modo irrefrenabile, a margine di una rilettura recente della Trilogia di Auster : leggo ad alta voce due facciate manoscritte nel pomeriggio per fermare quella profonda emozione, una vertigine di parole , suscitata proprio dalle pagine de La stanza chiusa � il terzo dei racconti della Trilogia. Dopo aver scelto di aprire inopinatamente il mio cuore di lettrice � forse nel tentativo disperato di commuovere i miei reticenti compagni di lettura – non oso guardarli in faccia per timore di leggere nei loro sguardi quello che so gi�.
Stoicamente , ricomincio da un�altra parte. Leggo dei passi di Moon Palace in cui si fa riferimento ai libri, al rapporto tra scrittore , lettore e libri , in questo come in altre sue opere. Segnalo come la scrittura di Auster non usi il colore n� ha un ritmo cinematografico: cos� so di sconcertarli ancor di pi� , ma cerco di portarli con me a passeggiare sulla faccia della luna , oltre la consuetudine, oltre la lettura/scrittura mimetica, oltre le facili lusinghe della scrittura che rinuncia alle parole per farsi pi� facilmente ascoltare e cos� si finge cinema o pittura. Imperterrita, attacco l�ultima illusione, smaschero la New York di Auster che non si trova sulle guide dei turisti colti, quella di Woodie Allen per intenderci, e non accolgo i tentativi dei miei compagni di ritagliare i personaggi dalla narrazione e costringerli a scendere tra noi , a sedersi di fianco a noi come se fossero persone. No, con i personaggi di Paul Auster , no, questo gioco parapsicologico, para sociologico pure, proprio no! Mi irrito irrimediabilmente quando ci si accanisce a svelare i personaggi e farli uscire dalla loro vita cio� dalla loro storia narrata perch� sento subito puzza di bruciato� tre secondi e vedrai che arriva la ricerca del messaggio . oddio , no, il messaggio , no!
Rincaro invece la dose elogiando in Auster il gusto della parola, i giochi dei nomi, delle coincidenze, delle storie telescopiche, del gioco della memoria e delle identit�, della ricerca del padre, il gioco delle sparizioni volontarie, delle apparizioni accidentali, del caso, ma rimango da sola a giocare. E sar� ancora io, difensore di parte, a porgere in un attacco di autolesionismo gli indizi e forse le prove del reato che i giudici popolari avvertivano solo vagamente senza riconoscerli : ecco che lo scrittore americano, che aveva tutte le carte in regola per piacere ai nostri – quel che di familiare, di europeo, quella bella faccia dallo sguardo vagamente orientale, quella bella storia di povert� e anticonformismo � ecco che diventa colui che scrive in modo troppo artificioso, non sa commuovere, non trascina il cuore, le storie sono pi� ingarbugliate di una ilaro-tragedia classica, e poi quello spaesamento pirandelliano, e poi, quante sono le storie, non si tiene il filo .
�Condannato� , a cadere � cos� ha deciso la sorte � del buffalo � e firmai , firmai con il mio nome firmai, e il mio nome era Bufalo Bill.

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